L’inaspettato successo dell’animazione tedesca grazie al Coronavirus
In Germania alcune piccole produzioni di animazione indipendente stanno ottenendo un buon successo commerciale anche nel 2020. Ecco perchè
Sia chiaro: si parla di un campionato radicalmente diverso da quello della Pixar e della Dreamworks. I film in questione sono opere a basso budget e -di per sé- senza un grande appeal commerciale al di fuori del target di riferimento. Sono però riuscite a trovare un’importante nicchia di mercato negli ultimi anni. Area che si è nettamente rafforzata durante il 2020.
Animare richiede, solitamente, un grande budget. Per questo motivo non è quasi mai in discussine che il target di un prodotto di serie A sia il più ampio possibile. I bambini fascia kids (fino ai 4-5 anni) sono sempre meno considerati dalla grande animazione statunitense. Vanno lo stesso in sala, ma i film che vedono sono spesso pensati per un pubblico molto più maturo (fascia 7-8 anni).
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Tutto inizia con l’Ape Maia
Il primo grande successo arrivò nel 2014 dallo Studio 100 con il film in animazione 3D dell’Ape Maia e quello del 2018 L'ape Maia - Le Olimpiadi di miele. Insieme si avvicinarono ai 50 milioni di dollari di incasso mondiale. Una cifra incredibile, se si conta target, budget, aspirazioni e portata commerciale. L’incasso va a sommarsi ovviamente anche ai successivi diritti di vendita alle emittenti e il budget va sgravato al netto degli incentivi statali.
Il sistema tedesco, come in molti stati europei (anche l’Italia) è supportato infatti da sussidi in varie forme. Il sostegno istituzionale tende a valorizzare le coproduzioni, le collaborazioni economiche tra più società, spesso con sede in stati differenti.
I produttori tedeschi stanno attingendo a piene mani dal parco di storie e immaginari letterari della Germania (tra cui i libri di Cornelia Funke). Ma i film vengono spesso realizzati tra la Germania, che può vantare alcune aziende innovative di effetti visivi come la Pixomondo (che ha realizzato i draghi di Game of Thrones), il Belgio, la Spagna e l’Australia.
Una divisione così radicale del lavoro rende, nella coproduzione, minore il rischio e facilita lo scambio di competenze. Ma, come rilevato da Thorsten Wegener, direttore generale di Studio 100 (quelli dell’Ape Maia): “le grandi produzioni dovrebbero essere fatte sotto lo stesso tetto, dove puoi avere la stessa filosofa, la stessa cultura dell’animazione, dall’inizio del character design agli ultimi elementi della produzione”. Il “modello Pixar” di concentrazione di tutte le fasi in un luogo non serve solo a velocizzare la produzione, aiuta ad allineare i creativi su una stessa cultura, valori e genera uno scambio proficuo.
E questo sarà il prossimo grande passo. Anche perché i rivali non stanno a guardare. La Illumination Entertainment ha sede a Santa Monica, ma collabora strettamente con studi di animatori a Parigi, ed è amatissima. In Gran Bretagna la Aardman Animations continua a mietere successi critici e di pubblico.
Ma come è possibile quindi, a fronte di uno scenario del genere, questa ascesa dell’animazione fatta in Germania? Secondo Wegener il terremoto che ha investito la sala cinematografica ha aperto spiragli per le piccole imprese:
Molti studios stanno ritirando i loro film di animazione per bambini e li stanno mettendo direttamente nelle loro piattaforme streaming. Per questo motivo un canale free in Spagna non avrà accesso ai film Disney, perché andranno su Disney+. Stiamo notando che le società di streaming, anziché formare un nuovo gruppo di compratori, stanno creando nuova domanda in altre aree perché il grande network europeo non riesce a riempire i propri programmi con i tradizionali accordi con gli studios”.
Che cosa ne pensate di questo piccolo grande cambiamento in atto? Scrivetecelo nei commenti!
Fonte: Hollywood Reporter