Da Licorice Pizza a Il petroliere, 20 anni in cui Paul Thomas Anderson ha creato il suo stile di film-ricordo

Il cinema di Paul Thomas Anderson è quasi tutto ambientato nel passato (Licorice Pizza non fa eccezione) ed è sempre nostalgia e mai ricordo

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
Sono 20 anni e 5 film che nel cinema di finzione di Paul Thomas Anderson non c’è il presente. Dal 2002, quando uscì Ubriaco d’amore, che a differenza di Magnolia, il film precedente, già era meno un film sul proprio tempo. In totale 6 dei suoi 9 lungometraggi di finzione sono ambientati in un qualche passato, spesso tra la fine dei ‘60 e la fine dei ‘70 ma non necessariamente. Non c’è un periodo specifico che Anderson prenda di petto, non è un regista di western o di peplum, è un regista semmai del passato o più precisamente del ricordo.

È vero, come spiega bene Roy Menarini, che quella di Anderson è un’americanologia, una sorta di storia americana (con l’eccezione di Il filo nascosto), film ambientati nel passato che in un modo o nell’altro affrontano aspetti cruciali dello sviluppo dell’America, ed è anche vero che qualsiasi film o racconto del passato è sempre fatto con in mente il presente, per dire qualcosa sul presente e attraverso la lente del presente. Tuttavia nel cinema di Paul Thomas Anderson esiste anche una passione per lo sguardo all’indietro che informa e influenza tutta la messa in scena e che fa pensare che, arrivato al punto in cui è oggi, dovesse girare un film ambientato nella contemporaneità dovrebbe anche rivedere il proprio stile fatto di ribaltamenti delle aspettative e di momenti che vogliono dire qualcosa per i personaggi ma altro per noi che li vediamo come ricordi di qualcuno e quindi attraverso quella sensibilità.

vizio di forma

Licorice Pizza mostra bene come ci sia una morbidezza molto particolare nel cinema passato di Anderson, un mood soffice e tenue che consente di leggere tutto con leggerezza (Licorice Pizza) o una certa malinconia (Vizio di forma) quando non proprio con la consapevolezza di stare guardando un tempo morto e sepolto nei suoi ultimi giorni (Il filo nascosto, Boogie Nights). A differenza di qualsiasi altro grande autore americano che oggi realizza film in costume, quelli di Paul Thomas Anderson hanno la caratteristica di piegare continuamente la realtà alla percezione distorta dei propri personaggi, come se di volta in volta vedessimo i loro ricordi, come se gli eventi fossero da loro stessi già storicizzati, già aneddoto, già mitologia personale, già ricordo addolcito dal tempo. C’è una straordinaria inquadratura nel finale di Vizio di forma in cui Doc Sportello, in macchina con la donna da cui è sessualmente e romanticamente attratto e che ha cercato per tutto il film, retoricamente le chiede se tutto questo non significhi che sono tornati insieme, al no di lei guarda in macchina con l’espressione del senno di poi, di chi ha capito come saranno questi eventi una volta ricordati.

the master

Ma anche la struttura stessa dei film, fatti di strappi continui (si pensi alle ellissi giganti con cui in The Master è raccontato il servizio militare di Freddie), in cui le singole scene si presentano più che come un grande flusso di racconto, come dei ricordi, parte di un mosaico che non segue la logica ma la giustapposizione e che in quella maniera crea un’atmosfera, un insieme di sensazioni e quindi il ritratto di un tempo e di una storia che esiste non nei fatti ma dentro una mente. Si pensi alle molte scene di corsa in auto o in moto dei suoi film, inquadrate sempre in modi simili (la prospettiva sbilenca, da fuori l’auto, che compare in Il filo nascosto, quella che segue la moto da davanti, di tre quarti, che compare in The Master, entrambe presenti anche in Licorice Pizza) deformate come memorie di un’emozione forte provata e indimenticabile. Scene che stanno lì a mostrare l’emozione forte e memorabile in sé.

licorice pizza

Ancora più profondamente l’impressione nel cinema del tempo passato di Paul Thomas Anderson è che la sua versione musicale della realtà mescoli ciò che avviene a ciò che ognuno sente nel suo ricordo e che questo influenzi luce, scenografia, trucco… Che il cinema legato ad un certo periodo sia accompagnato dalla musica di quel periodo non si inventa di certo adesso, ma nessuno come lui fa discendere da quella musica il mood del momento invece che l’anno di ambientazione. Si pensi a quando nel bellissimo inizio di Licorice Pizza la musica di Nina Simone non parla tanto di quell’epoca (ci sono brani di certo più iconici che tutti associano a quell’anno) ma parla di un’atmosfera strana come strana è la relazione che sta nascendo. Il cinema-nostalgia di fine anni ‘70 non userebbe mai quel brano, solo il cinema-ricordo lo può fare.

E se il ricordo in sé può prendere direzioni diverse, può enfatizzare paure, amori, felicità o tristezza, in Paul Thomas Anderson sempre di più è la dolcezza a trovare enfasi. Non era così in Boogie Nights, dove quell’epoca era rievocata con un accento quasi mitico, i suoi protagonisti dei titani, cosa che cozzava con la povertà dell’industria del porno ad un passo dalla sua fine, ma la dolcezza che attenua cominciava lentamente ad arrivare in Il petroliere in cui una storia che di dolce non ha niente e un protagonista che di dolce non ha niente, erano attutiti di continuo dal bonario filtro del ricordo (si pensi alla scena del bagno in mare preceduta dal solitario guardare di Daniel Plainview verso l’oceano). Anche un evento terribilmente traumatico come l’incidente che apre il film non è vissuto con la terribile ansia che avrebbe nel presente, ma con la tranquillità del senno di poi, con la temperanza della consapevolezza che è un passo doloroso nella costruzione di trionfi futuri.

il petroliere

Il filtro del ricordo nei film di Paul Thomas Anderson sembra levare ad ogni scena il tipo di tensione o di emotività che dovrebbe avere, inserendone un altro. Leva il terrore di morire all’attacco di Il petroliere, leva la tensione sessuale a quello di Licorice Pizza, leva disperazione a Vizio di forma e ogni volta inserisce una eccezionale quiete dell’animo che apre le porte a tutt’altro. Anche all’opposto. Si pensi a Il filo nascosto e alla strana decadenza di una festa di capodanno in grande stile che non sembra né in grande stile né un momento lieto, quando per i personaggi dovrebbe esserlo.

il filo nascosto

Forse questa lettura che funziona solo per il passato e il ricordo è ciò che porta Paul Thomas Anderson, cineasta che il presente non comprende, probabilmente il più sfortunato e quello di minor successo della propria generazione di autori americani, a preferire il cinema-ricordo e a non interessarsi più al racconto del presente, in cui un altro stile, un altro mondo del cinema e altri film sarebbero necessari.

Trovate tutte le notizie su Licorice Pizza nella scheda del film.

Continua a leggere su BadTaste