Le streghe è il peggior film di Robert Zemeckis?
Le streghe, l’ultimo adattamento del romanzo di Roald Dahl, è un film senza alcuna personalità, che non sembra neanche diretto da Zemeckis
Capita a chiunque di sbagliare un film: non è tanta la gente che lavora nel cinema che può affermare di avere un curriculum immacolato e di non essere mai inciampata in un progetto sbagliato, o capitata su un set problematico. Inutile stare a fare un elenco dei casi più clamorosi di “grande regista che sbaglia il film” – vi basti pensare che nella filmografia di Steven Spielberg compare anche Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Robert Zemeckis è uno dei più grandi registi in circolazione: anche su questo crediamo non ci siano dubbi, visto che stiamo parlando di uno che in quasi mezzo secolo di carriera ha diretto pezzi di storia tipo Ritorno al futuro, All’inseguimento della pietra verde, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Forrest Gump… è difficilissimo trovare una macchia nella sua produzione. O meglio lo era fino a un paio d’anni fa, quando Zemeckis fece uscire Le streghe, scritto e diretto da lui stesso.
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Il suo non è ovviamente il primo tentativo di trasporre per il grande schermo la storia del ragazzino e della nonna che combattono contro una società segreta di streghe il cui obiettivo è quello di trasformare tutti i bambini d’Inghilterra (e poi del mondo) in topi. Prima di lui ci aveva provato, riuscendoci alla grande, Nicolas Roeg, che anche grazie a un’indimenticabile Anjelica Huston mise in scena, in Chi ha paura delle streghe?, uno dei più clamorosi casi di “film per bambini capaci di rovinare infanzie” di sempre. Le streghe di Roeg erano genuinamente spaventose, facevano cose ai limiti del body horror ed erano circondate di tutto l’armamentario visivo che associamo loro; Dahl odiò il film a causa del finale cambiato rispetto al libro, ma il resto del mondo lo ricorda ancora oggi con un mix di affetto e terrore strisciante.
Rispetto alla fonte e al primo remake, Zemeckis decide di dare una svolta etnica al suo film, rendendo il protagonista Charlie un bambino nero e ambientando la storia nell’Alabama degli anni Sessanta invece che nell’Inghilterra degli anni Ottanta. È l’unica vera scelta coraggiosa del progetto, il problema è che non ha alcun impatto sul resto della storia: spuntano qui e là riferimenti all’odio razziale e alla discriminazione, che però non vengono mai approfonditi e presto dimenticati. Per il resto, la vicenda è sempre quella: Charlie va a vivere con la nonna, scopre l’esistenza delle streghe, e alla fine la coppia si ritrova in un hotel che ospita anche una convention delle fattucchiere stesse. Seguiranno scontri, inseguimenti e combattimenti che culminano nella vittoria del Bene.
Il problema è che Le streghe non fa nulla per rendere tutto questo interessante. La figura stessa della strega ci viene introdotta frettolosamente dalla voce narrante di Chris Rock nei primi minuti di film: queste creature esistono, assomigliano a donne ma non lo sono, sono cattive e odiano i bambini. Viene a mancare, anche per esigenze di ritmo e a causa delle inevitabili differenze tra un libro e un film, tutta la dimensione mitologica, e soprattutto l’attenzione a quei dettagli (i guanti, la testa pelata) che Dahl descriveva con minuziosa attenzione e che Zemeckis invece accenna appena, dando forse per scontato che il suo pubblico conosca la fonte originale.
Altre cose che vengono a mancare: la tensione, la sensazione che la posta in palio sia alta, la paura, un po’ di empatia con i personaggi. Le streghe è un film meccanico, che procede di beat narrativo in beat narrativo senza lasciare mai il segno. Tutto il film è luminoso, colorato, sfarzoso, “diurno”: non esiste alcun contrasto tra la realtà quotidiana e la dimensione magica nella quale vivono le streghe. Visivamente è un’opera con pochissimi guizzi, indistinguibile di primo acchito da un milione di altri film a budget medio-alto, e le sequenze d’azione mancano di ritmo e si trascinano stancamente fino allo spiegone successivo.
Il peggio però lo dà Anne Hathaway, inspiegabilmente lodata per una prestazione insopportabile, in costante overacting, e macchiata da uno scemissimo e perfettamente inutile accento russo. Il paragone con Anjelica Huston è impietoso, e quella che dovrebbe essere la strega più grande e potente di tutte è, a voler essere generosi, una villain da operetta, e a voler essere sinceri un personaggio talmente esasperato da risultare anonimo, perché privo di qualsiasi forma di nuance o sfumatura. Si salva, in questo disastro anche al box office, giusto il finale, che riprende quello originale pensato da Dahl e mette in soffitta l’happy ending di Roeg; ma la probabilità che chi guarda faccia fatica ad arrivarci, a questo finale, è altissima, un’altra cosa che non era mai successa nella carriera di Zemeckis. Confermiamo che Le streghe è il suo film peggiore: avete un’opinione diversa dalla nostra? Fatecelo sapere!