Le pagine della nostra vita è un continuo ricatto

Le pagine della nostra vita è un drammone romantico d’epoca fatto apposta per strapparvi tutte le lacrime possibili

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Le pagine della nostra vita compie vent’anni. Lo trovate su Netflix

120 milioni di incassi a fronte di 30 di budget, e soprattutto una quantità incalcolabile di lacrime: ecco il bilancio di Le pagine della nostra vita, un film che si traveste da drammone d’epoca ma è in realtà relativamente disinteressato al tempo in cui è ambientato per concentrarsi quasi esclusivamente sul raccontare la classicamente travagliata storia d’amore tra i suoi due protagonisti. Una storia che attraversa i decenni e i grandi eventi storici ma che li tiene pervicacemente sullo sfondo, e non stacca mai gli occhi da Ryan Gosling e Rachel McAdams (e da James Garner e Gena Rowlands che li interpretano da vecchi) (è uno spoiler? Può esistere spoiler per un film di vent’anni fa?), allo scopo di far piangere a dirotto chiunque la guardi.

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Le pagine della nostra vita e i due innamorati

È curioso pensare che Le pagine della nostra vita sia passato alla storia come una delle grandi storie d’amore di questo millennio visto quello che lo stesso regista Nick Cassavetes ha dichiarato una decina d’anni fa: a quanto pare Ryan Gosling e Rachel McAdams non si sopportavano, ed erano arrivati al punto di chiedere di poter recitare con delle controfigure ogni volta che uno dei due era fuori campo nell’inquadratura. Certo, lo stesso Cassavetes al tempo spiegò anche che i due riuscirono in parte a ricomporre la frattura, e con il tempo si è scusato per aver raccontato certe faccende. Ma il punto rimane: quello che si vede sullo schermo non corrisponde del tutto a quello che succedeva sul set.

Perché è inutile negarlo: i due, per merito soprattutto di Rachel McAdams e della sua personalità travolgente, sembrano avere un’alchimia invidiabile, che da sola fa il 90% di Le pagine della nostra vita. Diciamo “per merito soprattutto di Rachel McAdams” perché è quella più vitale e trascinante: Gosling interpreta il suo Noah con il suo classico aplomb che si può a tratti confondere per ennui (o mancanza di espressività), mentre la fu Regina George riesce a dare vita a un personaggio più a 360°, fatta non solo di faccette e bellezza quasi inspiegabile ma anche di uno spirito ribelle anni Quaranta che brilla soprattutto nei confronti con i suoi genitori. È lei quella che anima la coppia, e anche quella che ha la vita più interessante e variegata: non crediamo di sbagliare se diciamo che, dovendo scegliere chi è la vera protagonista del film, punteremmo su di lei.

Lo sfondo storico (enfasi su “sfondo”)

Allison è talmente in primo piano, talmente influente su tutte le vicende del film (è lei il motore di ogni svolta di trama o quasi), che si arriva presto a dimenticarsi che Le pagine della nostra vita è, o dovrebbe essere, anche un film in costume. Un film storico che parla degli Stati Uniti degli anni Quaranta, della Seconda Guerra Mondiale e degli effetti che ebbe sui giovani uomini e le giovani donne che ci si ritrovarono invischiati loro malgrado. Ci vogliono i costumi, e qualche rapida scena di contesto, per ricordarcelo: per il resto del tempo, Le pagine della nostra vita è un film senza tempo, o fuori dal tempo, come preferite.

Non senza luogo, per lo meno: una delle poche cose che distraggono dalla storia d’amore tra i due protagonisti è l’ambientazione, fatta di località marittime per turisti facoltosi, vecchie case coloniche e piantagioni che profumano di colonialismo. Non si arriva ai livelli di Via col vento, per citare un classico che ogni tanto è stato tirato in ballo, ma Le pagine della nostra vita è anche, in parte, un film di accenti del sud, lontano dalle classiche storie costiere (che sia New York, Boston o Los Angeles) che spopolano nel cinema hollywoodiano. È poca cosa, perché come detto più volte il fuoco è altrove, ma quantomeno è qualcosa.

Le pagine della nostra vita è un film di attori

È chiaro però che a Cassavetes interessa poco tutto questo contorno: vuole farci piangere, come d’altra parte capita quasi sempre quando si adatta un romanzo del re del ricatto emotivo Nicholas Sparks. E quindi Le pagine della nostra vita è prima di tutto un film di attori, di gente che illumina con il proprio talento una storia tutto sommato banale e studiata a tavolino per commuovere. Non parliamo solo di Gosling e McAdams: tutto il cast di contorno è all’altezza, a partire dalla crudelissima madre di lei interpretata da Joan Allen passando per un James Marsden in uno dei ruoli migliori della sua carriera.

È come se l’intero cast fosse consapevole di dover dare il massimo, di dover spremere tutto il possibile da questa vicenda fin troppo tradizionale per infonderle un po’ di vita. Il nostro personale MVP in questo senso è Sam Shepard, che interpreta il padre di Ryan Gosling e che, ogni volta che compare in scena, ti porta a domandarti come possa un uomo così vitale e ironico aver cresciuto un figlio così monodimensionale (d’altra parte lo stesso Gosling ha dichiarato di aver pensato, dopo aver letto lo script, “non potrei essere la scelta più sbagliata per questo ruolo”). Rimarrà uno dei tanti misteri di Le pagine della nostra vita, un film che, se analizzato razionalmente e da distanza di sicurezza, è ricattatorio, studiatamente strappalacrime e sentimentaloide. Vi sfidiamo però a guardarlo e a non versare almeno qualche lacrima sul finale: e cosa volete dire a un film che funziona, e ottiene esattamente il risultato che voleva ottenere?

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