Le migliori webserie del 2011

Il 2011 è stato l'anno delle webserie, anche e soprattutto in Italia: ecco quelle che ci sono piaciute e che più ci hanno appassionato...

Critico e giornalista cinematografico


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E’ stato un 2011 veramente intenso per le webserie, specie in Italia, dove in meno di un anno siamo passati dall’averne in numero e qualità ridicole a una sovrabbondanza d’intenti, ambizioni e risultati.

Meglio così, ovviamente, intanto noi di BadTV.it vi diamo le serie che abbiamo preferito in quest’annata ricca, mescolando americane e italiane, senza star a badare alle differenze di evoluzione del linguaggio o budget ma andando solo su quelle che ci hanno appassionato.

Un’avvertenza: abbiamo deciso di includere anche webserie iniziate prima del 2011, per praticità.

  1. Freaks
    Amatissima e odiatissima al tempo stesso, prima non in ordine di arrivo ma per gradimento, notorietà e capacità di influire sul suo contesto, la webserie che ha riunito Willwoosh, Canesecco e NonApriteQuestoTubo è senza dubbio l’evento principale del 2011. L’importanza, la forza e i cambiamenti che questo successo hanno portato e ancora porteranno al settore sono ben lungi dall’essere stati compresi fino in fondo. La qualità del girato, la bontà delle interpretazioni e soprattutto la forza e l’ambizione del progetto, da sole gli valgono la prima posizione.

  2. Life in a Day
    Non è propriamente una webserie (anzi, non lo è proprio) ma più un progetto collaborativo che si è nutrito di tanti piccoli contributi. Per chi non lo ricordasse è quel documentario risultante dalle decine di migliaia di video girati in una medesima giornata e mandati al regista Kevin McDonald, il quale ne ha tratto un’ora e mezza che descrive il nostro pianeta, chi lo abita e come vive oggi. Un tour de force senza precedenti al mondo, possibile solo online. Una visione illuminante.

  3. Epic meal time
    Non è certo una webserie “narrativa” ma più uno show, eppure Epic Meal Time utilizza tutti gli espedienti del cinema e della costruzione di un microracconto per mettere in scena ogni settimana un tripudio triglicerico. L’esibizione dell’estremo culinario all’americana, dell’esagerazione a tutti i costi, consumata in uno scenario iperbolico con toni iperbolici è davvero uno spettacolo che unisce intrattenimento e riflessione personale (non certo dei partecipanti) con il sacrosanto dovere di “turbare”.

  4. Travel companions - L’altra
    Queste due serie italiane sono a parimerito sia perchè condividono il fatto di essere iniziate nel 2010 e finite nel 2011, ma soprattutto perchè sono le uniche premiate all’estero (il Los Angeles Webserie festival di quest’anno) senza aver avuto i riconoscimenti che meritavano in patria. Forse è perchè sono arrivate in un’era pre-Freaks, forse perchè si rivolgono ad un target un po’ più adulto. Ad ogni modo a noi sono sembrate molto più che valide.
    La prima è un’idea formidabile, trasformare i viaggi da e verso il lavoro di una coppia di colleghi che condividono l’auto in sketch tra il surreale e il narrativo, la seconda un’esperimento di racconto in tempo reale tra il sociale e il fantastico che è stato un vero evento.

  5. Il corso di cazzotti del dr. Johnson - stagione 1.5
    Lo sforzo dei Licaoni è più che encomiabile. Il corso di cazzotti del dr. Johnson è uno dei format più originali che si possano vedere in rete. Animato da una comicità poco convenzionale per il panorama italiano, ma estremamente sapido nel suo giustapporre idee che vengono da altri mezzi (pezzi di film, pezzi di serie tv o cultura popolare) con tutta una mitologia paradossale e grottesca originale dela serie. Inoltre è l’unica webserie italiana con dei personaggi-icona degni di questo nome.

  6. Skypocalypse
    Partita poco dopo Freaks, dotata di un quarto delle sue potenzialità di messa in scena ma fondata su un’idea sensazionale, Skypocalyspe fa il lavoro delle webserie: stupisce, cambia, scarta e rivolta i racconti che siamo abituati a ricevere da tutti i media principali televisione, cinema, letteratura e videoludica, senza saltarne uno. Peccato però, il racconto tutto in videoconferenza dell’apocalisse zombie più trascurata di sempre, avrebbe meritato più continuità.

  7. 31 the series
    Spesso le webserie partono con le premesse più intriganti del mondo e si risolvono in qualcosa di poco costante, mal curato se non addirittura disonesto intellettualmente. Non è il caso di 31 The Series, che si pone un obiettivo (tutti episodi di 31 secondi di durata) e riesce a portarlo a termine senza farsi mancare nulla. Ogni episodio ha il suo incipt, la sua rivelazione e il suo clamoroso cliffhanger. Tutto in 31 secondi. Forse alla lunga il format arriva a noia, ma non si può negare che sia una delle provocazioni più forti e ben portate dell’anno.

  8. Lost in google
    I The JackalL sono un collettivo determinante per l’evoluzinoe del video in rete italiano, spesso in ombra, spesso poco celebrati ma presenti sul tubo da anni, basta guardare i video più visti del loro sterminato elenco per capire che sono stati tra i pochi a praticare una certa viralità con metodo. In più sono gli autori degli effetti speciali di Freaks. La loro webserie (finalmente) viaggia lenta a causa di un format che ingloba in ogni episodio i commenti a quello precedente. L’idea è provata e molto buona (la stessa su cui si basava anni fa la webserie americana I.Channel) ma servirebbe più metodo per produrre più in fretta.

  9. My Anime Girlfriend
    Non è stato un grandissimo anno per le webserie americane. Dopo aver prodotto l’improducibile per tanto tempo sembrano essersi presi una pausa. Eccezione la fa My Anime Girlfriend, webserie che batte il medesimo percorso di tutte le altre (un nerd trentaqualcosa in cerca di una donna e di una stabilità) ma con un twist straordinario: la donna della serie è un cartone giapponese. A metà tra riprese live e animazione questa webserie ha l’intelligenza di incrociare narrazione americana e stereotipi manga con raro gusto.

  10. Horsemen
    Avrei tanto voluto mettere Horsemen molto più in alto, ma incomprensibilmente dopo pochissimi episodi la serie si è bloccata. Certo la durata non aiutava la narrazione e la scrittura non era proprio scorrevolissima (e se vogliamo dirla tutta il montaggio non dava una mano) ma c’era molto più di un’idea in Horsemen, a partire da quel mood stralunato e libero che le produzioni per la rete dovrebbero avere in teoria ma che poi in pratica non hanno mai perchè troppo interessate a scimmiottare gli altri modelli di cinema e tv.

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