Le follie dell'imperatore: nuovi dettagli sulle lotte interne avvenute durante la produzione

Nuovi dettagli sulla creazione de Le follie dell’imperatore, prima conosciuto come The Kingdom of the Sun raccontati dai diretti interessati

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Creare Le follie dell’imperatore è stato un bagno di sangue durato quattro anni. Ci sono stati cambi in corsa, film scritti e arrivati a metà produzione per poi essere scartati, rivalità interne spinte a forza da Michael Eisner e un documentario che la Disney non vuole far vedere.

Avevamo già parlato in passato di tutte le fasi affrontate dalla pellicola: un primo film, The Kingdom of the Sun, che doveva avere un afflato epico nel raccontare i miti Inca. Roger Allers, il regista del Re Leone (e artista di La Bella e la Bestia e La Sirenetta), era a capo del progetto. Il film attirò l’attenzione di Sting che scrisse le canzoni con un iniziale grande entusiasmo, tanto che consegnò i brani ancora prima che gli artisti iniziassero ad animare la storia. 

Ma il film non decollò mai, sommerso dai problemi venne messo in disparte e trasformato in quello che oggi conosciamo come Le follie dell’imperatore.

Siamo negli anni 2000 e la distribuzione home video in DVD stava prendendo piede. I contenuti extra impazzano e il pubblico li ama. La Disney ha chiuso il contratto con Sting per le canzoni del film con una clausola: Trudie Styler, la moglie del cantante, doveva avere accesso ai dietro le quinte per realizzare un documentario sulla produzione.

Raccolsero così un sacco di materiale che, inizialmente, sarebbe andato a implementare la campagna promozionale. Così non fu. Proprio grazie ai permessi a lei accordati c'erano videocamere ovunque. Anche durante le riunioni più accese, anche durante gli screening più drammatici. Tutto questo diventò il leggendario The Sweatbox, il film sulla creazione de Le follie dell’imperatore. Un viaggio senza peli sulla lingua nelle dramma della produzione che non ricevette mai alcuna pubblicazione (ufficiale). Anzi, venne nascosto negli archivi come una storia da dimenticare.

In un lungo approfondimento sul film, Vulture ha dato voce ai diretti protagonisti di questa travagliata produzione. Inutile dire che ne è seguita una pioggia di aneddoti e un racconto ancora più chiaro dello psicodramma vissuto durante il passaggio dall’idea originale al film finito. Vediamoli di seguito.

Le follie dell'imperatore

Per prima cosa va introdotto un personaggio in questa vicenda: Mark Dindal, il regista di quello che, di qui a breve, diventerà il film - finito - Le follie dell’imperatore. Dindal era entrato nella produzione solo per dare una mano con gli storyboard e si era ritrovato ad essere una pedina per esautorare Allers. Eisner gli diede una piccola squadra per sviluppare una nuova versione della pellicola, in parallelo a quella che era già in produzione. Una vera e propria competizione interna da cui solo un progetto sarebbe uscito indenne. 

Roger Allers aveva lavorato per quasi quattro anni al film, si era immerso nella comunità del Perù, e aveva grandi ambizioni narrative. La direzione Disney dal canto suo voleva un film più leggero che potesse intrattenere il pubblico di bambini.

Don Hahn, il produttore esecutivo de Le follie dell’imperatore racconta:

Tutti i film Disney sembrano poco riuscito quando sono all’inizio. Come dice il libro di Ed Catmull sulla Pixar ogni film è orribile le prime sei volte. Al settimo tentativo inizia ad essere buono. E così è successo in questo caso. Jeffrey Katzenberg aveva lasciato nel ’94. Era stato un tassello importane delle nostre vite. C’erano tensioni tra Roy Disney e Michael Eisner, e credo che tutti noi stessimo cercando un cambiamento in una nuova direzione.

Come aggiunge Peter Schneider, il presidente della Walt Disney Feature Animation, in quegli anni la Disney aveva sotto contratto un incredibile numero di artisti validissimi, mentre gli altri studios ne avevano ben pochi. Ma con l’emergere di realtà come la Pixar, la Blue Sky e ovviamente la Dreamworks, il settore dell’animazione era diventato molto competitivo. Le altre case stavano conducendo una "campagna di acquisti" verso la Disney, privandola dei suoi talenti e, in parte, della sua identità.

Le follie dell’imperatore si trovava in mezzo a questa “guerra”. Il supervisore della sceneggiatura Steve Anderson racconta di quando si è presentato ad una proiezione test, salvo poi scoprire di essere di fronte al momento in cui tutta la baracca è crollata. Tutti i presenti furono congedati e la produzione si chiuse in una stanza con il regista per comunicargli che la sua idea rischiava di non passare. Gli dissero che se non fosse stato lui avrebbero staccato la spina al film immediatamente. Roger Allers era infatti apprezzato per il suo lavoro su La Sirenetta e La Bella e la bestia. Ma il suo desiderio di fare un film che onorasse le culture, non bastò a convincere la Disney che temeva per la buona riuscita.

Due strade diverse prese dalla regia e dallo studio che si sono tradotte poi nei due team di sviluppo e in un delirio logistico.

Alcuni animatori facevano avanti e indietro da una squadra all’altra, lavorando a due film contemporaneamente. La tensione alle stelle.Il momento del confronto fu però molto “sportivo”. Presentarono alla dirigenza Kingdom of the Sun e Le follie dell’imperatore uno dopo l'altro. La seconda versione fece scoppiare a ridere tutti. Lo storyboard Artist Chris Williams racconta così il momento:

Roger fu incredibilmente elegante. Si fece avanti e disse “ho capito verso dove siamo diretti, lo capisco. Apprezzo le belle cose che stanno facendo”. In questo modo ha reso le cose più facili a tutti noi. Dopo avere lavorato per lungo tempo per questo film… invece che pensare a se stesso ha fatto il bene di tutte le altre persone nella stanza.

Allers, dal canto suo, ha spiegato che aveva messo così tanto nel film e così a lungo (per un terzo era già animato) che fare da co-regista per l’idea di un altro sarebbe stato troppo scoraggiante. Ha lasciato però senza alcun risentimento verso chi ha lavorato al film.

La nuova squadra aveva pochissimo tempo per realizzare Le follie dell’imperatore. Ma da questa situazione c’era un risvolto positivo: erano soli, nessuno poteva dirgli niente, non c’era più il margine per cambiare. Questo si tramutò in un’esplosione di creatività senza freni. Le fonti descrivono il momento come il ritorno di un clima di ottimismo. Si lavorava al film con fretta, ma senza il carico di ansia precedente e in sinergia.

Il brain-storming era assoluto e comprendeva talvolta modalità bizzarre di lavoro, come le corse con le sedie attorno al tavolo. Era una produzione con persone che non avevano nulla da perdere e che potevano solo liberare la creatività sotto rigide scadenze.

Le follie dell’imperatore, nella versione in cui lo conosciamo oggi, fu praticamente improvvisato. Fu un prodotto liquido, fatto di tentativi su quel “set” che è la "carta bianca". Esistono tantissimi documenti, infinite versioni e riscritture della stessa storia, ma la prima e l’unica sceneggiatura de Le follie dell’imperatore fu consegnata due settimane dopo l’arrivo in sala del film.

Fonte: Vulture

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