Le atmosfere dei Garden di Final Fantasy VIII | Suggestioni Videoludiche

Nel nuovo appuntamento di Suggestioni Videoludiche analizziamo i Garden di Final Fantasy VIII per capire come riflettono la particolare essenza del titolo

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Fithos. Lusec. Wecos. Vinosec. Bastano queste quattro parole per riportare alla mente immagini di onde che si dissolvono sulla spiaggia, o di combattimenti a colpi di gunblade. Sequenze dal ritmo enigmatico e incalzante, che nel 1999 immergevano noi videogiocatori dentro un Final Fantasy dai toni all’apparenza più maturi. Del resto, dopo l’epifania del 3D con il settimo capitolo, vedere su schermo personaggi non più deformed, spinti a lottare per amore fino a versare davvero del sangue, era un qualcosa di incredibilmente potente.

Eppure, andando oltre l’opening dark, appare chiaro che Final Fantasy VIII è in realtà un racconto adolescenziale. Attraverso l’oscuro concept della guerra e dei viaggi spazio-temporali, il titolo si addentra nella solitudine del giovane Squall Leonhart, sconfitta grazie a Rinoa e agli amici dimenticati dell’infanzia. Una natura dolceamara, quindi, quella di Final Fantasy VIII, rappresentata perfettamente dai Garden, le accademie dei SeeD, i combattenti addestrati per garantire la pace. Questo almeno idealmente, perché nel concreto vengono visti come dei meri mercenari che operano in contesti bellici.

Tuttavia, nonostante il peso costante della guerra, i Garden presentano un’atmosfera tipicamente liceale. La loro struttura, per quanto peculiare, è ispirata ai college americani, con grandi spazi comuni, come la mensa o la sala da ballo, oltre che ampie porzioni di verde. Quest’ultimo è un elemento importante: lo stesso design dei Garden ricorda grossi alberi d’acciaio. In un'intervista pubblicata su FFVIII Ultimania, l’art director Yusuke Naora ha dichiarato che per il concept iniziale aveva pensato di trarre spunto da un gigantesco albero visto in un popolare spot di una società nipponica. In questo modo veniva risaltata la scelta dei nomi Garden (giardino) e SeeD (semi).

Ad ogni modo, accanto a elementi tratti dai college statunitensi, i Garden di Final Fantasy VIII presentano altre analogie con le scuole giapponesi. Non solo per il valore dato alle uniformi, caratterizzate da dettagli colorati volti a valorizzare l’appartenenza all’accademia (gialli per Balamb, rossi per Galbadia e viola per Trabia), ma anche per la presenza di club sportivi e non, come quello di carte Triple Triad. Tutti questi sono elementi presi dalla realtà scolastiche giapponesi e reinterpretati in ottica finalfantasiana.

In particolare, è l’atmosfera del Garden Balamb a risultare fortemente liceale. È evidente in qualsiasi dettaglio, a partire dalla theme. Le note iniziali del brano composto da Nobuo Uematsu rimandano alle campane sentite negli anime ambientati nelle scuole giapponesi. La melodia centrale, poi, è destinata ad entrare nelle orecchie e nel cuore di noi giocatori che, attraverso Squall, ci perdiamo nelle aule e nei corridoi del Garden, fino a renderli nostri. Sono tutte accortezze volte a farci sentire sia studenti che, soprattutto, abitanti dell’accademia.

Se al Garden di Balamb è affidato il carattere genuino e adolescenziale di Final Fantasy VIII, al Garden di Galbadia tocca rappresentare la parte più tetra e critica del titolo, perché si fonda sulla gerarchia e sulla disciplina di stampo militarista. La differente filosofia tra i due Garden di Final Fantasy VIII viene in primis evidenziata dalle scelte cromatiche: se nell’accademia di Balamb le superfici metalliche sono perlacee, rifinite con particolari dorati e azzurri, in quello di Galbadia i colori dominanti tendono al grigio, al nero e al rosso, come ad esasperare l’oppressione che si vive dentro le sue mura. Al loro interno si respira l’essenza autoritaria tipica di Galbadia: durante la nostra visita nel Garden, incontriamo studenti impegnati in allenamenti fisici controllati da supervisori impettiti. Anche quando proviamo a interagire con uno dei club sportivi, come la squadra di hockey, il risultato è una risposta irruente, se non addirittura fisica. Insomma, girando per l’accademia galbadiana, si avverte il disagio e l’angoscia del controllo.

L’ultimo Garden presente in Final Fantasy VIII, ovvero quello di Trabia, è forse la sintesi della natura dolceamara del titolo. Lo conosciamo solo attraverso le sue rovine, dopo una visita in seguito a un attacco missilistico di Galbadia. I resti di luoghi d’aggregazione come la fontana, il campo da basket e il palco sono popolati da studenti e insegnanti sopravvissuti, pronti ad opporsi alla sventura grazie alla solidarietà. Si tratta di uno dei momenti più intimi e calorosi del gioco, dove tra l’altro avviene un importante flashback incentrato sull’importanza dei legami e dei ricordi per i protagonisti. Il fatto che quanto descritto accada in un teatro devastato dalla guerra, rende il tutto ancora più malinconico e impattante.

Questo breve tour tra i Garden di Final Fantasy VIII serve a dimostrare, ancora una volta, come nelle atmosfere delle varie ambientazioni videoludiche si celi la vera natura dei titoli che le ospita. In questo caso specifico, i diversi stili delle accademie di Balamb, Galbadia e Trabia riassumono perfettamente la natura dualistica dell’ottava fantasia finale, che guarda con occhio critico alla guerra ma allo stesso tempo si sofferma su questioni della sfera adolescenziale, come l’accettazione di se stessi, la scoperta dell’amore e la forza dell’amicizia.
Un miscuglio particolare che Rémi Lopez, in La Leggenda di Final Fantasy VIII, ha definito come un incrocio tra Full Metal Jacket e Beverly Hills 92010.

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