Last Action Hero 25 anni fa uccideva per sempre il cinema d'azione anni '80

Doveva celebrare il cinema prendendolo in giro, invece ne sancì la morte definitiva. Dopo Last Action Hero il cinema d'azione non sarebbe più stato così potente come nei dieci anni precedenti

Critico e giornalista cinematografico


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Last Action Hero è la fine di un’era, il film che ha chiuso la quasi decade dell’edonismo reaganiano nel cinema d’azione (1984-1993) o, se vogliamo chiamarlo in un altro modo, del cinema d’azione anni ‘80 inteso non come un periodo ma come un genere a sé.

La storia, la resa, i protagonisti, il suo essere un film metacinematografico, e il suo successo tiepido rispetto alle aspettative (costato 80 milioni ne incassò 130 in tutto il mondo di cui solo 50 in America, anche per una serie di clamorosi errori nella strategia distributiva), concorrono a etichettarlo come l’ultimo film d’azione che voleva essere creato secondo quei canoni e contemporaneamente il primo di una nuova era: autoironico, dichiaratamente esagerato, ripiegato verso un pubblico più familiare, molto poco serio con l’azione.

Venticinque anni fa, oggi, usciva in Italia e la trama raccontava di un bambino che con un biglietto magico entra dentro un film d’azione. In quel mondo in cui ogni sparo è un colpo di striscio, in cui sfondando i vetri a cazzotti non ci si fa nulla e i cattivi mancano sempre il loro bersaglio, conosce il protagonista, Jack Slater, che riuscirà a trasportare fuori dal mondo dei film, in quello reale.

La prima parte quindi racconta il mondo dei film come fosse quello dei cartoni animati di Roger Rabbit (che era uscito 5 anni prima), annullando la violenza e puntando sul divertimento; la seconda ne mette in scena la falsità, facendo vedere come in realtà Jack Slater, convinto di poter fare anche da noi quel che fa nei film, finisca per farsi malissimo; una terza parte confusissima mescola attori nel ruolo di se stessi con controparti finte nello showdown alla prima di un film di Jack Slater.

Colori saturi, risate, strizzate d’occhio, Last Action Hero è la parodia dei film che mette in scena, di quel cinema d’azione anni ‘80 nato nel 1984 con un altro film con Arnold Schwarzenegger, Commando. Era quello il primo caso in cui proporzioni, azione, numero di morti, esplosioni e soprattutto esibizione del corpo venivano pompati superando ogni altro standard conosciuto. Ciò che veniva prima (film come Rambo, Terminator e via dicendo), mostravano ancora un’asciuttezza da anni ‘70 e non traevano parte della loro forza dall’esibizione muscolare. Da Commando in poi invece la potenza del corpo è stata determinante nel dare una forma al film. Fisici immensi e oliati in film immensi e oliati. Da quando Schwarzenegger è entrato nella produzione di quel film e lo scrittore Steve E. De Souza ha capito che nulla sarebbe stato plausibile con un attore del genere se non gonfiava tutto il resto, cioè se non adeguava il cinema a Schwarzenegger. Da lì ogni altro film si è adeguato (si veda la differenza tra Rambo e Rambo II, prima e dopo lo spartiacque).

Invece nel 1993 tutto era già finito, i fisici cominciavano ad essere coperti. Stallone aveva già fallito con Rocky V e girato Fermati O Mamma Spara e Oscar Un Fidanzato per Due Figlie, Van Damme era pronto per Timecop e A Rischio Della Vita, due film in borghese, d’azione più canonica e soprattutto Schwarzenegger veniva da Atto Di Forza, altro film “vestito”, la cui violenza eccessiva contribuì in modo determinante ad una revisione dell’azione verso i toni più familiari mentre dopo avrebbe girato True Lies, film lontanissimo dagli standard anni ‘80, autoironico in cui la famiglia viene coinvolta nelle scene d’azione.

E dire che invece Last Action Hero era stato concepito con i migliori esempi del genere. C’era Shane Black alla sceneggiatura (per rimettere mano ad un script pensato per imitare i suoi) e John McTiernan alla regia. Doveva essere il film d’azione postmoderno per antonomasia, con l’eroe muscolare per antonomasia e invece fece senza successo quello che solo pochi anni dopo avrebbe fatto con grandissimo successo Scream: esponeva le regole del genere. Cosa accade agli eroi d’azione, quali sono i canoni dei loro film, quanto sono a loro modo ridicoli ma anche quanto piacciono. Solo che Scream nel farlo creava un vero film di paura, mentre Last Action Hero non creava un vero film d’azione ma la sua parodia. Era la fine di un mondo e quel che contribuì all’insuccesso fu anche la sensazione strisciante che tutto ciò che veniva preso in giro era in qualche modo ormai morto, che si stava ballando su un cadavere invece che cercare di rianimarlo.

Da quel momento il cinema d’azione non è certo morto ma è diventato qualcos’altro e non ha più raggiunto la potenza di quegli anni. Per quanto altri film in stile anni ‘80 siano stati prodotti anche dopo, come Die Hard, non sono più stati grandi eventi ma nei migliori casi solido cinema di serie B. Quello degli action movie non è stato più un filone di produzione florido a budget alti, si è trovato una sua nicchia e i suoi protagonisti non sono più stati gli attori più pagati.


Ad oggi quella gloriosa esperienza, rimodulata, mutata, adattata ed evoluta la si trova in tutto il cinema di supereroi che, con dovizia di digitale e green screen, riprende ed enfatizza le esagerazioni fumettose dell’edonismo reaganiano. Ovviamente manca la componente “edonista”, o almeno è ben mascherata, ma tutto ciò che Last Action Hero prendeva in giro è incastrato in quei film (uno degli sceneggiatori, Zak Penn, ha poi scritto diversi film di supereroi).

Anche Schwarzenegger, il corpo d’azione per antonomasia di quegli anni, non sarebbe mai più tornato a livelli decenti fino a che, passata l’esperienza non politica, non ha accettato di fare film di serie B più piccoli come The Last Stand o Escape Plan. L’azione non può essere furiosa vista l’età ma il tono e la durezza sono di nuovo quelli giusti. Ma è un altro mondo.

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