L'altro Dràcula fa 90 anni. Quello in spagnolo girato di notte sui medesimi set di Bela Lugosi
Budget minore, nessuna star e meno tempo a disposizione, eppure Dràcula è riuscito meglio di Dracula
[caption id="attachment_468188" align="aligncenter" width="600"] Carlos Villarias è Dràcula[/caption]
Il punto è che all’epoca Hollywood usciva dal muto, cioè da anni in cui i suoi film facilmente giravano il mondo, bastava cambiare i cartelli nelle varie lingue. Nel momento in cui gli attori hanno iniziato a parlare si è posto il problema di come venderli. Inizialmente si giravano versioni in più lingue. Cioè ogni scena era girata non solo in inglese ma di volta in volta anche in spagnolo, o francese, o tedesco. E non solo in America. L’angelo azzurro e M, il mostro di Dusseldorf sono stati girati anche in inglese. Tra il 1927 e il 1931 questo era lo standard ma era economicamente poco conveniente e questo portò la pratica all’estinzione più o meno negli anni in cui si girava il Dracula di Browning. La Universal decise allora che non avrebbe solo cambiato i dialoghi ma avrebbe proprio girato due versioni dei suoi film, usando attori che parlano davvero quelle lingue e piegando un po’ la messa in scena per andare incontro a culture diverse. Addirittura mise Paul Kohner a capo di una divisione apposita e la lingua spagnola era la prediletta. Anche questa pratica non è durata a lungo, ma a sufficienza per darci Drácula.
Tutte le gif di questo articolo mostrano le stesse scene dei due film mettendo sempre prima quella in lingua inglese (la più nota) e poi il suo gemello misconosciuto girato in spagnolo (meno noto).
Il secondo Dracula, fatto più in economia e diretto da un americano, George Melford (quello del grande successo di Rodolfo Valentino, Lo sceicco) è dotato del medesimo copione e del medesimo piano di lavorazione di quello principale. Solo che Melford girava per secondo, quindi quando toccava a lui poteva vedere i giornalieri di Browning e assieme al suo direttore della fotografia valutare le scelte fatte dalla troupe principale e magari prenderne le distanze o, come spesso avveniva, migliorarle. Spesso questo avveniva lavorando più di carrelli e movimenti di macchina. Drácula infatti dura quasi mezz’ora più di Dracula (sempre con lo stesso script), ha una protagonista più scollata (ma l’attrice lo scoprì solo a riprese finite quando vide la versione americana) e interpreti più intensi, oltre a premere molto di più sulla componente religiosa, visto che era destinato ad un mercato cattolico.
Rigirare un film in un’altra lingua, invece di far lavorare gli stessi attori in due lingue era più economico, perché non bisognava impegnare le star per il doppio del tempo e consentiva di ottimizzare i set, producendo due film quasi al costo di uno. Drácula fu trattato a tutti gli effetti come un figliastro, girato in metà tempo e senza star. Il suo problema maggiore infatti è la mancanza di Bela Lugosi. Ad interpretare Dracula è Carlos Villarias, che per quanto faccia un buon lavoro non è a livello del mito. Non ha la carnalità e la sottigliezza spaventosa di Lugosi, è più enfatico e teatrale. Il suo è proprio un Dracula diverso, più socievole e meno civilizzato, più serial killer dall’insospettabile fare sofisticato e meno forza delle tenebre.
Ma è davvero questa del protagonista l’unica pecca di Drácula che per il resto è certamente migliore del gemello per inquadratura e fotografia, proprio perché, come già scritto Melford poteva vedere cosa faceva Browning e migliorare le sue scelte. Un esempio ottimo di questo è la scena in cui Dracula si presenta. Usando molto meglio il set e sfruttando il setup di luci lasciato dalla troupe n.1 Melford introduce il suo villain con un movimento di macchina che lo incastra al centro di una ragnatela, ottenendo un effetto migliore.
Ma anche il personaggio di Renfield ne beneficia in due occasioni. Browning usava spesso la prospettiva centrale, specie con Renfield (Lugosi invece veniva inquadrato più che altro di tre quarti), e in due punti sembra che Melford abbia capito meglio come impostare le scene. La prima, l’avete vista più su, è quella della risata dal profondo. Molto più espressiva la spagnola e più folle. La seconda è quella in cui sembra stia per attaccare una domestica svenuta per aver ascoltato quella risata. L’ingresso di lato invece che frontale è decisamente più animalesco e genera una tensione maggiore.
Drácula non ha avuto una gran fortuna. In fretta è stato dimenticato e trascurato e in pochi decenni è andato perduto. Le copie in lingue diverse dall’americano infatti non erano considerate né trattate come i parenti maggiori. Addirittura era uso all’epoca riutilizzare le pellicole di film considerati minori per recuperarne il nitrato d’argento. Questo prima che Henri Langlois e poi la generazione di cinefili francesi degli anni ‘50 iniziarono a parlare di preservazione e necessità di scoperta e conservazione del cinema classico. Se ne trovò una copia fortunosamente negli anni ‘70 in un magazzino nel New Jersey, tenute male e in certi punti anche marcia. Solo negli anni ‘90 è stato realmente recuperata una copia in buono stato grazie alla Cinemateca de Cuba che ne ha scovato una a La Havana. Nel 2015 la UCLA ne è entrata in possesso.