L’aereo più pazzo del mondo, rivisto oggi
L’aereo più pazzo del mondo nel 2024: per la rubrica "Rivisti oggi", che effetto fa il film di ZAZ con Leslie Nielsen e Robert Hays?
Questo articolo fa parte della rubrica Rivisti oggi
L’aereo più pazzo del mondo senza battute
Non è stato difficile scegliere il secondo film per questa rubrica: tre anni fa è stato lo stesso David Zucker a tirare fuori la questione dell’“oggi non me lo farebbero più fare”, sostenendo ironicamente che non è vero che non glielo farebbero fare – glielo farebbero fare sì, ma senza battute. Zucker è convinto che Hollywood abbia perso la capacità di ridere, e che la paura del backlash online sia ormai così onnipresente che si è deciso di far sparire certe cose dal cinema per evitarsi problemi in partenza. E in effetti ci sono scene, in L’aereo più pazzo del mondo, che oggi verrebbero scritte diversamente, o non scritte: la più famosa, o famigerata, citata dallo stesso Zucker, è il dialogo in jive dei due passeggeri neri, nel quale si intromette una signora bianca che sembra essere l’unica in grado di capire lo slang strettissimo parlato dai due.
In tutta sincerità, l’affermazione di Zucker ci sembra fuori fuoco. Come molta della comicità di ZAZ, questa sequenza è prima di tutto una gag surreale, basata su un concetto che può essere interpretato come razzista (lo slang di una specifica etnia) ma declinato in modo tale da renderlo semplicemente assurdo, più che offensivo. Cioè: la scelta di concentrarsi su uno slang può essere discutibile (anche se poi a parlarlo sono due neri, e il primo a formalizzarne l’esistenza fu nientemeno che Cab Calloway), ma il punto della gag è un altro, e cioè vedere questa biondissima e sicuramente conservatrice casalinga americana media che si offre come interprete. Il bersaglio non sono i neri, non è la bianca, ma è l’assurdità della situazione in quanto tale – che è poi la vera cifra stilistica degli ZAZ, più ancora della loro vera o presunta scorrettezza politica.
Operazione decostruzione
Il punto del discorso, però, è secondo noi un altro: è inutile analizzare ogni singola battuta e stabilire se oggi passerebbe o meno un immaginario visto di censura. Una delle grandi incontestabili verità di questi ultimi vent’anni è che abbiamo collettivamente aperto gli occhi e realizzato che certe cose che ci facevano ridere forse non facevano davvero così ridere, che certe battute rimanevano divertenti solo per abitudine e stanchezza, non perché lo fossero davvero; e abbiamo smesso di farle. Non c’è dubbio che alcune delle battute di L’aereo più pazzo del mondo oggi non facciano più ridere: sono i rischi del mestiere, perché la comicità è forse il genere che invecchia più rapidamente. Il punto è un altro, e cioè: perché il film di ZAZ faceva ridere all’epoca, al di là delle singole gag?
La risposta è semplice: all’epoca andavano molto di moda gli aeroporti. La serie di film Airport aveva spopolato negli anni Settanta, con il quarto e ultimo capitolo uscito nel 1979, un anno prima di L’aereo più pazzo del mondo (la cui prima stesura della sceneggiatura venne scritta nel 1975). Ma ZAZ avevano scoperto anche l’esistenza di un film di aerei precedente, Ora zero!, uscito nel 1957 e, nelle loro parole, “perfettamente strutturato in maniera classica: potresti usarlo per insegnare cinema”. E quindi decisero di fare un’operazione anche un po’ pigra: riscriverlo, enfatizzandone i lati buffi e trasformando un serissimo thriller ad alta quota in una parodia del genere tutto.
Questo significa che bisogna guardare a L’aereo più pazzo del mondo non solo come a un film comico che inaugurò gli anni Ottanta, ma anche come a un’operazione filologica e un po’ nostalgica, e soprattutto molto specifica, volta a mettere in evidenza tutti gli aspetti di un film di trent’anni prima, compresi quelli problematici. Ci sono tanti esempi in questo senso: il più clamoroso secondo noi è il fatto che nell’originale il rapporto tra il pilota anziano e il bambino che per tranquillizzarsi vuole stare con lui nella cabina di pilotaggio ha delle vibrazioni quasi pedofile e un po’ inquietanti che nella parodia di ZAZ mancano; come dire: certe cose che sembravano accettabili negli anni Cinquanta, negli anni Ottanta erano già off limits, e rifiutate da quello stesso David Zucker che si lamenta che oggi non sappiamo più ridere.
Ma quindi oggi si potrebbe fare o no?
È quindi una questione di contesto, e di lettura del momento storico: certo che ci sono dei momenti in L’aereo più pazzo del mondo che oggi, per dirla all’inglese, non volerebbero. Come c’erano delle vibes anni Cinquanta che trent’anni dopo erano problematiche, e quindi eliminate senza pietà anche in quella che è molto spesso una trasposizione 1:1. Detto questo, è vero che oggi il film di ZAZ non verrebbe fatto, ma per tutt’altro motivo: sarebbe uno spreco di soldi, perché (per motivi troppo complessi da analizzare qui, ma che sicuramente hanno anche a che fare in qualche modo con quello che dice Zucker) questo genere di film semplicemente non funziona più.
La gente non ride più a vedere le parodie, il che non significa che non rida più! Semplicemente, un certo tipo di comicità brillante e un po’ citazionista si è spostata altrove, in TV ma ancora più spesso sui palchi della stand-up comedy. Se chiedete a noi, è anche colpa di robaccia come i vari Epic Movie, Superhero Movie e [Qualcosa] Movie, e quindi in origine Scary Movie, l’inizio della fine del genere che smette di essere brillante per lavorare di semplice accumulo, abbassando l’asticella della qualità dell’umorismo. Nessuno vuole più vedere quella roba, e per questo motivo gli spoof sono scomparsi. Restiamo convinti che si potrebbero ancora fare, perché di argomenti per ridere, e di categorie umane da sfottere, ce n’è ancora a bizzeffe.
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