La zona d'interesse omaggia Pasolini. Un tempo questi film li facevamo noi | Bad Movie
Il Bad Movie della settimana è La zona d'interesse, il nuovo film di Jonathan Glazer candidato a cinque Premi Oscar
Il Bad Movie della settimana è La zona d'interesse, al cinema dal 22 febbraio.
Premessa
Ray Winstone diventa una star come gangster inglese abbrustolito e ingentilito dal sole spagnolo che col cavolo che vuole tornare una bestia come l'ex collega Ben Kingsley (Sexy Beast; occhio alla serie ora in streaming); supposti mariti tornati dall'aldilà sotto forma di bambini inquietanti che vogliono fare l'amore con Nicole Kidman e lei quasi quasi ci fa un pensierino (Birth – Io sono Sean); Scarlett Johansson aliena per la seconda volta in carriera con chioma nera dopo Diario di una tata (2007) venuta sulla Terra per studiarci consapevole che attraverso il rimorchio è facile accalappiarci (a noi uomini) per poi sminuzzarci (Under the Skin).
The Zone of Interest
Amis trasfigura e cambia nomi a cose e personaggi. Glazer invece vuole proprio raccontare la vita domestica dei coniugi Rudolf e Hedwig Höss (nel romanzo si chiamano invece Paul e Hannah Doll). È un ritratto di vita borghese idilliaca come quando si portano i bambini al lago per una giornata di sole e a ritorno li culli in braccio perché sono esausti e ogni passo è silenzioso per non farli svegliare (il magnifico inizio senza parole). Ci sono le rose in giardino, i cani sono giocherelloni e la piscina per i bimbi è pronta ad ospitare dei party. Dentro casa si lasciano gli stivali sulla porta per non sporcare il pavimento. Questa famiglia serena vive in una bella villa dove Hedwig è la padrona di casa impeccabile e Rudolph il duro lavoratore che torna stanco la sera. Lui ha anche un amante. Insomma, sono proprio una coppia normale del '900 con maschio dominante e casalinga placidamente subordinata. Alla sera, a letto, scherzano pure facendo i versi del maiale. I due coniugi però hanno un vicino di casa inusuale: il campo di concentramento di Auschwitz. È quello il lavoro del laconico Rudolf: gestirlo. Höss, direttore del lager nazista più famoso della II Guerra Mondiale, ambisce promozioni, studia perfezionamenti per i forni crematori, indaga circospetto circa la carriera dei colleghi, controlla il processo burocratico del Terzo Reich tra noiosa abitudine e germanico senso del dovere. L'unica volta che lo vediamo perdere un po' il controllo è quando affiorano delle ossa di ebrei gasati nei formi crematori sulla superficie di un fiume dove i figli stanno sguazzando. Lì Rudolph lo vediamo agitarsi e freneticamente collezionare quelle ossa per nasconderle allo sguardo dei pargoli. Non vorremo mica rovinar loro la gita? C'è uno scatto di lavoro forse per lui a Berlino ma Hedwig non vuole lasciare la casa così amorevolmente amministrata e costruita. Andrà lui da solo in trasferta. E allora sarà lei, forse, a contemplare una relazione extraconiugale. Insomma ancora i soliti episodi o rompicapi di una coppia borghese qualsiasi. Accanto, oltre quel muro, c'è un altro film che non vediamo ma sentiamo.
Bestial Sound
Tarn Willers e Johnnie Burn se la giocheranno con Willie Burton, Richard King, Gary A. Rizzo e Kevin O'Connell per Best Sound agli Oscar. The Zone of Interest vs Oppenheimer? Probabile. Chi vincerà tra le due squadre Miglior sonoro il 10 marzo? I primi due nomi sono i geniali ingegneri (Burn è il capo) del film di Glazer. Hanno prima studiato e poi riprodotto quella imprevedibile cacofonia che ogni tanto esplode a due passi dalla piscina degli Hoss. Cosa sentiamo oltre quel muretto? Macchinari di non precisata identità che sferragliano, forni che inceneriscono, vampate di fuoco da fornaci, stivali sulla ghiaia, singoli spari di pistola o mitragliatrici, urla improvvise, dolore stridente. Sarà impossibile dimenticare quei “suoni” che si mescolano perfettamente con la musica dissonante della storica compositrice di Glazer Mica Levi, la quale esplode a livello internazionale con la rivoluzionaria colonna sonora di Under the Skin più di 10 anni fa. Poi nel film, sempre sul fronte dei testi di riferimento, è importante anche la presenza di un omonimo.
Oppenheimer
L'altro. Non un fisico teorico su cui hanno fatto un film che probabilmente vincerà Miglior Film e Regia il 10 marzo. No. Quest'altro Oppenheimer all'anagrafe di nome proprio fa Joshua, nato il 23 settembre 1974 ad Austin in Texas. Documentarista candidato all'Oscar per The Act of Killing (2012) e poi di nuovo nominato con The Look of Silence (2014), sequel di quel capolavoro che raccontava del massacro indonesiano compiuto dal regime militare del Generale Suharto che avrebbe portato all'assassinio di un milione di cosiddetti "comunisti" nel biennio 1965-1966. In The Act of Killing Oppenheimer intervista a ruota libera Anwar Congo, cinefilo così appassionato di gangster americani visti nei film da diventarne un clone al servizio dei militari pronti a fargli uccidere centinaia di dissidenti. L'interesse di Oppenheimer era uno e uno solo in entrambi i doc: come sopporta la mente e il corpo di un essere umano l'atto dell'uccidere? È possibile vivere serenamente dopo aver trucidato così tanto? Anwar Congo prima racontava impassibile le sue tecniche omicide ma poi, improvvisamente e verso la fine del documentario, era colto da lancianti conati di vomito che Oppenheimer inquadrava e inglobava impassibile dentro il suo doc. Ci sembra che Glazer lo abbia chiaramente omaggiato con il finale berlinese di La zona d'interesse.
Conclusioni
Christian Friedel è Rudolf mentre Sandra Hüller (immensa in Anatomia di una caduta e candidata per quel film all'Oscar come Miglior Attrice Protagonista) è Hedwig Höss. La zona d'interesse attorialmente lo tengono in mano sostanzialmente loro due con Friedel come protagonista (i conati di vomito stile The Act of Killing li avrà lui) e Huller magistrale spalla. Lui è un ometto accigliato e sempre vagamente infastidito. Lei una donnetta triviale esaltata dalla sua impeccabile villa. Il film passa in anteprima mondiale il 19 maggio 2023 a Cannes dove vince il Gran Premio della Giuria. Ora la pellicola è candidata a 5 Oscar: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Film Internazionale (favorito) e Miglior Suono. Una sorta di trionfo visto che il film ha “scavallato” ed è uscito dal ghetto di Film Internazionale come si dice in gergo dimostrando l'inclusione dell'Academy verso i film stranieri come già ai tempi di Roma (2018) di Cuarón e Parasite (2019) di Bong Joon-ho.
Ora ci sono rimasti solo due cineasti che lavorano in quella direzione: Luca Guadagnino e Marco Bellocchio. Con Guadagnino che è detestato dal sistema italiano e sostanzialmente è considerato un cineasta straniero. Mentre Bellocchio a 84 anni è già un miracolo che sia riuscito a fare 3 ottimi film negli ultimi 5 anni. Ma domani? Non sarebbe il caso di svezzare qualche nuovo “disturbatore”? Per tornare ad occupare quella zona di interesse filmico che vale molto in termini di premi ai festival e posizionamento geopolitico di una cinematografia.