La travagliata produzione di Elf - Un elfo di nome Buddy e altre curiosità

Grazie alla serie di documentari I film della nostra infanzia ripercorriamo la storia della travagliata produzione del film Elf

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È disponibile su Netflix la serie di documentari I film della nostra infanzia: le feste. Approfondimenti sui film che hanno segnato l’immaginario vacanziero e natalizio proposti sotto forma di dinamici e divertenti documentari. Il primo episodio è dedicato a Elf - Un elfo di nome Buddy, un classico moderno diretto da Jon Favreau. Il documentario offre alcuni succosi dietro le quinte rispetto a una storia produttiva travagliata. Vediamone qualcuno. 

David Berenbaum, lo sceneggiatore di Elf, ebbe l'idea trasferendosi a Hollywood e riguardano i film della sua infanzia in un momento di solitudine. Lo colpì particolarmente l'adattamento in stop motion creato dalla Rankin/Bass di Rudolph la renna dal naso rosso. Il film era basato sull'opera creata da Robert L. May nel 1964. David voleva ricreare quella magia in un film che raccontasse il rapporto tra padre e figlio e rendendo la renna... un elfo.

Inizialmente il film venne opzionato dalla Motion Picture Corporation of America che voleva però realizzarlo con Chris Farley, star del Saturday Night Live, come protagonista. Berenbaum inizialmente aveva scritto un film più intimo e malinconico (tono poi leggermente stemperato anche da Favreau), poco adatto a Farley. Lo sceneggiatore lasciò. scadere l’opzione di un anno e si mise alla ricerca della giusta ispirazione. 

Tempo dopo lo script arrivò nelle mani di Jon Berg e Todd Komarnicki, all'epoca pressoché sconosciuti, che presero le redini della produzione. I due erano a inizio carriera e avevano potere pressoché nullo rispetto alle case di produzione. Avevano un obiettivo chiaro, e lo raggiunsero dopo diverse peripezie: Will Ferrell.

L’attore era perfetto per interpretare Buddy. Anche lui noto per il Saturday Night Live era poco conosciuto al grande pubblico. Ma il suo ok, diete una spinta importante al film. Salì così a bordo del progetto anche Cale Boyter, produttore esecutivo junior della New Line Cinema, che all’epoca era agli inizi della sua carriera.

L’intero team di Elf era alle prime armi (o meglio, al primo film).

Non stupisce quindi la fatica che i quattro fecero a trovare il regista adatto. La "serie A" era fuori discussione: Ron Howard e Steven Spielberg non avrebbero mai accettato di dirigere un film ideato da giovani ambiziosi senza esperienza. Mentre tutti gli altri registi consultati proponevano visioni troppo distanti da quella di partenza.

Il nome di Jon Favreau, che all’epoca era più noto come attore di commedie che come regista, fu proposto da Vince Vaughn che in quei giorni stava lavorando con Ferrell sul set di Old School di Todd Phillips. Jon entrò subito in connessione con il film portando come riferimento proprio il Rudolph da cui Berenbaum aveva tratto l’idea. 

Favreau scelse di seguire il sentiero tracciato dalla Rankin/Bass. I costumi, gli ambienti, e persino la presenza dell’animazione stop motion richiamavano i classici di natale da loro così amati. 

La produzione iniziò senza avere trovato un accordo chiaro per lo sfruttamento dei personaggi con la Rankin/Bass. La società di produzione, nelle fasi avanzate della tabella di marcia, iniziò a contestare le somiglianze rispetto ai loro film. Con una scadenza strettissima nei tempi e con un team poco esperto, la costante presenza degli avvocati sul set rischiava di tramutare il film in un fallimento. In poco tempo però venne però raggiunto un compromesso legale che sbloccò il film senza imporre modifiche (una delle più probabili era al colore del costume del protagonista).

Gli effetti speciali di Elf

Favreau all’epoca era particolarmente diffidente rispetto alla computer grafica. Voleva che Elf diventasse un classico di Natale senza tempo e temeva che l’uso di una CGI non ancora matura facesse invecchiare il film precocemente con l'evoluzione del mezzo.

Si affidò quindi alla stop motion per ricreare il polo nord. I giochi di prospettiva (che vedete nell'immagine di copertina dell'articolo) erano tutti fatti fisicamente con giochi di ottica. Will Ferrell è più vicino alla cinepresa e sembra più grande, il resto del set è costruito secondo regole prospettiche che danno l'idea di essere in prossimità di oggetti invece distanti. Questa decisione trasformò un progetto tutto sommato semplice, un vero e proprio incubo. Visti i tempi stretti e il budget che rischiava di sfiorare i limiti la New Line decise di fare pressione e richiedere un test screening... prima che il film fosse completo.

Questa imposizione costrinse gli artisti a realizzare momenti chiave dell’animazione a passo uno in meno di 24 ore. Al momento della proiezione il film era però mutilato. La parte più romantica e natalizia di Elf era stata tagliata di netto. La ragione? Poco tempo prima il già citato Old School era stato molto amato dal pubblico, imponendo Ferrell agli occhi di tutti come una star dalla comicità sboccata e per adulti.

Elf, era nato come un film per famiglie e la New Line stava cercando di riposizionarlo come un prodotto comico per giovani strappandolo dalle mani del regista. L’intera troupe si oppose con forza alla decisione riuscendo a convincere la dirigenza a portare avanti la visione di Jon Favreau.

Per poco Elf non cambiò radicalmente. Una volta uscito in sala il film fu, fortunatamente, il caldo classico natalizio che tutti noi conosciamo. Eppure il suo lascito più grande non fu tanto quello di diventare un classico delle feste, ma di lanciare tante carriere che, tuttora, hanno un posto in prima fila nel cinema contemporaneo.

Fonte: Netflix

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