La top ten del 2009 - Seconda parte

Dopo avervi parlato di Dear Zachary, Ponyo sulla scogliera, Valzer con Bashir, District 9 e Louise Michel, scopriamo quali sono i primi cinque titoli che ho preferito nell'anno appena concluso...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Per chi si fosse perso la prima parte, può recuperarla qui. Ed ecco i primi cinque titoli della mia top ten 2009:

5 - Burma VJ
Film importante, si direbbe normalmente per questo documentario sulla Cambogia. Ma il valore politico e sociale di questo lavoro non dovrebbe far perdere di vista quanto di buono si è fatto a livello tecnico, sia da parte dei coraggiosi reporter che del regista che ha messo assieme il tutto. Si scriveva solo pochi giorni fa:

Sarebbe sbagliato esaltare questo documentario soltanto per le straordinarie ed emozionanti immagini che ci propone, come quella dei monaci in marcia che danno il via alla protesta popolare. Il lavoro del regista Anders Østergaard ci propone infatti una fotografia assolutamente coinvolgente, anche nelle scene ricostruite. E La musica di sottofondo crea un'atmosfera perfetta per l'argomento trattato. In tutto questo, la sorpresa maggiore del documentario è il modo in cui riesce a essere avvincente nel suo racconto, nonostante purtroppo si sappia già come andrà a finire, grazie a un ritmo perfetto. E un finale intelligente e aperto ci fa capire che, nonostante le difficoltà e la repressione del regime, la partita non è ancora chiusa.

La recensione

4 - Coraline
La cosa più impressionante di Coraline è che, nonostante sia un cartone animato bellissimo, non è quello che ho preferito quest'anno (e non è difficile capire ormai chi abbia questo onore, vero?). Tuttavia, almeno fino alla rivoluzione Avatar, stiamo comunque parlando del miglior risultato espressivo per un prodotto 3-D visto finora. Merito di un regista, Henry Selick, che torna in stato di grazia dopo che avevamo temuto di averlo perso. Dalla recensione dell'epoca:

Ma se le differenze con Nightmare Before Christmas ci sono, questo non significa che manchino alcuni elementi comuni. Di sicuro, Coraline e la porta magica è un prodotto decisamente dark, soprattutto nel finale, in cui si raggiungono vette quasi orrorifiche (e prodotti come Terminator e La cosa vengono citati espressamente, anche se in maniera assolutamente non gratuita). Attenzione, non solo questo non va visto come qualcosa per cui tenere lontani i bambini, ma è proprio il tipo di lavori che sicuramente sono perfetti per loro, così come una fiaba classica. Inoltre, abbiamo a che fare con una pellicola visivamente straordinaria. E' francamente difficile citare tutte le scene meritevoli di menzione, anche perché si rischierebbe di fare una sorta di elenco del telefono e citare almeno metà film. Posso dire tuttavia che i due momenti di spettacolo in scena e la scoperta del giardino sono da applausi.

La recensione

3 - La Antena
Ci possiamo ancora lamentare di Internet e della possibilità di vedere (in un modo o nell'altro) tutto quello che arriva dal mondo? Provateci e poi ditemi che una pellicola come La Antena ve la potevate perdere senza rimpianti. O siete ciechi o siete bugiardi, considerando che siamo di fronte a uno dei prodotti più belli visivamente (ma non solo) dell'anno (in realtà, anno 2007 per gli argentini). Come avevo raccontato:

Così come sono evidenti tanti riferimenti e omaggi a un certo tipo di cinema muto (soprattutto Metropolis di Lang e il Viaggio nella luna di Méliès), ma anche a una pellicola come Psyco. Ed è difficile non pensare, vedendo l'animazione a passo uno, ad alcune opere di Svankmajer. Ma se proprio bisogna fare un nome, La Antena mi ricorda le opere migliori di Guillermo Del Toro, impressione confermata da un finale tutt'altro che scontato e buonista. Come detto, il grande punto di forza del film è la capacità visionaria del suo regista, con una grande esperienza alle spalle come direttore della fotografia e autore di video musicali.

La recensione

2 - Two Lovers
Film necessario, potrebbe dire qualcuno. Necessario perché parlare di sentimenti e di emozioni in maniera così onesta, franca e (spesso) cruda non è solo importante, ma indispensabile per non vedere solo botti michaelbayani al cinema. Necessario, perché ci ricorda che straordinario attore è Joaquin Phoenix (che meriterebbe decine di nomination in questa stagione, ma non ne riceverà neanche una purtroppo) e che vogliamo vederlo sullo schermo anche nei prossimi anni. Avevo scritto all'inizio del 2009:

James Gray ci ricorda ancora una volta che il regista che avevamo scoperto e amato, ormai quindici anni fa, in Little Odessa non era un fuoco di paglia. Basta vedere la bravura con cui non cerca mai di far notare il suo lavoro, ma lascia spazio ai suoi fantastici interpreti, con uno stile minimalista che tuttavia ha delle varianti molto eleganti. Pensiamo al modo in cui vengono girate le scene sul tetto. O a dei ralenti elegantissimi e lontani anni luce dall'utilizzo che ne fa Zack Snyder di questo procedimento, sia per qualità che per quantità. Così come il tono che non eccede mai (mi sarei aspettato sfuriate terribili da parte del protagonista, che per fortuna non arrivano) è meraviglioso.

La recensione

1 - Up
Che dire che non sia già stato detto di questo titolo? Che finalmente dovrebbe portare la Pixar ad essere (almeno) nominata all'Oscar per il miglior film assoluto, senza rifugiarsi in comodi ghetti che la vedono trionfare da due anni? Che ormai considerare l'animazione un genere è una bestialità quando si parla di autori come loro o Miyazaki? Che hai voglia a parlare di americanate con tono spregiativo quando hai di fronte gli statunitensi pixariani? Avevo scritto qualche mese fa:

Molto semplicemente, la Pixar riesce nell'impresa di fare film classicissimi (penso proprio che tra trent'anni sarà difficile trovare cose più tradizionali e che tutti ricorderanno dei loro prodotti rispetto alle altre opere contemporanee), ma con una bella spruzzata di avanguardia. Stiamo dalle parti di Vivere di Kurosawa, Gran Torino di Eastwood, Miyazaki, Harry e Tonto e Hemingway e chissà quante altre cose. Ma questi sono solo pensieri di chi scrive, non è che i realizzatori ti fanno ingoiare a forza le loro citazioni. Per capire la loro bravura, basta vedere i primi dieci minuti. Sì, come detto sono straordinari a livello emotivo, ma riescono anche a dar vita a due (meglio, tre) personaggi principali in maniera profondissima e quasi sempre senza parole.

La recensione

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