La top ten del 2009 - Prima parte
Quali sono i film che ho apprezzato e amato maggiormente nell'anno che si sta concludendo? Ecco i miei dieci titoli preferiti, più qualche menzione speciale...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Ovviamente, per stilare una top ten bisogna anche togliere tanti titoli comunque meritevoli, per una ragione o l'altra. Così, menziono brevemente alcuni film che hanno reso il 2009 più interessante, senza una posizione precisa in classifica:
- Zombieland (in un genere che sta diventando abusato, un bel divertimento, anche grazie a Bill Murray)
- Amabili resti (tante cose imperfette, ma forse il miglior lavoro di un cast quest'anno)
- Tra le nuvole (lo avrei voluto più duro, ma nel panorama americano svetta tranquillamente)
- Bandslam (avercene di titoli giovanili come questo)
- Funny People (se fosse durato 45 minuti in meno, forse sarebbe finito nella top ten)
- Vincere (non un buon segno se un film che mi lascia diverse perplessità è nettamente la migliore pellicola italiana dell'anno)
- Il curioso caso di Benjamin Button (spero sempre di svegliarmi dall'incubo in cui The Millionaire lo batte agli Oscar)
- Anvil! The Story of Anvil (Come rendere un gruppo heavy metal non eccezionale qualcosa di commovente...)
- Son of Rambow (veramente sarebbe del 2008, ma questo bel racconto sull'infanzia va comunque citato)
- Moon (visivamente molto bello, ho giusto qualche perplessità sulla solidità della trama)
Ed ecco la top ten:
10 - Dear Zachary
Se dovessimo parlare soltanto di tecnica e di struttura narrativa, Dear Zachary non dovrebbe trovarsi in questa classifica. ma se parliamo di emozioni viscerali e fortissime, beh poche esperienze quest'anno possono stare alla pari con questa. Impossibile rimanere indifferenti alla storia raccontata, cosa che francamente non mi succede spesso con il cinema moderno. Come avevo scritto:
Il punto è che il pregio maggiore di Dear Zachary è l'imprevedibilità. Inizia come un semplice (si fa per dire) omaggio a un amico morto, che appare come un esempio di minimalismo intelligente e corretto. Ma poi, col passare dei minuti, diventa qualcos'altro. Un giallo? Un thriller? Una denuncia sociale? Sì, ma fatto in maniera molto complessa. Da una parte, c'è un utilizzo fantastico di materiali 'poveri' (come semplici spezzoni di interviste e vecchi filmini casalinghi), che sembrano mostrare un grande senso di ingenuità. Ma dall'altra, c'è un realizzatore che conosce perfettamente il suo mestiere e che sa come utilizzare i mezzi a sua disposizione per provocare i massimi effetti possibili.
La recensione
9 - Ponyo sulla scogliera
Sarà che Miyazaki è una garanzia di qualità, un regista che alla peggio ti tira fuori 'soltanto' un film bello, ma anche a impegnarsi è impossibile non metterlo in una top ten annuale. Forse ha ragione qualcuno a dire che Ponyo sulla scogliera è un Miyazaki minore (di sicuro non è La città incantata, suo capolavoro per chi scrive), ma contiene comunque tanti momenti emozionanti, non solo per il pubblico di bambini a cui è destinato, ma anche per gli adulti che possono trovarvi altre cose più nascoste. Si era detto a suo tempo:
Senza dubbio, i primi cinque minuti (muti) della pellicola sono magnifici e tra le migliori cose mai fatte dallo Studio Ghibli. Ovviamente, il merito è dello straordinario pesciolino Ponyo, un personaggio delizioso di cui è impossibile non innamorarsi. D'altronde, non si vedono al cinema tanti protagonisti in grado di offrire gioia e risate allo spettatore in ugual misura e senza doversi sentire imbarazzati per questo. E anche la figura del villain (che visivamente non sarebbe dispiaciuto al miglior Tim Burton) è, come sempre avviene nel cinema di questo regista, emblematica di una complessità in cui ciascuno ha le proprie ragioni e per cui è praticamente impossibile utilizzare del tutto il termine 'cattivo'.
La recensione
8 - Valzer con Bashir
Era facile dimenticarselo, visto che da noi è uscito a inizio gennaio. Facile, ma sbagliato, considerando che di titoli così impressionanti a livello visivo e umano se ne sono visti pochi nel 2009, senza scivolare nella retorica o nel discorso politico più scontato. Praticamente 12 mesi fa, avevo scritto:
Valzer con Bashir è senza ombra di dubbio una delle pellicole più visionarie degli ultimi anni. Grazie a delle immagini oniriche di incredibile potenza (dei cani inferociti, un'immensa donna nuda in mare, degli uomini che emergono da una spiaggia), il film riesce a risultare a tratti particolarmente inquietante, in altri casi quasi ironico. In effetti, la particolarità di questa pellicola (e che lo rende per certi versi simile a un titolo come Apocalypse Now) è riuscire a rendere 'incredibili' e visionari anche dei momenti realmente avvenuti. Penso al ritorno a casa del protagonista, alla 'videocassetta' e al valzer che dà il titolo al film. Ma forse il momento più memorabile è la macchina che non si riesce a colpire, una metafora perfetta del lungo conflitto tra palestinesi e israeliani.
La recensione
7 - District 9
Lode a Peter Jackson, che ha creduto talmente tanto in Neill Blomkamp da non perdersi d'animo dopo che il progetto di Halo è stato bloccato e ha offerto a questo talentuoso regista la possibilità di farsi notare al mondo. Ma lode ovviamente anche a Blomkamp e al suo magnifico cast (in primis la sorpresa Sharlto Copley) per quello che hanno tirato fuori, peraltro a un costo ridottissimo. Si era detto in fase di recensione:
Veniamo al pregio maggiore della pellicola, ossia la grande coerenza e il realismo nel costruire un mondo diverso dal nostro, ma assolutamente credibile. E' una caratteristica che spesso manca a prodotti di questo tipo e che qui invece riesce benissimo grazie a una fusione molto intelligente tra cinema di fiction e finto documentario, in cui però sono presenti anche altre forme di ripresa utili per ogni occasione (come delle telecamere interne di un parcheggio). Il tutto con un montaggio e una fotografia che non sbagliano praticamente un colpo. [...] E tutto questo senza praticamente prendersi mai un attimo di tregua, tanto che è facile ripensare al modello del primo Terminator (che comunque rimane inarrivabile come qualità generali, ma al cui cospetto District 9 se la cava degnamente) per l'enorme tensione che compare in quasi tutte le sequenze, anche quelle più inattese (penso soprattutto agli esperimenti che vediamo dopo una mezz'oretta)
La recensione
6 - Louise Michel
Film indipendente dell'anno? Sì e soprattutto per una ragione. Dove molti, presunti indipendenti ormai sembrano puntare a piacere a tutti, neanche fossero prodotti di largo consumo, una pellicola come Louise Michel ci ricorda che i film a basso costo dovrebbero permettere di rischiare di più ed essere decisamente più cattivi della media. Come avevo detto al momento dell'uscita:
I due registi, Gustave de Kervern e Benoît Delépine, vengono dalla televisione, ma non si direbbe proprio, sia considerando il loro stile (macchina fissa e strafissa per minuti) sia la storia (un gruppo di operaie licenziate vuole uccidere il padrone). Viene da pensare a un misto di Ken Loach e Monty Python, ma il nome tutelare (assieme all’anarchica che dà il titolo alla pellicola) è decisamente il buon Luis Bunuel. Qui i padroni saranno anche particolarmente bastardi, ma i ‘poveri lavoratori’ di sicuro non sono certo dei modelli di vita e decisamente i personaggi meno affascinanti possibili. Il regista di Viridiana avrebbe apprezzato. Buona (e utilissima) anche l’idea di segnalare la scena dopo i titoli di coda prima dell’inizio del film.
La recensione
Fine prima parte - La seconda uscirà sabato 2 gennaio 2010
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