La top 20 del 2010 - prima parte

Iniziamo oggi a scoprire i miei venti film preferiti dell'anno. Tra sorprese e conferme, titoli italiani e stranieri, animazione e live action...

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Fonte: BadTaste.it

Mentre preparavo la mia top ten del 2010, mi sono accorto che i titoli meritevoli erano decisamente tanti. La soluzione è stata semplice: facciamo una top 20 e non se ne parli più. Tuttavia, anche così di cose da togliere a malincuore ce ne erano. Tra i film che in un anno normale (o magari senza essere presente al Festival di Venezia) sarebbero entrati in classifica: Carlos, The Town, Exit through the gift shop, Four Lions, Adam, Cattivissimo me, La nostra vita, Cella 211, Another Year, Micmacs, The Road e Dragon Trainer (forse quello che potrebbe essere considerato il ventunesimo).

Inoltre, ci sono diversi titoli che speravo di vedere prima di realizzare questa classifica (e che non sarebbe sorprendente trovarsi nella classifica dei migliori a fine 2011), come Client 9: The Rise and fall of Eliot Spitzer, The Tillman Story e The Fighter. Per ora, iniziamo dalla ventesima all'undicesima posizione:

***

20 - L'illusionista
Si può riuscire a tenere testa al capolavoro Appuntamento a Belleville? Sì e magari cambiando decisamente direzione, come avviene in questa pellicola, in cui all'ironia viene spesso sostituita la malinconia. Come avevo fatto notare:

Ma in generale, a farla da padrone, è una sensazione di tristezza infinita e di una felicità difficile da raggiungere. Certo, ci sono i soliti personaggi strampalati e a cui non puoi evitare di voler bene tipici del cinema di Chomet, outsider per antonomasia. E si parla poco, pochissimo, se non con dei versi gutturali che sembrano quasi un linguaggio universale che non necessita traduzione. Il tutto mettendo bene in evidenza l'assurdità delle piccole cose quotidiane o magari con degli oggetti che sembrano quasi prendere vita, sempre comunque mantenendo una grande sensibilità verso questi personaggi e senza mai calcare la mano sulle loro sventure.

La recensione

19 - Silent Souls
Dopo averlo visto a Venezia, in molti ci aspettavamo che ottenesse un premio importante. E' arrivato solo un riconoscimento tecnico, d'altronde c'era da premiare Somewhere (ehm...). Resta il fatto che questo film dell'esordiente Aleksei Fedorchenko dimostra che l'etichetta film d'autore festivaliero può non essere un insulto, anzi. Come avevo scritto:

Questo film avrebbe tante ragioni per essere odiato, e sulla carta magari lo avrei fatto. Eppure, in questo minimalismo estremo trovo qualcosa di ipnotico, anche grazie a un regista che mostra di avere tante idee e sa trovare nuovi modi per comporre un'inquadratura. Inoltre, l'ambiente spoglio e desolato diventa quasi ultraterreno grazie alle azioni dei personaggi.

La recensione

18 - La prima cosa bella
Un film italiano nelle top 20, non certo un risultato da poco considerando i gusti del sottoscritto. Risultato ampiamente meritato, così come una candidatura agli Oscar che si spera fortunata. Tutto grazie a un film molto meno piacione di quanto non possa sembrare a prima vista, capace per una volta di sfruttare un'icona come Stefania Sandrelli al meglio, ma senza mettere in secondo piano gli ottimi Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea.

La prima cosa bella, a parere di chi scrive uno dei film italiani più convincenti degli ultimi due anni. Era da tempo che non si vedevano dei personaggi così complessi, mai troppo odiosi (e l’accoppiata padre-zio poteva facilmente diventarlo) e sempre veramente tridimensionali (senza effetti ottici, s’intende).

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17 - Winter's Bone
Una pellicola indipendente americana? Prima di mettervi le mani nei capelli, ricordatevi che c'è ancora chi negli States non cerca di fare il piacione a tutti i costi, ma crede ancora nello spirito indipendente che ha fatto grande il cinema americano degli anni novanta. Tra questi, l'accoppiata fantastica Debra Granik (regista) e Jennifer Lawrence (attrice), che dà vita a un titolo da brividi.

In effetti, uno dei meriti del film è il modo in cui descrive un'America desolata, in cui regna un maschilismo impressionante, con una violenza verbale e fisica sulle donne che lascia sbigottiti per la sua presunta 'normalità', peraltro senza farsi problemi a mettere le mani addosso anche ai bambini. Un realismo forte, reso più efficace dai volti verissimi e senza un filo di trucco. E la regia di Debra Granik dimostra anche sprazzi notevoli, come una bella scena piena di tensione in un allevamento o la stranezze di una rapida sequenza a scuola.

La recensione

16 - Black Swan
Se esistesse una classifica sui film riusciti grazie a un enorme coraggio e che invece avrebbero potuto facilmente rivelarsi un fallimento, Black Swan sarebbe tranquillamente nei primi cinque del 2010. Così, si deve 'accontentare' di entrare nei primi 20, ma comunque la prova di Natalie Portman e alcune delle immagini più belle dell'anno meritano un plauso infinito.

Sarà facile dire che non si tratta di un film totalmente originale e che i modelli presi (Eva contro Eva su tutti) siano dei classici non facili con cui confrontarsi. Ma come capitava con The Wrestler, a essere originale e soprattutto forte è il modo di raccontare questa storia. E' la credibilità nei minimi particolari a rendere Black Swan un film a cui attaccarsi e da difendere dalle critiche che arriveranno (a sentire certi "buuh" in sala, non saranno poche). Il modo in cui viene analizzata la routine dei ballerini è ammirevole, così come il coraggio nel mostrare il loro lato oscuro, fatto di corpi martoriati e di ferite continue non facili da osservare e che sconvolgono anche più di quelle di Mickey Rourke (anche perché il balletto, a differenza del wrestling, dovrebbe essere l'apoteosi della grazia).

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15 - Lourdes
Di tutti i 20 film che compongono questa classifica, forse Lourdes è quello più improbabile. Mai avrei pensato che un titolo su un pellegrinaggio a Lourdes mi sarebbe piaciuto tanto. Non parliamo di miracolo, please, ma semplicemente dell'ottimo lavoro svolto da Jessica Hausner. Decisamente, uno di quei titoli che ti crescono dentro col tempo...

Con uno stile semplice ma spesso geniale (la scena in cui Sylvie Testud ’scompare’ dopo essere stata coperta da altri personaggi), la regista Jessica Hausner racconta una storia tanto lineare quanto fortissima, in cui non si cade nel facile sberleffo di una realtà discutibile e particolare (che sembra quasi Disneyland), ma si scava a fondo nelle emozioni (soprattutto l’invidia) dei protagonisti.

La recensione

14 - Il profeta
Sì, magari avrà anche ragione qualcuno a dire che la pellicola è troppo lunga. Tuttavia, quando hai una storia così avvincente, resa ancora più vivida da personaggi e attori magnifici, beh che male c'è a dilungarsi? Nessuno e infatti non ho proprio ragione di lamentarmi, ma solo di aspettare con ansia il prossimo film di Jacques Audiard.

E' francamente difficile dire quali siano gli aspetti migliori della pellicola, visto che c'è l'imbarazzo della scelta. Possiamo allora concentrarci su due particolari fondamentali. Il primo è la regia dello stesso Audiard, in grado di dar vita allo stile migliore che ogni scena richiede, passando tranquillamente dalla macchina a mano (che offre un realismo notevole in carcere), ad alcune scene quasi oniriche all'esterno. Da una parte, è evidente la mano di un maestro dietro alla macchina da presa; dall'altra, non si ha mai l'impressione che il regista si metta in mostra, neanche in una scena violentissima e impressionante, di sicuro una delle più forti viste nell'ultimo anno. Insomma, uno stile unico, che in talune occasioni sfrutta anche benissimo i brani rock utilizzati.

La recensione

13 - Uomini di Dio
Ammetto di aver avuto una gran paura nel vedere questo film. Due ore e passa su dei monaci nell'Algeria devastata dal fondamentalismo islamico? Non esattamente la mia idea di una proiezione entusiasmante. Eppure, Beauvois evita accuratamente le trappole del genere (sentimentalismo, figure eccessivamente eroiche) e dà vita a un prodotto in cui il rigore non significa noia, ma rispetto.

Con mia sorpresa e soddisfazione, Uomini di Dio risulta una di quelle pellicole (sempre meno purtroppo) che crescono piano piano, sia durante la proiezione che successivamente. Si inizia con una citazione inquietante e premonitrice, che mostra fin da subito uno dei pregi della pellicola, ossia quello di creare una forte tensione con scene di vita quotidiana e momenti molto trattenuti. Sarebbe stato semplice puntare sull'enfasi e magari sul manicheismo, trovando parallelismi con i conflitti moderni a cui assistiamo da quasi un decennio. Ma il regista Xavier Beauvois tratta questa materia incandescente con un rigore e un'intelligenza ammirevoli.

La recensione

12 - Mammuth
Bel risultato per Gustave de Kervern e Benoît Delépine. Un anno fa, entravano nella mia top ten del 2009 grazie al delizioso Louise Michel. Ora, eccoli a ridosso della top ten 2010 con il magnifico Mammuth. Che, anche se ha molti pregi importanti, va ringraziato per un motivo fondamentale, ossia averci restituito un Gérard Depardieu in gran forma.

Assistiamo a uno stile registico minimalista molto intelligente, con un humour deciso che a tratti ricorda il miglior Jim Jarmusch. Soprattutto, i due realizzatori riescono a mostrare un affetto sincero praticamente per tutti i personaggi (almeno quelli che se lo meritano). Merito, ovviamente, anche degli attori. Se Yolande Moreau è bravissima (la sua scena di vendetta assieme all'amica è straordinaria), stupisce la voglia di Gérard Depardieu di mettersi ancora in gioco. La sua prova è monumentale e la sua adesione al personaggio incondizionata, tanto che risulta difficile capire dove finisce l'attore e incomincia il protagonista del film.

La recensione

11 - Toy Story 3
Deve essere un anno magnifico se un prodotto come Toy Story 3 non riesce a entrare nella mia top ten. Alla fine, questione di poco, perché non solo si tratta del miglior terzo episodio di una saga mai realizzato, ma anche di uno dei più commoventi. Consiglio personale: vedetevelo in 2D. Come spesso capita, i 3D della Pixar non sono esattamente fondamentali...

D'altronde, ormai capire esattamente cosa sia la Pixar non è semplice. Dovrebbe essere intrattenimento per famiglie, giusto? Sì, lo è. Ma allo stesso tempo non lo è, perché l'idea di intrattenimento per famiglie che hanno in questa compagnia è ben più evoluta di quello che si vede in giro. Qui abbiamo momenti decisamente dark e inquietanti (tipo un giocattolo con dei segni di percosse), che di certo non ci si aspetterebbe da un prodotto del genere. O aspetti visionari (l'occhio che ancora vede nella stanza) e surreali (un protagonista, a un certo punto, sembra uscito da un quadro di Dalì). Per non parlare di alcune venature horror (soprattutto per quanto riguarda due personaggi) che rendono la storia ancora più avvincente, oltre a un finale che possiamo ben definire infernale.

La recensione

Fine prima parte - La seconda uscirà martedì 28 dicembre

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