La storia del caratterista che ha recitato in più di 600 film, ma che nessuno conosce

James Hong il caratterista più prolifico di sempre. ha partecipato a più di 600 film, ma nessuno lo conosce. Come mai?

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Ah sì, quell’attore, lui, dove l’ho già visto?

A chi non è capitato di pronunciare queste frasi guardando un film in compagnia? Niente di grave, state guardando un caratterista.

Questo tipo di amnesie colpisce gli spettatori sin dai primi anni del cinema. La ragione è semplice e legata a un intuibile problema tecnico: ci sono troppi ruoli in un film e troppi pochi attori. Ci sono troppi personaggi secondari che devono essere caratterizzati immediatamente senza il tempo di uno sviluppo psicologico, e troppi pochi corpi in grado di farlo. È questo il compito di un caratterista: attore dal volto non comune, con un fisico che contiene i tratti stereotipici dei personaggi. Il caratterista sintetizza, richiama alla memoria, e permette al regista di far correre la trama senza soffermarsi sul carattere, appunto.

Sulla questione ha giocato recentemente la serie Bojack Horseman con la versione a cartoon della caratterista Margo Martindale. Per via del loro ruolo i caratteristi vengono chiamati in moltissime produzioni per pochi minuti di screentime. Sono presenti in moltissimi film, ma per poco tempo. 

James Hong è uno di loro. Ed è uno degli attori più presenti di sempre nel cinema, nella televisione e nei videogiochi.

Il podcast Great Big Story ha recentemente raccontato la sua incredibile storia: su come ha fatto a raggiungere la cifra incredibile 672 presenze nei crediti di prodotti audiovisivi e come, per tutta la carriera, abbia combattuto una battaglia importante, per l’accesso delle minoranze e contro i pregiudizi.

 

James Hong Caratterista

La premessa necessaria è che, ad oggi, James Hong ha 91 anni (e non ha intenzione di fermarsi).

La passione per la recitazione è stato un desiderio tenuto nascosto sin dalla più tenera età. Cinese in America, Hong aveva obblighi verso la famiglia, con una carriera da ingegnere civile da realizzare per mantenere alto l'onore (e le promesse economiche). La grande occasione venne per caso grazie all’incontro con la televisione.

Negli anni ’50 l’attore comico Groucho Marx conduceva un quiz televisivo intitolato You Bet Your Life. Hong prese parte a una puntata facendo imitazioni dei personaggi famosi del cinema e della televisione dell’epoca. Fu un successo inaspettato. Il pubblico lo notò e il feedback che ebbe l’emittente fu decisamente positivo. Questo permise al giovane attore di ottenere un agente e quindi la possibilità di partecipare ai provini per le produzioni di Hollywood.

Il primo film a cui prese parte, come caratterista ovviamente, fu L'avventuriero di Hong Kong, del 1955. Alla regia del giallo d’avventura vi era Edward Dmytryk. Tra le star Clark Gable e Susan Hayward. Un film di primo piano, la cui esperienza sul set fece innamorare Hong del mestiere e il cui successo lo rese uno degli attori “caratteristi” più ricercati. In poco tempo lavorò con professionisti del calibro di John Wayne, William Holden e Jennifer Jones.

Ma Hollywood non era un posto per attori asiatici. I pregiudizi erano ancora molti e il pubblico non era pronto per vedere un attore non americano guidare l’intera produzione. Non importa quanto fosse ricercato o amato dal pubblico. Questa natura ibrida di interprete ben voluto garantì a Hong una media di 10 film all’anno, senza nessun ruolo di primo piano. Il suo volto era usato come maschera. I suoi tratti e la sua nazionalità venivano usate per semplificare parti della storia, sacrificando lo sviluppo del carattere in funzione di una forte tipizzazione.

Erano anni di “yellowface” in cui Marlon Brando in La casa da tè alla luna d’agosto dava il volto a un interprete di Okinawa, o in cui John Wayne impersonava l’imperatore Gengis Khan. E mentre i grandi attori statunitensi continuavano a prendere i grandi ruoli, gli attori asiatici venivano confinati a comparse dalle poche battute o a stereotipi razziali.

Yellowface e caratterista

James Hong non aveva potere, era un semplice lavoratore, senza nessuna influenza sulle produzioni. Lui stesso racconta di avere ricevuto la sceneggiatura del film Confessioni di un fumatore d’oppio diretto da Albert Zugsmith e di averla trovata terribile. Un testo pieno di stereotipi razziali e facili caratterizzazioni che Hong si decise a fare cambiare imponendo al regista una riscrittura. Nulla di tutto ciò si concretizzò e la produzione andò avanti imperterrita.

Questo fatto cambiò qualcosa in lui, facendolo desiderare una voce propria, diversa da quella dei suoi personaggi. Lasciò per un periodo il cinema e si dedicò al teatro, fondando la East West Players: un gruppo di interpreti asioamericani indipendenti. L’obiettivo era duplice: fornire uno spazio sicuro e aperto per esercitare la professione senza limiti, ma soprattutto creare uno strumento per accrescere il peso “politico” nell’industria dell'entertainment. East West Players mirava a creare un pubblico per attori di talento che non lo avevano, voleva attirare l’attenzione e ribadire lo status di attore (non solo di comparsa) di chi vi partecipava. 

Il progetto fallì in parte. Nonostante l’abilità dei partecipanti i ruoli a Hollywood rimanevano troppo limitati rispetto alla richiesta. Eppure il gruppo da lui fondato aiutò una nuova generazione di attori a muovere i primi passi. Sulle sue orme si formarono artisti come Randall Park, George Takei, John Cho e Daniel Dae Kim.

Caratteristi

Nel frattempo, mentre conduceva (e ancora conduce) questa sotterranea battaglia per la rappresentanza sul grande schermo, James Hong apparì ovunque, soprattutto al cinema e nella televisione, ma anche in diversi cortometraggi e in 22 videogiochi.

Nell’ultimo decennio ha lavorato soprattutto come Voice Actor. È lui che ha prestato la voce a Chi-Fu di Mulan, o a Mr. Ping di Kung Fu Panda. È stato in X-Files, Alias, e Seinfield ed è uno degli attori più prolifici di sempre. Ma forse, la sua vera eredità, sarà quella di avere formato i volti nuovi che appariranno nei programmi di un’epoca più inclusiva e finalmente pronta a cambiare i tratti somatici ai suoi protagonisti. 

Cosa ne pensate della storia di James Hong? Potete scrivercelo nei commenti!

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