La stampa italiana e gli Oscar
Dopo l'esclusione de La prima cosa bella, c'è chi parla della mafia italo-americana che fa vincere Mediterraneo e chi sostiene che l'Italia dieci anni fa avrebbe dovuto candidare No Man's Land. E' la stampa italiana, bellezza!
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Mi sarei aspettato più pezzi polemici sull'esclusione del film di Paolo Virzì agli Oscar. Ma tra quello che è uscito, almeno due articoli a livelli altissimi. Giorgio Carbone su Libero scrive le sue teorie, che già conoscevamo ma che fa sempre 'piacere' riscoprire:In realtà, se era vero in passato soprattutto per la categoria dei documentari, ormai l'Olocausto non sembra godere di particolare attenzione da parte dell'Academy.Fai un film sul massacro nazista e sei sicuro di vincere la statuetta. Questo per via della lobbie (sic!) ebraica che è ancora fortissima a Hollywood".
L'Italia negli ultimi cinque anni in realtà ha espresso soltanto tre film degni della statuetta. vale a dire, Il divo di Sorrentino, Vincere di Bellocchio e Gomorra di Garrone. I primi due per misteriose ragioni nessuna ha spinto perché fossero messi in lizza".
Beh, considerando che Il divo e Gomorra erano in competizione tra loro per diventare il candidato italiano nello stesso anno, corsa poi vinta dal film di Garrone, la ragione dell'esclusione de Il divo non è così misteriosa. Ma arriviamo al pezzo forte di Carbone, quello che spiega successi e insuccessi del cinema italiano agli oscar, come nel caso di Gomorra:
Per una volta che potevamo vincere per meritocrazia, ci tagliarono fuori con molto anticipo. In realtà quella ebraica non è la sola lobbie che comanda. All'Academy conta mica male anche la mafia italo-americana che diciannove anni or sono portò alla vittoria il non eccelso Mediterraneo di Salvatores. Il guaio era che Gomorra faceva un discorso mica tanto gradito ai padrini del cinema".
Immagino la scena: i picciotti fuori dalle sale di proiezione dell'Academy, che avvicinano i giurati dando saggi consigli su come continuare a camminare sulle proprie gambe, concludendo tutto con un eloquente "capisc?". E sarà contento Salvatores di sapere che la sua statuetta sarebbe dovuta alla mafia...
Ma visto che Carbone è difficile prenderlo sul serio, l'articolo più intrigante, visto che è spacciata per un'inchiesta approfondita, è quello sull'Espresso di Alessandra Mammì (che, va precisato, è stato scritto prima dell'annuncio della shortlist). Ora, personalmente ritengo che un pezzo del genere dovrebbe essere scevro di errori e fatto da una persona con una forte competenza in materia, peccato che non sia questa l'impressione. Cominciamo da questo estratto:
Infine c'è un terzo film (bellissimo) che avrebbe dovuto esser scelto nel 2010 al posto di "Baària": ed è "Vincere" di Marco Bellocchio. Il "New York Times" lo promuove come uno dei migliori della stagione, meritevole di nomination come film, attrice (Giovanna Mezzogiorno) e attore (Filippo Timi). Peccato che per cavilli burocratici (o distrazione dei distributori americani) "Vincere" non è iscritto al concorso e quindi non può vincere niente".
Peccato che per Vincere il problema non sia l'iscrizione al concorso, ma il fatto che non fosse eleggibile, essendo uscito in contemporanea nelle sale e in VOD negli Stati Uniti. Poi, non ritorno sul fatto che le possibilità di Vincere nelle categorie maggiori erano nulle, tanto ormai è inutile ed è passato l'equivoco...
Errare è umano, perseverare invece... Perché di errori ne son stati fatti tanti. Si era sicuri di "Gomorra" anche per il sostegno di Scorsese e invece l'Academy lo snobbò. Fu il "Divo", invece, uscito in Usa l'anno dopo, a portare a casa un premio di consolazione per il trucco".
Errore scegliere Gomorra come candidato italiano? Scherziamo? Dopo aver ottenuto riconoscimenti a destra e a manca (non solo a Cannes, ma anche agli Oscar europei) che altra scelta si poteva fare? E veramente si pensa che i giurati dell'Academy avrebbero capito qualcosa de Il divo, pellicola complicata anche per uno spettatore italiano? Comunque, il film di Sorrentino è stato candidato agli Oscar per il trucco (va detto, da una commissione ristretta di specializzati in questo settore e che non ha nulla a che fare con chi decide per l'Oscar al miglior film straniero), ma non ha portato a casa la statuetta, come viene invece detto. Ma l'errore più pacchiano deve ancora arrivare:
Non si lottò abbastanza per "No man's land" (prodotto in Italia con soldi di Fabrica) e lasciammo ai bosniaci la soddisfazione di alzare la statuetta, mentre noi restavamo storditi a guardare la "Stanza del figlio" di Nanni Moretti non raggiungere neanche la cinquina.
Qui siamo alla fantascienza. Secondo la Mammì, si doveva lasciare a casa la pellicola di uno dei nostri registi più famosi all'estero e che aveva vinto la Palma d'oro a Cannes. Al suo posto, bisognava proporre No Man's Land, una storia sui Balcani che non si può certo considerare rappresentativa dell'Italia, a cominciare dal suo regista (ci pensate alle polemiche - anche giuste - che sarebbero sorte?). Se già così l'idea è surreale, c'è un ulteriore, piccolo problema, che un esperto di Oscar dovrebbe sapere: in nessun modo No Man's Land sarebbe stato eleggibile agli Oscar come candidato italiano. Qualche anno dopo, Private di Saverio Costanzo è stato rifiutato dall'Academy (peraltro, portando a far diventare la 'riserva' la bestia nel cuore l'unico titolo italiano a ricevere una delle cinque nomination ultimamente, tanto per dimostrare l'imprevedibilità di questo premio) perché non era parlato prevalentemente in italiano (regola che poi è stata modificata). Lo stesso sarebbe avvenuto per No man's Land, peccato che la giornalista non abbia pensato a questo piccolo 'particolare' prima di lamentarsi della mancata candidatura italiana. Ed è strano che, in un articolo sugli errori della commissione, non si segnali l'unico sicuro, decisamente quello più imbarazzante.
***Su Avvenire, Gerolamo Fazzini si rammarica per l'esclusione di Uomini di dio (cosa sulla quale si può anche essere d'accordo), parlando di errore artistico e culturale, ma poi scrive dei film che hanno superato la selezione:
"Dal momento che ne ignoro in gran parte contenuti e livello artistico, non mi addentro in polemiche di sorta".
Eccapunto. Così, fa specie dirlo, riesco a trovare delle cose più condivisibili nell'articolo della Aspesi di oggi, come questo passaggio:
Non è un dramma, gli oscar premiano spesso tremende bufale, ma noi siamo suscettibili, contemporaneamente afflitti da peccati di superiorità e di inferiorità".
Decisamente meno convincente la conclusione:
Un paese che è sulle prime pagine di tutto il mondo per gli scandali che investono i suoi vertici che agli stranieri appare ormai come un interminabile e sgangherato fin comico, non può pretendere di essere preso sul serio, anche quando se lo merita".
Mi sembra difficile pensare che il voto dei giurati dell'Oscar dipenda da Ruby e da "Papi presidente Beluscone". Comunque, a differenza di quello che dice la Aspesi, La vita è bella non aveva vinto per la la sceneggiatura, ma per la colonna sonora.
Per finire, va detto che, in questo periodo, non è stato trattato bene neanche il film di Guadagnino, visto che dopo i Golden Globes si è parlato di sconfitta, schiaffo all'Italia, ennesima delusione ecc, invece di far notare che era una vittoria la nomination, propendendo per il bicchiere mezzo vuoto. Il problema, come già detto diverse volte, è semplice: esistono anche gli altri Paesi. E purtroppo questi cattivoni, invece di mandare come rappresentanti (o comunque sostenere) dei film orrendi, magari presentano anche prodotti che appassionano (in modo condivisibile o meno) i giurati. Quando i Paesi in gara sono 65 e le nomination 5, la statistica dice che dovresti essere candidato una volta ogni tredici anni (anche se, ovviamente, alcuni Paesi non sono ugualmente forti). Il vero problema, insomma, non è che non vinciamo premi all'estero, ma che ne facciamo un dramma, come se da questo - e non da criteri più oggettivi - dipendesse lo stato di salute del nostro cinema...
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