La Sirenetta: il vero problema non è la pelle di Ariel, ma che non si parla abbastanza della coda
Perché nel discutere della nuova Sirenetta ci si concentra solo sulla parte superiore e mai sulla sua metà pisciforme?
C’è un grosso problema che riguarda La Sirenetta, il nuovo film Disney che riprende un vecchio classico animato e lo ripropone con persone vere per motivi che ci sono ancora in parte oscuri.
Avrete forse sentito in lontananza l’eco delle polemiche in queste ultime settimane: la scelta di Halle Bailey ha generato un’ondata di indignazione giustificata con motivazioni che vanno dal nostalgico (“così rovinano i film della nostra infanzia!”) allo pseudoscientifico (“come fa una sirena a essere nera se vive negli abissi marini dove la luce del Sole non arriva?”) passando per il terribile, ma per lo meno onesto a differenza delle precedenti, aperto razzismo (“non la voglio una Ariel nera!”). Dell’argomento si è discusso ovunque, c’è chi dice che persino al funerale di Elisabetta II nella folla si sentissero qui e là mormorii tipo “ma davvero la nuova sirenetta non ha i capelli rossi?”, e Halle Bailey in particolare si è trovata nella non invidiabile posizione di doversi difendere per non aver fatto assolutamente nulla di sbagliato, e relativamente a un film che ancora non è neanche uscito.
A giudicare da quello che si vede nelle poche immagini che abbiamo finora a disposizione, la nuova Ariel avrà, come quella vecchia, una coda con una pinna caudale omocerca (cioè, per farla breve, simmetrica) e di un intenso color verde smeraldo. A una rapida analisi ci sentiamo di indicare nella corifena l’ispirazione per la nuova sirenetta. Il problema è che il mentore e guida spirituale di Ariel è un paguro, e questo pesce i paguri se li mangia, come si mangia anche altri pesci – compreso magari Flounder, o forse no visto che il miglior amico di Ariel è un pesce che non esiste, e assomiglia solo superficialmente ai pesci angelo, che però sono pesci d’acqua dolce.
Insomma, già a una prima analisi è chiaro che La Sirenetta non rispetta alcun canone di plausibilità scientifica (altro che la melanina sott’acqua!), e che il design di Ariel ha urgente bisogno di una rivoluzione. Non nella metà superiore, ovviamente: quella è perfetta così com’è. No, è la metà oceanica che va risistemata! Si potrebbe per esempio pensare, per non allontanarsi troppo dalla forma attuale della coda, di trasformare Ariel in un ibrido tra donna e un pesce pappagallo, il che consentirebbe anche di metterle due buffi dentoni e trasformarla in un personaggio sottilmente comico, in apparente ma in realtà armonioso contrasto con la seriosità della sua vicenda.
Così:
Ma perché limitarsi a ricalcare la forma originaria? Il pesce luna è il pesce osseo più grosso del mondo, pesa fino a 400 kg, può raggiungere i quattro metri di altezza e il suo nome latino è Mola mola, per via del fatto che la sua forma ricorda quella di una mola. Ha una grossa pinna sulla schiena che si diverte a far sporgere dalla superficie dell’acqua per far finta di essere uno squalo, e soprattutto ha una coda di una forma curiosa e affascinante, che ricorda quella di un fungo. Quanto sarebbe più interessante una Ariel così? E quanto sarebbe più scomodo per lei nuotare?
E poi: perché limitare l’immaginazione a una sirenetta che fluttua libera nella colonna d’acqua e compie piroette ed evoluzioni? Non c’è scritto da nessuna parte che Ariel debba essere una nuotatrice provetta. E se la trasformassimo invece in una Synanceia verrucosa, il pesce pietra, velenosissimo, perfettamente mimetico, che vive accucciato tra le rocce o nascosto tra i coralli del reef in attesa del passaggio della preda? È una scelta che potrebbe trasformare radicalmente il film e soprattutto la protagonista, rendendola non una principessa vittima dell’amore e di una strega dei mari ma una cacciatrice letale, una sorta di Yautja degli abissi che si nutre di adrenalina e delle interiora dei suoi nemici.
Vogliamo insistere sul fatto che Ariel vive negli abissi dove la luce del Sole non arriva (come dimostra molto chiaramente questo noto fotogramma tratto dal cartone Disney)?
E allora andiamo fino in fondo, e trasformiamo la dolce Sirenetta in una creatura mezza umana e mezza pesce blob: la foto sopra dovrebbe darvi un’idea di quanto gloriosa sarebbe questa scelta. Lasciate stare il fatto che il pesce blob vive negli abissi dove la pressione è più alta che in superficie, e che quindi assume quella forma solo nel momento in cui viene pescato e portato sulla terraferma, e che questo potrebbe creare problemi anche alla stessa Sirenetta sempre stando a quella scuola di pensiero per cui il fatto di vivere negli abissi è molto importante e va rispettato dal punto di vista scientifico; concentratevi su quanto sarebbe bella Ariel se fosse mezza blob!
Gli abissi, gli abissi: quanto contano nella testa della gente quando si tratta di scegliere il cast di un film che parla di una tizia che vende la sua voce in cambio di un paio di gambe! Continuiamo a esplorarli, questi abissi: quante possibilità ci offrono per avere una Ariel più interessante! Potremmo farla per metà pesce vipera, magari adattandole anche la faccia e rendendola così un crossover con Mortal Kombat. Ma perché limitarci ai pesci? Se andate in un ristorante di mare e chiedete “fritto misto di pesce” vi ritroverete nel piatto anche molluschi, crostacei e roba che con i pesci non c’entra nulla. Applichiamo lo stesso criterio alla sirenetta! Guardate che meraviglia il calamaro vampiro infernale: non sarebbe perfetto come metà inferiore di Ariel? È pure bioluminescente, il che risolverebbe pure quel problema della luce…
Visto che meraviglia il mare, che belli i suoi abitanti, che posto incredibile gli abissi? Be’, noi ci abbiamo provato. Dopodiché, se volete continuare a menarla con l’etnia di Halle Bailey fate pure, e condoglianze alla vostra infanzia.