La rivincita dei nerd: l’evoluzione dei “perdenti” da The Big Bang Theory a Stranger Things

I nerd al cinema e nelle serie tv sono cambiati in pochi anni. Da figura marginale sono diventati gli eroi con cui tutti si vogliono misurare

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C’è uno stretto legame tra la figura del nerd nell’audiovisivo e la considerazione che gode nella realtà. Non è ben chiaro che cosa abbia influenzato per primo il cambiamento. Nella realtà le fumetterie, un tempo luogo marginale casa di piccole comunità di appassionati, sono diventate un centro culturale pienamente riconosciuto, con uno status simile a quello delle librerie. La figura dell’appassionato, dell’esperto fino all’ossessione, è ora in grado di influenzare i gusti, di dettare le mode. Insomma, “non ci sono più i nerd di una volta”. Se è così è merito anche di piccoli movimenti di opinione mirati a cambiare l’immagine del cosiddetto “sfigato”. Il mondo dei media ha seguito la realtà?

È possibile che sia avvenuto anche il contrario: ovvero che proprio la rappresentazione del nerd (termine che qui usiamo nel significato esteso, per abbracciare anche il mondo geek) nel cinema e nella tv abbia guidato l’uscita di questo “carattere” dalla marginalità sociale. Le serie tv hanno contribuito a donare fascino verso il modo di pensare e di vivere queste persone, tanto da generare stuoli di imitatori.

I veri nerd, oggi, sono difficili da riconoscere nella folla. Perché ci si mescolano bene.

Questo articolo è realizzato in partnership con SkyTutto è cambiato. Negli anni ’80 il nerd era essenzialmente legato al computer, ai videogiochi e solo in parte ai fumetti. Un individuo marginale rispetto alla società, chiuso in se stesso, appassionato fino all'ossessione. Per certi versi infantile, ma al contempo desideroso di entrare nel mondo adulto (ma alle sue condizioni!). È molto facile filmare dei personaggi del genere. E ne capiamo il fascino cinematografico. Questa immediatezza ha però portato a soffermarsi spesso sugli stereotipi, senza mai elevarli a più di una macchietta o di un personaggio secondario.

Un passaggio imperante fu The Big Bang Theory dove i nerd diventano protagonisti, proprio grazie alle loro stramberie. I quattro amici sono espressioni differenti di uno stesso retroterra culturale. Si completano. Ed è guardando i loro scontri, le discussioni infinite, che lo spettatore si diverte - sempre mantenendo un certo distacco -. Loro sono diversi, sono come animali selvaggi che è bello studiare nel loro ambiente, ma con cui è difficile identificarsi. La sfida della serie fu proprio quella di rendere simpatici al pubblico i nerd. Coloro a cui nei film horror erano sempre dedicate le morti peggiori e che nei film adolescenziali erano gli esclusi dal cuore d’oro, ma senza carattere.

The Big Bang Theory fa evolvere gradualmente l’immagine del nerd, ne cambia i contorni pian piano rendendolo pop, fino a trovare l’equilibrio perfetto. La comicità infarcita di citazioni, misantropia, tic nervosi e tormentoni è spesso irresistibile. Il meccanismo comico funziona però abbassando la complessità, giocando appunto con l’immagine più semplice e comune della cultura nerd.

Un po’come in IT Crowd, dove gli artefici delle risate sono due tecnici di una grande azienda tech, apparentemente inetti e confinati in uno sporco seminterrato. È curiosa l’ottica con cui vengono ripresi: sembrano persone talmente assorbite nel proprio ego e nei computer da non accorgersi delle proprie condizioni di vita. Sono spesso sporchi, trasandati, ma anche alla ricerca di un contatto umano. Sono disposti a tutto pur di avere la compagnia di una donna, anche farsi picchiare per poi chiedere il numero di telefono.

IT Crowd nerd

Per molto il nerd ha avuto questo stereotipo del quarantenne vergine. È proprio il film di Judd Apatow 40 anni vergine del 2005 uno dei più efficaci esempi del loro rapporto con la sessualità. Uomini adulti, spesso desiderosi (o al contrario repressi) incapaci però non solo di apparire affascinanti, ma proprio di intrattenere relazioni. Il cinema e la tv hanno per anni dipinto queste persone come dei bonari e simpatici bambinoni, ma forse, in fondo, stavano raccontando persone depresse. Ma di lì a poco ci sarà una graduale evoluzione.

Dwight Schrute di The Office è eccezionale proprio perché, al contrari dei precedenti esempi, è in realtà capace di ammaliare alcune donne grazie alle sue tanti doti e alle sue ambizioni di potere. Eppure è il suo ego smisurato a renderlo comico. La sua debolezza in una corazza apparentemente da uomo duro, sono proprio le mitologie, i racconti fantascientifici, la precisione nei dettagli delle cose che, a suo parere, regolano il mondo.

Dwight the office

Bastano pochi anni e tutto cambia per i nerd: le comic-con esplodono, il fumetto diventa fenomeno di costume, internet smette di essere legato ai computer ed entra nelle tasche di tutti. Il nerd diventa quindi una figura che ci sentiamo molto più vicina. Gli imprenditori delle grandi aziende tech fanno di tutto per costruirsi una narrazione da geek “cool”. Elon Musk, è il caso più evidente. Il Tony Stark sulla terra, l’uomo che da bambino sognava di andare su Marte e che ora ci sta riuscendo grazie ai suoi mezzi.

Gli sceneggiatori cambiano approccio.

L’interesse si sposta verso le leggende e le imprese, come in Silicon Valley. Il cinema si concentra sulle figure dei grandi imprenditori: Mark Zuckerberg con The Social Network, il fondatore della Apple riceve con ben due film (Steve Jobs di Danny Boyle e Jobs di Joshua Michael Stern).

Il nerd nell’audiovisivo perde gradualmente il suo bisogno di avere successo con le donne. Perché anche le donne, finalmente, entrano in quel mondo. Jess di New Girl presenta già alcuni tratti caratteristici, soprattutto nella bonaria ingenuità e in una piccola dose di sbadataggine. I nerd al femminile sono spesso carichi di vita e accattivanti.

In Modern Family c’è un ibrido tra la forma classica e una semplificata, più umana, di questi "tipi" narrativi. Alex Dunphy è la più brillante e intelligente della famiglia, non solo nel versante scientifico. È ossessionata dal controllo non riesce a lasciare andare gli impegni e i propositi che si prende. L’insuccesso non è contemplato. Ma Alex va oltre l’immagine eccentrica, diventa gradualmente il leader della famiglia, è valorizzata nella sua stabilità. Un ribaltamento: è proprio il suo modo particolare di pensare a fare di lei una colonna portante del gruppo.

Jemma Simmons in Agents of S.H.I.E.L.D è timida, ma geniale. È spesso in disparte rispetto ai protagonisti, ma quando entra in gioco è decisiva. Per estensione di questo concetto, la Lisbeth Salander di Millennium - Uomini che odiano le donne prende tanti attribuiti nerd (l’ossessione, la genialità, la sociopatia, l’abilità con il computer), ma si libera di molti altri pesi. Lei sa spesso cosa fare, è proattiva, risolve i problemi, non li crea.

Quanta distanza quindi tra Sheldon Cooper e Elliot Alderson di Mr. Robot. Due facce della stessa medaglia, due interpretazioni di uno stesso tema. Il nerd classico sognava di diventare come Neo in Matrix. Elliot ce la fa.

Sono eroi anche i nerd di Utopia, che leggono e interpretano nel minimo dettaglio un fumetto considerato profetico e rivelatore di complotti mondiali. Una serie che dice: tutte le ossessioni sono ben riposte; tutta l’attenzione data alle opere di culto, non è un semplice esercizio di fantasia, ma è il requisito minimo per salvare il mondo. Più o meno come accade con i piccoli avventurieri di Stranger Things.

stranger things

Undici, Mike, Will, Lucas e Dustin, condividono le passioni e i linguaggi. I riferimenti pop con cui comunicano sono lo strumento con cui la serie esplora la nostalgia e la rilancia in chiave moderna. D&D, i film, i videogiochi sono il collante del gruppo. Affrontano demogorgoni, complotti internazionali, entrano nelle dinamiche di una "guerra fredda nella guerra fredda", esplorano dimensioni oscure. Sono sempre terrorizzati, rischiano la pelle. Ma la regia strizza l’occhio e sembra dire che, in realtà, questi preadolescenti alla scoperta della vita stanno vivendo i giorni più belli della loro esistenza. Quelli in cui ancora tutto è possibile e dove possono essere i narratori della propria saga. Una scelta romantica.

Insomma: l’audiovisivo ha fatto uscire dalla cameretta questi personaggi, li ha lanciati nel mondo, ha coronato il loro sogno personale di essere dei salvatori. Li ha messi più avanti rispetto alla folla, insomma, e non indietro e marginali come accadeva nel passato. Al nerd ora sono dedicati i gesti più eroici e le morti più commoventi.

In Black Mirror questo tipo di personaggio ha due possibili declinazioni. Come noto, la serie si sofferma sulle distorsioni (spesso distopiche) della tecnologia. Gran parte dell’attenzione non è sul funzionamento del device al centro dell’episodio, ma su come le persone si rapportano ad esso. Il creatore, Charlie Brooker, scrive i nerd come individui che stanno dentro il gioco, spesso che sono divorate da esso. Altre volte sono esterne al meccanismo e quindi sono libere. In Black Mirror però il più delle volte è proprio la tecnologia stessa a plasmare le menti delle persone, a costringerli ad adeguarsi. In pratica l’appassionato ossessivo non nasce così, ma viene indotto dal device che usa.

Ne è un esempio lampante l’episodio Caduta Libera. La protagonista ceca in ogni modo di ottenere il punteggio massimo in un videogioco fino a rovinarsi la vita. Detta così sembra una classica storia di giovani e videogame. Invece un dettaglio cambia tutto: il gioco è in realtà un sistema di rating nella vita vera, dove chiunque può votare le altre persone e decretarne la popolarità. Nessuno sfugge quindi, tutti sono videogiocatori auto indotti dall’oggetto che hanno deciso di possedere… e che invece ha posseduto loro.

Insomma: è nato prima il nerd o il computer?

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Più precisamente su Netflix e Amazon Prime Video si trova: The Big Bang Theory, 40 anni vergine, New Girl. Solo su Netflix: IT Crowd, The Social Network, Agents of S.H.I.E.L.D, Stranger Things, Black Mirror. Solo su Amazon Prime Video: The Office, Uomini che odiano le donne, Mr. Robot, Utopia. Nel catalogo Sky può vedere Jobs. Su Disney+ Netflix e Amazon Prime Video è disponibile Modern Family.

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