La regia de Il cavaliere oscuro - recensione spoiler
Dopo aver analizzato la sceneggiatura di The Dark Knight, ci concentriamo sul lavoro di Christopher Nolan, punto di forza del film. E parliamo delle pellicole che hanno ispirato questo episodio di Batman...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
L'inizio è dirompente, con una zoomata in avanti verso un edificio, un'esplosione inaspettata e una presentazione dei personaggi con delle carrellate affascinanti, che mantengono un senso di movimento nonostante le spiegazioni che bisogna fornire. Il montaggio concitato è perfetto per come riesce ad alternare tra le diverse fasi della rapina (cosa che avverrà anche in seguito per tanti altri momenti magistrali). Il senso di epicità e l'energia espressa in maniera così elegante, senza montaggi videoclippari o effettacci, mostrano chiaramente uno dei punti di riferimento più importanti del Cavaliere oscuro: Heat - la sfida e in generale il cinema di Michael Mann. Infatti, per i primi sei minuti della pellicola di Nolan, è impossibile non pensare alla rapina più bella vista al cinema negli ultimi vent'anni, appunto quella di Heat. Ma i riferimenti a Michael Mann non finiscono qui. Infatti, in alcune situazione la direzione della fotografia di Wally Pfister (un fedelissimo di Nolan) sfrutta chiaramente il blu tipico di alcune pellicole di Mann. Per esempio, dopo l'attentato a Rachel Dawes, l'immagine di Bruce all'alba seduto in poltrona è molto simile ad una scena con Robert De Niro di fronte ad una vetrata in Heat.
Un'altra pellicola (forse un po' sopravvalutata, ma che è interessante citare in questo articolo) di Lang è Quando la città dorme, che si concentra sugli sforzi di alcuni giornalisti di svelare l'identità di un misterioso assassino. Il discorso sui mezzi di informazione e quello che si fa per ottenere uno scoop ha una rilevanza notevole (oltre ad anticipare bene i tempi), ma è anche interessante per i tentativi di diversi personaggi di far luce sull'identità di Batman.
Un altro classico che probabilmente Nolan deve aver rivisto è L'infernale Quinlan, soprattutto per il rapporto tra i due protagonisti. Infatti, in quella pellicola il corrotto poliziotto interpretato da Orson Welles si scontra con quello incarnato da Charlton Heston, un idealista ligio alle regole, che formano un rapporto che ha diversi punti di contatto con quello tra Gordon e Harvey Dent. Peraltro, c'è un discorso sulla lotta al crimine importante: bisogna sempre seguire le regole o ogni tanto trasgredirle per ottenere i risultati sperati? Come il film di Welles, anche quello di Nolan è tutt'altro che risoluto nella strada da scegliere e si segnala per un'ambiguità notevole.
Per quanto riguarda la figura di Joker, Nolan compie un lavoro molto interessante. Intanto, si sofferma quasi sempre sui suoi primi piani, talvolta anche in maniera molto stretta (come la prima volta che si toglie la maschera nel prologo) per enfatizzare l'eccessività di questo personaggio. Inoltre, spesso per inquadrarlo viene usata la macchina a mano, in contrapposizione alle inquadrature più regolari dei suoi antagonisti (pensiamo all'incontro della malavita o all'interrogatorio con Batman in prigione). In quest'ultimo caso, è impossibile non tornare con la memoria ai confronti Hannibal Lecter e Clarice Starling, con il Joker/Lecter che sembra avere sempre il controllo della situazione e trovarsi costantemente un passo più avanti degli altri (oltre ad essere un raffinatissimo psicologo). Un altro titolo che è stato fatto spesso in questi giorni, parlando del Joker (e non solo), è Gli intoccabili. Insomma, Heath Ledger come il villain irresistibile Robert De Niro/Al Capone. Anche se il ruolo è diverso, viene semplice paragonare il 'trucco' della matita con quello, molto più vistoso, della mazza da baseball di Al Capone. Va detto che entrambi questi ruoli risultano volutamente eccessivi (anche se forse il Joker è più giustificato dal suo status di 'maniaco'), ma che comunque De Palma e Nolan lasciano spazio ad entrambi di dilungarsi nei loro personaggi, talvolta in maniera un po' gratuita. Il paragone con Gli intoccabili funziona invece poco a livello di forze dell'ordine. Infatti, mentre nella pellicola di De Palma c'era una vera squadra per cui appassionarsi (e provare tristezza nei momenti delle loro morti), in questo caso c'è una serie di individui (Batman, Gordon, Dent, Rachel, i tanti poliziotti, corrotti o meno) che non stringono (cosa voluta dalla sceneggiatura, s'intende) i legami sperati (e infatti i loro sforzi spesso non vanno a buon fine).
Un altro personaggio su cui vengono fatte delle scelte interessanti è quello di Aaron Eckhart, Harvey Dent/Due facce. In quella che è una delle scene più belle del film, il risveglio in ospedale, inizia a ricordare gli avvenimenti e quando realizza cosa è successo, si mette ad urlare, ma senza che noi riusciamo a sentirlo. E' un procedimento semplice ma efficace, usato da diversi registi (il primo che mi viene in mente è Soderbergh in Erin Brockovich) e che è un'ottima scelta dopo una serie di esplosioni e scene d'azione. E' anche interessante confrontare il suo colloquio in ospedale con Gordon (più 'classico' e 'tranquillo') e quello col Joker. In questo secondo caso, vediamo (nel montaggio tra Dent e Joker) la camera mentre si avvicina lentamente al volto deformato del procuratore, nei momenti in cui Joker inizia ad esporgli la sua filosofia di vita. C'è, ovviamente, una tensione maggiore dell'incontro precedente e la cinepresa esprime tutto questo in maniera elegante.
Infine, un ovvio plauso va al montaggio di Lee Smith, che speriamo ottenga dei giusti riconoscimenti ai premi di fine stagione. In tante pellicole d'azione, si punta alla rapidità a scapito della comprensione, mentre per fortuna nel Cavaliere oscuro anche i momenti più movimentati non soffrono dell'effetto Michael Bay. Le scene in cui questo ottimo lavoro si fa apprezzare maggiormente sono evidentemente le sequenze in cui più azioni avvengono nello stesso momento. E' facile pensare agli omicidi iniziali del commissario e del giudice, così come a Rachel Dewes e Harvey Dent mentre si trovano in ostaggio. Ma anche, subito dopo, alla lettura della lettera della donna amata dai due paladini di Gotham. Il tutto con una scelta dei tempi perfetta al centesimo di secondo.
Insomma, un lavoro notevole, che dimostra anche i notevoli progressi di Nolan dietro alla macchina da presa, dopo essere stato tacciato nel primo episodio di non essere un fenomenale regista d'azione. Ma sembra proprio che Nolan ci goda a non rispettare le attese...