La prova del tempo: 1996, tanta azione tra Independence Day, Twister e Mission: Impossible

Nel nuovo appuntamento con la nostra rubrica sulla storia del box-office arriviamo al 1996, l'anno di film come Independence Day e Twister

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  1. Independence Day – $306,169,268

  2. Twister – $241,721,524

  3. Mission: Impossible – $180,981,856

  4. Jerry Maguire – $153,952,592

  5. Ransom - Il riscatto – $136,492,681

  6. La carica dei 101 – $136,189,294

  7. The Rock – $134,069,511

  8. Il professore matto – $128,814,019

  9. Piume di struzzo – $124,060,553

  10. Il momento di uccidere – $108,766,007

Il 1996 è l'anno in cui trionfa un nuovo tipo di blockbuster che non si affacciava in queste zone dai primi anni '70: il disaster movie.

Roland Emmerich, che aveva preso la rincorsa con I nuovi eroi (1992) e Stargate (1994), decide che i tempi sono maturi per tentare un esperimento allo stesso tempo nostalgico e innovativo: Independence Day richiama nella trama la più classica fantascienza degli anni '50 fatta di alieni che invadono il Pianeta Terra, e a questo ci aggiunge un cast corale senza una sola superstar, ed effetti speciali di ultimissima generazione. Come per Jurassic Park, il buzz dei primissimi tempi è piuttosto insipido, ma appena esce il primo teaser l'impatto iconico è immediato e sembra subito un gol a porta vuota: per Jurassic Park era il bicchiere che tremava, qui è l'immagine immediatamente immortale degli alieni che fanno esplodere la Casa Bianca. E sarà un caso che in entrambi i film c'è Jeff Goldblum che fa lo scienziato? La campagna marketing poi è perfetta: non solo un uso magistrale dei teaser, che da allora diventano uno strumento indispensabile di antipasto al trailer che allunga l'attesa e crea un'atmosfera da vero evento per un'uscita programmata proprio per il 4 luglio (vera festa dell'Indipendenza americana), ma anche l'abbreviazione del titolo nella sigla "ID4" che lo rende facilmente memorizzabile e cercabile per chiunque avesse già internet, utile anche nell'era pre-hashtags. Independence Day fa decollare ufficialmente Will Smith, lancia la carriera di Roland Emmerich e, più di Jurassic Park che contava forte anche sull'autorialità di Steven Spielberg, lancia una nuova era per i blockbuster hollywoodiani: quella in cui la vera star del film è l'effetto speciale, e la promessa di vedere qualcosa di stupefacente e mai visto prima.

Al secondo posto, velocissimo sul trend, non a caso c'è Twister: di nuovo, nessuna star (i protagonisti sono Bill Paxton e Helen Hunt più un giovane Philip Seymour Hoffman a fare da spalla comica), un regista da consolidare (Jan de Bont di Speed) e tutti i riflettori puntati sugli effetti speciali di tornadi che seminano distruzione nella campagna americana.

Subito sotto, per un soffio Tom Cruise non azzecca l'anno della consacrazione in stile Tom Hanks: al terzo posto il kolossal d'azione Mission: Impossible, che Cruise affida a un maestro di tecnica come Brian De Palma ricevendone in cambio un successo memorabile, almeno una scena iconica e soprattutto l'inizio del franchise con cui campa ancora oggi. Al quarto posto la commedia dalle aspirazioni modeste, Jerry Maguire di Cameron Crowe, con cui sfiora ma non vince l'Oscar (che porterà invece a casa il co-protagonista Cuba Gooding Jr.).

Al quinto posto, per l'ennesima volta Ron Howard entra in Top 10 con un film che oggi quasi scompare a confronto del resto della sua filmografia: Ransom è un thriller semplice e scontato ma professionalissimo su un miliardario che mette una taglia sui rapitori del figlio. È un ruolo tutto sommato più serio del solito per un Mel Gibson più lanciato che mai dopo l'Oscar per Braveheart.

Al sesto posto la carnevalata dell'anno: sorretto da una una marea di buffi cuccioli di dalmata e da una scatenatissima Glenn Close, La carica dei 101 anticipa di parecchi anni la moda odierna di rifare i grandi classici Disney in versione live action.

Al settimo post si affaccia Michael Bay che, con l'aiuto di due premi Oscar come Nicolas Cage e Sean Connery, dirige uno dei migliori action del decennio: The Rock.

All'ottavo posto, dopo diversi anni bui, risorge Eddie Murphy: Il professore matto è il remake di un film con Jerry Lewis che lo vede impegnato in ruoli multipli con l'aiuto di effetti di trucco innovativi ideati dal maestro Rick Baker. È l'inizio di una fase terribile della sua carriera, ma in cui se non altro fa un sacco di soldi.

All’apice di un breve periodo in cui la Hollywood mainstream prova ad aggiornare il suo atteggiamento per quanto riguarda tematiche di omosessualità, arriva a sorpresa nientemeno che un remake americano di Il vizietto, intitolato in Italia Piume di struzzo, con Robin Williams che si prende il ruolo di Tognazzi , per la regia di Mike Nichols.

Chiude la classifica Il tempo di uccidere, ennesimo romanzo di John Grisham che vede Sandra Bullock guidare un cast che include il primo ruolo importante per Matthew McConaughey.

I dimenticati

Scelta difficile. Ci sono almeno tre film che oggi sicuramente ricordiamo meno di Scream, un punto di svolta del genere horror che fece tantissimo rumore ma si fermò, come vedremo più sotto, alla 13esima posizione. Mi riferisco nell'ordine a Ransom, Piume di struzzo e Il momento di uccidere. E se non fosse per il recente trailer di Cruella con Emma Stone, che ha risvegliato il ricordo della versione più classica, tirerei dentro anche La carica dei 101. Quale ricordate meno di questi quattro? Ransom è il solito film di Ron Howard che non inventa nulla ma intercetta i gusti del pubblico e offre loro un prodotto di cui è difficile lamentarsi, ma abbiamo già parlato della sua invidiabile filmografia fin dai tempi di Splash. Il momento di uccidere è il quarto adattamento da John Grisham e in quanto tale un film che poteva avere successo soltanto fra il '93 e il '97, ma abbiamo già parlato anche di questo. E anche La carica dei 101 si infila tutto sommato nel discorso, già affrontato ai tempi dei Flintstones, di offrire uno showcase degli ultimi ritrovati in fatto di trucco e costumi, ma si fa notare soprattutto per arrivare in grande anticipo sull'odierna sistematica ricerca da parte della Disney di rifare i suoi grandi classici animati in versione live action. E allora spendiamo due paroline in più su Piume di struzzo, un remake che nessuno si aspettava, ma che parte dalla grande sensibilizzazione su temi di omosessualità stimolata a livello mainstream dal successo di un film serissimo come Philadelphia (1993), mescolata con l'improvvisa esplosione di una piccola commedia australiana a tema travestitismo intitolata Priscilla - La regina del deserto (1994). Quest'ultima fa scattare il più improbabile degli epigoni: una specie di pseudo-remake intitolato A Wong Foo, grazie di tutto, Julie Newmar (1995) e interpretato da un trio improbabile composto da Patrick Swayze, Wesley Snipes e John Leguizamo. Piume di struzzo è l'opera di talentuosi e consumati professionisti come Mike Nichols e Elaine May: Robin Williams è insolitamente contenuto e Nathan Lane è forse uno dei pochi attori al mondo capaci di adombrarlo in quanto a esuberanza (o meglio: bella gara se avessero entrambi carta bianca), ma la satira è tutto sommato conciliante e l'operazione non particolarmente utile o memorabile. Il successo era comunque tutt'altro che scontato. Il filone si esaurirà più o meno l'anno seguente con il terribile In & Out.

Scream (1996)

I sottovalutati

In una carriera bucherellata da un numero impressionante di flop, fa abbastanza impressione vedere ben due film di John Travolta nelle prime venti posizioni. Il 1996 è forse l'unico anno in cui la gente era disposta a fiondarsi in massa a vedere due film dimenticabilissimi soltanto perché c'era lui: al 12esimo posto troviamo Phenomenon, su un uomo comune che acquista improvvisamente il potere della super-intelligenza e della telecinesi (sponsorizza fortissimo Scientology); al 16esimo posto troviamo Michael, in cui John interpreta l'arcangelo Michele in persona che si è ritirato a vivere in incognito in Iowa comportandosi in modo "anticonvenzionale".

Soltanto 13esimo posto in compenso per Scream, nuovo grande successo nella carriera altalenante di Wes Craven e vero e proprio game changer nel genere horror come forse non si vedeva dai tempi di Halloween. E soltanto 29esimo per Sleepers, che contava il cast più impressionante dell'anno (Brad Pitt, Dustin Hoffman, Robert De Niro, persino Vittorio Gassman) per la regia di Barry Levinson (Rain Man).

Altri cult sicuramente più ricordati di Ransom - Il riscatto: Space Jam (18), Dragonheart (30), Evita (32), quel Romeo + Giulietta che lanciò la carriera di Baz Luhrmann e soprattutto di Leonardo Di Caprio (34), Mars Attacks! (39), quel Terremoto nel Bronx che fece scoprire finalmente sul serio Jackie Chan anche in Occidente (51), la collaborazione Rodriguez/Tarantino Dal tramonto all'alba (61), Giovani streghe (66), Fargo dei fratelli Coen (67), Trainspotting (97), Io ballo da sola di Bertolucci (151).

Il grande flop

L'imbarazzo della scelta.

L'isola perduta (55) ha una delle storie di lavorazione più incredibili di tutti i tempi, che vedono Val Kilmer bullizzare e far licenziare il regista originale (Richard Stanley), il regista nuovo (John Frankenheimer) che pur di completare il film ribalta sceneggiatura e ruoli giorno per giorno per accontentare le idee più surreali di Marlon Brando, disastri naturali, magia voodoo e il regista licenziato che torna sul set di nascosto mascherato da comparsa (e appare nel film). Ma alla fine se la cava meglio di tanti altri: su 40 milioni di budget ne recupera 27. Recuperatevi il documentario Lost Souls. Va decisamente peggio a The Fan (89), che vede Robert De Niro in un classico ruolo da psicopatico che tormenta Wesley Snipes per la regia di Tony Scott, ma semplicemente non interessa a nessuno: costa 55 milioni, ne incassa 18. E ancora peggio va a – indovinate? – il fedelissimo della rubrica Bruce Willis: Last Man Standing (90) pare un gol a porta vuota, un ennesimo remake di Yojimbo (come Per un pugno di dollari) diretto da uno specialista come Walter Hill, ma il tono è troppo old school e finisce per interessare solo a pochi affezionati: l'incasso è sempre 18 milioni, ma ne era costato 67. Il tono eccessivamente old school, specialmente per quanto riguarda un'incredibile tutina aderente fuxia inspiegabile a occhi moderni, condanna anche il supereroistico The Phantom (93) con Billy Zane, che incassa 17 milioni su 45. In forte odore di flop pesante anche Amare per sempre (105), l'epica storia d'amore tra Ernest Hemingway e l'infermiera Agnes Von Kurowski durante la Prima Guerra Mondiale, che nonostante il fresco star power di Chris O'Donnell e Sandra Bullock e la regia di Richard Attenborough (Gandhi) incassa appena 14 milioni, ma le notizie sul budget sono state seppellite fuori dall'internet. Prestazione sicuramente negativa invece per L'albatross di Ridley Scott, 10 milioni di incasso su 38 di budget, la cui storia di un gruppo di ragazzi che si ritrovano a sfidare l'oceano in tempesta non ispirò il pubblico di allora: 25 anni dopo in compenso, per ragioni imperscrutabili, il suo trailer è diventato la fonte degli slogan più noti di QAnon (controllate i commenti su Youtube se non ci credete).

Ma la doppietta del male spetta a Julia Roberts: Michael Collins (120) è il classico film da Oscar sulla storia del noto rivoluzionario irlandese, qui interpretato da Liam Neeson per la regia di Neil Jordan, ma porta a casa appena due nomination (fotografia e musiche) e 11 milioni su 25 di budget. Più triste invece il caso di Mary Reilly, che mette fine al filone horror d'autore presentando la storia di Dr. Jekyll e Mr. Hyde dal punto di vista della timida badante innamorata (una Roberts violentemente a disagio), e diretto da uno Stephen Frears più spento che mai. Non basta nemmeno il ruolo più gustoso affidato a John Malkovich: il film incassa 5 milioni su 47. Il tratto in comune? In entrambi i casi la Roberts era costretta a esibirsi in un accento britannico che non le si addiceva. Volendo comunque possiamo includere anche Tutti dicono I Love You di Woody Allen che non è che sia andato esattamente benissimo, 9 milioni di incasso su 18 di budget, ma quelli si sa che poi vanno bene in Europa e comunque li si gira(va)no per il prestigio.

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Il tema dell'anno

Aldilà del trionfo di Independence Day e Twister che infliggono una grave ferita allo star system a colpi di effetti speciali, e aldilà dell'inaspettato colpo di reni di due star anni '80 come Tom Cruise e Eddie Murphy, è Scream di Wes Craven a segnare la rivoluzione più profonda e duratura. La sua reputazione è interamente basata sui giochetti citazionisti e meta-horror, e sulla rinascita del sottogenere slasher che morì sfumando silenziosamente sul finire degli anni '80, ma la vera trovata percepita dagli studios fu la cura con cui lo sceneggiatore Kevin Williamson, già creatore di Dawson's Creek, aveva tratteggiato i giovani protagonisti, per la prima volta qualcosa di più che pure figure stereotipiche da mandare al macello ma qualcosa di più paragonabile alle classiche commedie adolescenziali. Si trattava, effettivamente, di Dawson's Creek con contorno di omicidi. Scream, grazie a Craven, poteva ancora contare su momenti horror girati come si deve, ma tutto il filone di imitatori seguente – da So cos'hai fatto a Urban Legend, su su fino a Boogeyman (2005) – li smorza sempre di più. Con alcune modifiche, nella direzione di una patina sempre maggiore e in generale di un prodotto che si rivolga principalmente a non appassionati alla ricerca di un paio di brividi innocui, è la mentalità che resiste ancora oggi.

E in Italia?

Independence Day non può nulla davanti a Il ciclone, che è una commedia di Leonardo Pieraccioni e non il titolo italiano di Twister, e che straccia diversi record diventando il maggiore incasso italiano di tutti i tempi. Segue di svariate spanne Il gobbo di Notre Dame, il Disney dell'anno che in USA si era fermato appena alla 15esima posizione; il film di Emmerich è terzo, davanti a A spasso nel tempo con Boldi e De Sica.. Portiamo in Top 10 anche Il paziente inglese (6), il cast incredibile di Sleepers (8) e, ovviamente, Striptease con Demi Moore (9) che in USA era stato accolto con indifferenza (47).

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