La prova del tempo: 1994, il trionfo di Forrest Gump e Il re leone

Nel nuovo appuntamento con la nostra rubrica La prova del tempo parliamo del 1994, l'anno di Forrest Gump e Il re leone

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  1. Forrest Gump – $329,694,499

  2. Il re leone – $312,855,561

  3. True Lies – $146,282,411

  4. Santa Clause – $144,833,357

  5. I Flintstones – $130,531,208

  6. Scemo e più scemo – $127,175,374

  7. Sotto il segno del pericolo – $122,187,717

  8. Speed – $121,248,145

  9. The Mask – $119,938,730

  10. Pulp Fiction – $107,928,762

Tom Hanks diventa ufficialmente leggenda, azzeccando non solo il film che vince al botteghino ma anche quello che gli fa vincere il secondo Oscar consecutivo come Miglior Attore (su sei totali per il film). Per la seconda volta dopo Roger Rabbit, Robert Zemeckis si fa attirare dalle potenzialità tecnologiche di una storia – a questo turno è la possibilità di inserire in modo convincente Tom Hanks in veri vecchi filmati storici, tipo fargli stringere la mano a JFK – ma si preoccupa innanzitutto di raccontare una storia che coinvolga con i personaggi e il lato umano. Di nuovo adatta la sceneggiatura da un libro limandone sostanzialmente il tono, in questo caso rimuovendo gli aspetti più cinici e dando centralità alla storia d'amore. Il personaggio di Forrest Gump, semplice e piacevole e tanto simpatico come Rain Man, conquista subito il cuore della gente lanciando diversi slogan memorabili, il che unito a una carrellata di storia americana semplificata lo rende irresistibile per il grande pubblico.

Di poco al secondo posto continua la serie incredibile della Disney con Il re leone continua il filotto di grandi successi con un altro grande classico immediatamente immortale.

Le altre posizioni sono tutte a grande distanza e schiacciate in una forbice di 40 milioni.

Al terzo posto si riabilita immediatamente Schwarzenegger dopo il flop di Last Action Hero. La mossa vincente è riunirsi con James Cameron in un film che, nella filmografia di quest'ultimo, spicca come il meno pretenzioso e più improntato al divertimento spaccone puro: True Lies è il remake di un film francese gonfiato con budget stratosferico e una Jamie Lee Curtis che ruba la scena al protagonista.

Al quarto posto Santa Clause parla di un uomo medio che stende involontariamente Babbo Natale e si ritrova a doverlo sostituire. Negli USA è un successo incredibile che lancia la carriera dello stand-up comedian Tim Allen, che da qui in poi inizierà una stringa di successi lunga oltre un decennio (è sua anche la voce originale di Buzz Lightyear in Toy Story), nessuno dei quali particolarmente rilevante in Italia.

Al quinto posto I Flintstones contiunano la tradizione di vecchi fumetti/cartoni animati/telefilm a cui viene riservato un adattamento live action per mettere in mostra gli ultimi ritrovati in fatto di costumi, scenografie ed effetti speciali.

Al sesto posto si affaccia l'altro grande protagonista della stagione: 32 anni, canadese, fino a quel momento confinato a ruoli secondari sia al cinema che in tv, Jim Carrey riesce di colpo a ottenere ben tre ruoli da protagonista incontrastato, modellati sulle sue caratteristiche di uomo di gomma scuola Jerry Lewis, e porta tutti e tre i film nei piani alti della classifica. A incassare di più è Scemo e più scemo, diretto dagli altrettanto emergenti fratelli Farrelly; al nono posto c'è The Mask, tratto da un fumetto underground che amplificava le espressioni pazze di Carrey con effetti speciali in stile cartoon alla Tex Avery e faceva esordire Cameron Diaz in un ruolo dall'impatto immediato; Ace Ventura - L'acchiappanimali, il primo dei tre in ordine cronologico, è poco sotto al 16esimo posto con 72 milioni di incasso su un budget di 15.

Al settimo posto ci si piazza Harrison Ford in scioltezza con Sotto il segno del pericolo, sequel di Giochi di potere.

All'ottavo un'altra sorpresa: la storia di Speed è quella di un copione rimbalzato tra diversi studios con diverse prospettive di budget, realizzato infine dalla Fox per 30 milioni con un Keanu Reeves ancora in fase ascendente. La trama riguarda un autobus che non può scendere sotto una certa velocità per non innescare una bomba; le cronache della realizzazione parlano di un film che tutti pensavano essere troppo scemo per funzionare, ma che il regista Jan de Bont trasforma in un action schematico e forsennato che conquista immediatamente il pubblico.

Chiude la Top 10 l'incredibile successo di Pulp Fiction, un film indipendente che recupera John Travolta dal dimenticatoio, lancia la carriera di Samuel L. Jackson e diventa una delle opere più travolgenti e influenti dei successivi vent'anni sdoganando un intero linguaggio e modo di mischiare generi e riferimenti pop. Quentin Tarantino diventa un'icona autoriale immediata e stra-imitata, e il film arriva addirittura a sfidare Forrest Gump agli Oscar, dove perde davanti ai più classici buoni sentimenti ma porta a casa la statuetta sacrosanta per la sceneggiatura.

I dimenticati

La tentazione sarebbe quella di parlare di Santa Clause, ennesimo caso di successo americano che in Italia fu talmente ignorato che manco si disturbarono a fare qualcosa per il gioco di parole contenuto nel titolo (in cui il nome "Claus" diventa "Clause", ovvero "clausola"). Parlerò invece dei Flintstones, come dimostrazione di come a volte basti un certo tipo di produzione e un minimo di concentrazione sindacale per portare a casa il risultato. Il film sui Flintstones si appoggiava sulla convinzione, ormai confermata da Batman, La famiglia Addams e persino a suo modo da Dick Tracy, di riuscire ormai a riprodurre un feeling da fumetto/cartone animato in modo spettacolare ed efficace. E in più aveva i dinosauri! Era un gol a porta vuota. Bastava azzeccare la squadra giusta, a partire dai due protagonisti messi in banca da garanzie come John Goodman e Rick Moranis. Per il resto si trattava di dimostrare che budget e tecnologia permettevano di riprodurre scenografie e costumi credibili e le gag più famose, tipo Fred Flintstone che scivola sulla coda del dinosauro. Aggiungi un tocco di glamour con la comparsata di Liz Taylor, e il gioco è fatto. I Flintstones, come e più del film sulla famiglia Addams prima di lui, non faceva altro che riscaldare una pappa nostalgica senza infamia e senza lode per un pubblico che chiedeva solo una "cover" di qualcosa che conosceva già, e di potersi meravigliare davanti alla capacità di rifarla "in real life". In questo senso, non faceva altro che anticipare il filone odierno sulle trasposizioni Disney da La bella e la bestia con Emma Watson al Re Leone di Jon Favreau. Nessuno ebbe l'urgenza di farne un sequel, e quando ci riprovò lo stesso regista ben sei anni dopo (con cast diverso) non se lo filò nessuno.

I sottovalutati

Immediatamente all'undicesimo posto troviamo un classico dell'horror come Intervista col vampiro e il suo cast che pare uscito da una classifica di Cioé: Tom Cruise, Brad Pitt, Antonio Banderas, Christian Slater. Al tredicesimo il John Grisham di quest'anno, Il cliente. Al quattordicesimo si completa la leggendaria trilogia "Michael Douglas vittima sessuale": dopo Attrazione fatale e Basic Instinct, ecco Rivelazioni con Demi Moore che lo molesta sul posto di lavoro. Al 17esimo posto, il tedesco Roland Emmerich sorprende tutti con il neo-classicismo fantasy di Stargate e prende la rincorsa per il vero film che lo farà esplodere due anni dopo (no spoiler). Altri grandi classici oggi decisamente più ricordati e amati dei Flintstones: Quattro matrimoni e un funerale (21), Il corvo (24), Natural Born Killers (25), Timecop (31) e Street Fighter (42) con Van Damme, Le ali della libertà (51), Giovani, carini e disoccupati (63), Leon (72), Ed Wood (136), Il piccolo Buddha (140), Clerks (155), Mr. Hula Hoop (161). Oggi, Le ali della libertà è ancora il film dalla media voti più alta in assoluto su IMDb.

pagemaster

Il grande flop

Più che un film in particolare, è l'anno della gara al ribasso fra superstar.

L'immancabile Bruce Willis infila una doppietta: Il colore della notte (70) è il suo tentativo di infilarsi nel filone dei sexy thriller, ma l'idea di vederlo nudo non attira il grande pubblico e su un budget di 40 milioni il film ne incassa soltanto 20; North (128) è invece la storia di un bambino che decide di "divorziare" dalla sua famiglia e cercare una coppia di genitori alternativi con l'aiuto di Bruce Willis travestito da coniglio pasquale ma, nonostante la regia dell'esperto Rob Reiner, su un budget sempre di 40 milioni il film ne incassa appena 7. Ma anche Kevin Costner infila una doppietta fatale: Wyatt Earp (55) lo vede in un ruolo interpretato pochi mesi prima da Kurt Russell in Tombstone e, nonostante la regia di Lawrence Kasdan e un cast di lusso che includeva Gene Hackman e Dennis Quaid, la gente si chiede perché deve rivedere la stessa storia due volte e il film incassa 25 milioni su un budget di ben 63; The War (82) doveva essere un filmetto meno esigente, su un reduce dal Vietnam che racconta le sue esperienze al piccolo nipote coinvolto in litigi di quartiere, dal regista di Pomodori verdi fritti, ma incassa solo 16 miliioni su un budget di 34. Ma sapete qual è la storia migliore? Che sia il bambino di North che quello di The War sono interpretati dal piccolo Elijah Wood.

Vince però tutto Macaulay Culkin, che infila una tripletta deludente che gli stronca letteralmente la carriera sul posto: Richie Rich (38), Papà ti aggiusto io! (75), Pagemaster (95). Richie Rich, tratto dall'omonimo fumetto, suda tantissimo e va quasi in pari (38 milioni su 40); Papà ti aggiusto io! lo vede fare coppia con Ted Danson nella storia di un figlio che cerca di ricostruire il proprio rapporto con il padre ladruncolo di bassa lega, e fa decisamente peggio (18 milioni su 30); Pagemaster è una specie di misto fra Cool World e La storia infinita su un ragazzino che entra in un mondo di cartoni animati fantasy, nell'indifferenza generale (13 milioni su 27). Il povero Mac non farà letteralmente nient'altro per nove anni, dopo i quali dovrà letteralmente reinventarsi una carriera da adulto, senza successo.

Il tema dell'anno

Il filone più interessante dell'anno, non senza una certa sorpresa, è l'horror mainstream. Non nel senso di semplice horror popolare distribuito nei multisala, ma proprio nel senso di grandi autori e attori, spesso insospettabili, che di colpo si cimentavano con storie horror classiche. L'idea era stata di Francis Ford Coppola, che sulle orme (involontarie?) di Andy Warhol che aveva fatto la stessa doppietta nel '73/'74, aveva diretto un suo Dracula nel 1992 e iniziato a preparare anche un Frankenstein. Il successo commerciale di questa visione autoriale di Dracula aveva smosso le acque: Coppola abbandona la regia di Frankenstein cedendola al shakespeariano Kenneth Branagh, mentre Mike Nichols (Il laureato) dirige una storia di licantropi moderni in Wolf con Jack Nicholson e Neil Jordan (La moglie del soldato) attira un cast stellare per il già citato Intervista col vampiro, dall'omonimo romanzo di Ann Rice. Il Frankenstein di Branagh, per assurdo, è l'unico a deludere al botteghino nonostante per interpretare la creatura – un lavoro fino a quel momento considerato da stuntmen o freak altissimi – si fosse disturbato addirittura Robert De Niro: Intervista col vampiro è un grande successo (11esimo) e Wolf poco meno (19esimo). Seguirà nel 1996 Mary Reilly, ovvero la storia di Dr. Jekyll e Mr. Hyde raccontata dal punto di vista della sua domestica, diretto da Stephen Frears e interpretato da John Malkovich e una Julia Roberts imbruttita: quest'ultimo aspetto risulterà probabilmente determinante per il flop. Un reboot del Mostro della laguna nera era nel limbo dagli anni '80, ma non riesce a materializzarsi neanche durante questo trend favorevole. Poi arriva Scream, e l'interesse si sposta altrove.

E in Italia?

Stravince di nuovo Benigni che ritorna ai suoi enormi incassi abituali con un film che si è scritto e diretto da solo, Il mostro. Sotto, Il re leone batte Forrest Gump e il nostrano SPQR, con Boldi e De Sica affiancati da Leslie Nielsen, batte i Flintstones. Il film di Jim Carrey che ci piace di più è The Mask, e per il resto facciamo entrare in Top 10 Stargate (quarto), Il corvo (ottavo), Il postino (nono) e, ovviamente, scommessa fin troppo facile, Rivelazioni.

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