La prova del tempo: 1989, l'anno del Batman di Tim Burton e di Indiana Jones e l'ultima crociata

Il nostro viaggio nella storia del box-office continua con il 1989, l'anno di Batman e di Indiana Jones e l'ultima crociata

Condividi

  1. Batman – $251,188,924

  2. Indiana Jones e l'ultima crociata – $197,171,806

  3. Arma letale 2 – $147,253,986

  4. Senti chi parla – $140,088,813

  5. Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi – $130,724,172

  6. Ritorno al futuro - Parte II – $118,450,002

  7. Ghostbusters II – $112,494,738

  8. A spasso con Daisy – $106,593,296

  9. Parenti, amici e tanti guai – $100,047,830

  10. L'attimo fuggente – $95,860,116

Di colpo nel 1989 si ammucchiarono i sequel di alcuni dei film di maggior successo delle annate precedenti, ma nessuno di essi poté nulla contro un potentissimo "originale": Batman.

Pronta a replicare il successo del primo Superman di dieci anni prima sfruttando l'altro grande brand fumettoso di sua proprietà, la Warner partì di gran carriera ingaggiando il giovane e arrembante regista dietro al successo a sorpresa di Beetlejuice, Tim Burton. Tanto per cominciare, Tim sfidò l'ira dell'internet prima ancora dell'invenzione dell'internet insistendo per avere come protagonista lo smilzo e logorroico comico Michael Keaton, che tutto sembrava tranne che un atletico supereroe oscuro e misterioso. E mentre qualche povero assistente gestiva le lettere di protesta, Tim creò il film di passaggio di decennio ideale e il primo tassello di uno stile che divenne presto riconoscibilissimo: il suo Batman è un emarginato traumatizzato schizofrenico e con la sindrome di Asperger, totalmente a disagio nel ruolo di Bruce Wayne, che guadagna un senso di direzione non appena indossa una maschera (e un costume con gli addominali finti), e in quanto tale in netta contrapposizione con quelli che erano stati gli eroi d'azione grossi, macho e arroganti fino a quel momento; il suo avversario è lo straripante Joker di Jack Nicholson, intento a conquistare il mondo a colpi di eccessi e sorrisi (letteralmente, chimicamente) forzati. È come vedere gli anni '90 sconfiggere gli anni '80 smascherandone la superficialità e decretando che non c'è niente da ridere, e non solo diventa un primo accenno di traduzione mainstream di una certa sottocultura goth, ma fornisce sostanzialmente anche le basi ideologiche per l'imminente moda grunge che si apprestava similarmente a contrapporsi all'allegria plasticosa anni '80 a colpi di depressione e apatia. Ma se il grunge si crogiolava in una specie di assenza di stile, Batman al contrario ne imponeva uno suo fortissimo, creando un mondo nero e gotico che influenzerà cinematograficamente tutto il decennio successivo, lato cinecomics ma non solo: toccherà aspettare lo Spider-Man di Sam Raimi nel 2002 per rivedere un supereroe indossare il proprio costume originale al posto di una versione nera, sobria e "seria". Dal lato marketing, la Warner azzecca una campagna che mette al centro il logo stesso di Batman ed esplode in una quantità esorbitante di gadget, cancellando ogni dubbio sul protagonista e creando una vera e propria Batman-mania ben prima che il film arrivasse in sala: contribuisce anche il successo della colonna sonora di Prince, una concessione alla produzione da parte di Burton che avrebbe preferito Siouxsie & The Banshees (li userà nel sequel).

Batman sconfisse e non di poco un altro film che, dopo un secondo capitolo controverso, aveva deciso di giocarsi tutti i jolly del caso: Indiana Jones e l'ultima crociata tornava infatti ai nazisti e ai tesori legati alla religione cristiana, e ci aggiungeva sia un prologo sulle origini del protagonista che – ciliegina sulla torta – un compagno d'avventura di lusso come Sean Connery nel ruolo del papà di Harrison Ford. Nessuno ebbe niente da ridire, ma Batman – almeno negli USA – era imbattibile.

E finalmente un decorosissimo terzo posto per il sequel di Arma letale, che poteva capitalizzare sul passaparola su cui viaggiava il primo capitolo e per sicurezza ne ripuliva i lati più spigolosi trasformando il Martin Riggs di Mel Gibson da sociopatico con tendenze autodistruttive a simpatico pazzerellone.

Al quarto, il vero successo a sorpresa della stagione: Senti chi parla recuperava un John Travolta ormai lentamente scivolato nel dimenticatoio, lo affiancava all'emergente Kirstie Alley, e trovava l'asso di briscola nell'idea di un neonato i cui pensieri vengono espressi ad alta voce da Bruce Willis. Il web non era ancora stato inventato, ma si commuove. Regia e sceneggiatura erano di Amy Heckerling, che si era fatta notare con Fuori di testa del 1982, il film che aveva lanciato la carriera di Sean Penn.

Segue al quinto posto un altro film per famiglie diventato ormai un classico della Disney: Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi è un solido film di intrattenimento impreziosito da Rick Moranis, ma deve buona parte dei suoi ottimi incassi anche al grande rilievo dato in fase di marketing al cortometraggio di Roger Rabbit che gli era stato abbinato per essere proiettato prima del film. Un'altra curiosità: per la storia sono accreditati Stuart Gordon e Brian Yuzna, le menti dietro ai migliori horror low budget dell'epoca, che stavano effettivamente tentando il grande salto ma dovettero abbandonare quando Gordon ebbe problemi di salute.

Risultano deludenti a questo punto gli incassi di potenziali bombe clamorose come Ritorno al futuro - Parte II e Ghostbusters II, che si fermano rispettivamente al sesto e al settimo posto, vittime illustri di una proposta cinematografica più affollata del solito ma anche effettivamente di prodotti inferiori alle attese e un passaparola meno convinto. E se Ghostbusters II pagava sostanzialmente un cast e uno script poco convinto, Ritorno al futuro - Parte II aveva disorientato con una formula decisamente più ambiziosa e frenetica dell'originale, che includeva il ritentare l'esperimento semi-fallito da Superman e Superman II di girare due film contemporaneamente (questo e Parte III) con in più un coraggioso finale sospeso.

All'ottavo posto trova spazio il vincitore dell'Oscar A spasso con Daisy, che regala una statuetta all'arzilla protagonista Jessica Tandy ma lancia soprattutto la carriera del già 52enne Morgan Freeman.

Al nono posto un altro exploit imprevedibile da parte di Ron Howard, che porta in classifica una commedia corale capitanata da Steve Martin che diventa anche il terzo film in Top 10 con Rick Moranis insieme a Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi e Ghostbusters II.

Chiude la Top 10 il film che confermò Robin Williams come superstar regalandogli un'altra nomination agli Oscar e il suo ruolo forse più iconico: L'attimo fuggente.

05 Tesoro bla

I dimenticati

C'è poco da fare, il titolo che meno ci si aspettava di vedere nella decina è di nuovo di Ron Howard: là dove abbiamo già visto come tanti film oggi considerati classici abbiano in realtà originariamente faticato al botteghino, non è da tutti riuscire a presenziare nelle Top 10 di fine anno non solo con le proprie opere più famose ma anche con quelle considerate "minori". Howard è esploso definitivamente con Apollo 13, A Beautiful Mind, Il codice Da Vinci, ma era arrivato a questi titoli vantando già una sequenza di successi altamente invidiabile. Parenti, amici e tanti guai vuole essere un film solido su un tema universale come la famiglia e le generiche difficoltà nel gestirla anche nei termini di tutte le persone che ne gravitano attorno: funziona perché ci riesce, e funziona grazie a un cast corale fatto di caratteristi inaffondabili (Dianne Wiest, Jason Robards), giovani star che sarebbero diventate gigantesche (il 25enne Keanu Reeves e il 15enne Joaquin Phoenix, che ancora si firmava "Leaf") e due ex-comici demenziali/surreali come Rick Moranis e soprattutto Steve Martin che trovavano di colpo terreno fertile e una nuova carriera nella commedia per famiglie.

I sottovalutati

All'11esimo posto troviamo al volo un grande classico della commedia romantica che non avrebbe affatto sfigurato in Top 10: Harry ti presento Sally. Al 12esimo a sorpresa quello che è sostanzialmente il suo opposto: La guerra dei Roses, la nerissima commedia su un divorzio violento che sfigurava al volo la coppia d'oro Kathleen Turner - Michael Douglas, diretti dalla loro co-star di All'inseguimento della pietra verde Danny De Vito. Al 13esimo La sirenetta è il maggior successo Disney degli ultimi anni e ne rilancia le quotazioni dopo una serie di risultati deludenti. Chevy Chase torna con i sequel dei suoi maggiori successi: National Lampoon's Christmas Vacation incassa bene e finisce 15esimo, Fletch – Cronista d'assalto delude al 32esimo posto. E mentre Schwarzenegger si prende una piccola pausa, Stallone si presenta con due film: Tango & Cash in coppia con Kurt Russell se la cava per un soffio e finisce al 20esimo; Sorvegliato speciale, più classico e generico, va un paio di milioni sotto budget e finisce 49esimo. Nato il 4 luglio (17) è il grande deluso agli Oscar: porta a casa Miglior Regia e Miglior Montaggio ma lascia Tom Cruise a mani vuote nonostante la sua prima nomination. Harlem Nights vede Eddie Murphy esordire alla regia e fare coppia col suo idolo Richard Pryor, ma il pubblico non si entusiasma e non va aldilà del 21esimo posto. Cimitero vivente al 23esimo posto è il primo degli horror, seguito da The Abyss di James Cameron, e bisogna scendere alla 47esima posizione di Nightmare 5 per trovarne un altro (va malissimo Ammazzavampiri 2, 132esimo). Altri grandi classici sono sparsi per la classifica: Bill & Ted's Excellent Adventure al 32esimo posto fa per la carriera di Keanu Reeves più di quanto abbia fatto Parenti, amici e tanti guai al nono; Il duro del Road House con Patrick Swayze si ferma al 40esimo ma diventa col tempo un cult trasversale amatissimo; Fa la cosa giusta (43) è il capolavoro che lancia Spike Lee; Glory è appena 43esimo ma lancia la carriera di Denzel Washington regalandogli al volo un Oscar; Sesso, bugie e videotape (46) è il film che cambia faccia al cinema indipendente americano e lancia Steven Soderbergh. A livello action si fanno notare anche Hulk Hogan (No Holds Barred, 64) e Van Damme (Kickboxer, 69 e Cyborg, 84) che vanno meglio dell'ultimo Clint Eastwood (Pink Cadillac, 74) ma anche del clamoroso esordio registico di un Kenneth Branagh non ancora trentenne che con Enrico V (85) aveva infilato una nomination agli Oscar sia come regista che come attore protagonista.

007 vendetta privata

Il grande flop

Il 36esimo posto di 007 vendetta privata è un terribile colpo per la saga di James Bond che di conseguenza rimarrà ferma per la durata record di sei anni, ma non è tecnicamente un flop. Lo stesso vale per Always di Spielberg, appena 29esimo, non tragico ma sotto la media del regista, che comunque si consola con Indiana Jones. È quindi il turno di Terry Gilliam, che nonostante le avventurose difficoltà produttive di Brazil riesce a farsi dare un altro budget consistente per girare l'ambizioso Le avventure del Barone di Munchausen, storia di un bugiardo compulsivo del 18esimo secolo. Di nuovo ne succedono di tutti i colori, ma è il passaggio dalla Fox alla Columbia a generare le incomprensioni maggiori soprattutto sul budget: esistono versioni diverse sia sulla cifra promessa che su quella effettivamente spesa, che comunque si aggira fra i $35 e i $45 milioni. Un cambio di leadership interno alla Columbia stessa diventa il colpo di grazia nel momento in cui vengono abbandonati diversi piani di marketing: il film esce in poche copie e incassa appena 8 milioni. La critica in compenso apprezza, e fa bene.

Il tema dell'anno

Il 1989 non è il primo anno in cui escono molti sequel, ma quello in cui di colpo ne escono tanti particolarmente attesi nello stesso momento, e quindi il primo in cui ci si ferma ufficialmente ad analizzarne il fenomeno con sguardo sospettoso. Ritorno al futuro, Indiana Jones e Ghostbusters erano saghe che avevano vinto gli incassi della propria stagione o erano arrivate sul podio; Arma letale, Star Trek e Karate Kid avevano sfondato la Top 10, e lo stesso varrebbe per Halloween, Venerdì 13 e Scuola di polizia, non fosse che erano ormai giunti a capitoli inoltrati dalle aspettative modeste; Fletch e Vacation l'avevano sfiorata (con lo stesso protagonista, tra l'altro) e Nightmare, Ammazzavampiri e La mosca erano titoli comunque solidi, fra i più attesi del loro genere. E c'era pure un nuovo James Bond. Insomma: era scontato che qualcuno rendesse al di sotto delle attese, e puntualmente succede, con Indiana Jones a rispettare più o meno i pronostici, Arma letale a superarli e gli altri ad affrontare diversi gradi di delusione. Ma con l'eccezione acrobatica di Ritorno al futuro ancora si tendeva se non altro a programmare un solo sequel alla volta invece che trilogie o mondi condivisi: la storia ci insegna che le cose andranno sempre peggio.

E in Italia?

Nessun dubbio, trionfa Indiana Jones, mentre Batman si ferma al quarto posto superato da L'attimo fuggente e da Senti chi parla, per il quale con intuizione perfetta la voce di Bruce Willis era stata rimpiazzata con quella di Paolo Villaggio. Si piazza bene Ritorno al futuro (quinto) e male Ghostbusters (addirittura 20esimo), mentre mandiamo in Top 10 sia la La guerra dei Roses che lo Stallone classico e generico di Sorvegliato speciale. Unico italiano Willy signori e vengo da lontano di Nuti. Ricordando inoltre l'esperienza con 9 settimane e mezzo, il simile Orchidea selvaggia con Mickey Rourke viene distribuito prima in Italia e finisce al 12esimo posto: negli USA uscirà l'anno seguente nella semi-indifferenza generale. Arma letale 2 è al 27esimo posto.

indiana jones ultima crociata

Continua a leggere su BadTaste