La prova del tempo: 1988, la sfida tra Rain Man e Roger Rabbit

Nel nuovo appuntamento con la nostra rubrica sul box-office parliamo del 1988, quando Rain Man e Roger Rabbit dominavano le classifice

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  1. Rain Man - L'uomo della pioggia - $172,825,435

  2. Chi ha incastrato Roger Rabbit? - $154,112,492

  3. Il principe cerca moglie - $128,152,301

  4. Big - $114,968,774

  5. I gemelli - $111,936,388

  6. Mr. Crocodile Dundee 2 - $109,306,210

  7. Trappola di cristallo (Die Hard) - $81,539,242

  8. Cocktail - $78,222,753

  9. Una pallottola spuntata - $78,041,829

  10. Beetlejuice - Spiritello porcello - $73,839,613

Ebbene sì, eccola qua la grande ingiustizia: il più grande film di tutti i tempi, Die Hard, a suo tempo incassò meno di Mr. Crocodile Dundee 2.

Un progetto dalle mille vite, contrattualmente obbligato ad essere offerto a Frank Sinatra in quanto tratto dal sequel del libro che ispirò Inchiesta pericolosa (1968), Die Hard passò fra le mani di letteralmente chiunque, incluse quelle di Schwarzenegger come potenziale sequel di Commando. Esaurite le action star, l'intuizione fu quella di rivolgersi a Bruce Willis, all'epoca noto esclusivamente come attore comico grazie alla serie tv Moonlighting e al suo esordio da protagonista l'anno precedente in Appuntamento al buio di Blake Edwards. Il suo John McClane era un eroe diverso dal solito: non il macho muscoloso e invincibile, ma "l'uomo normale", dolorante, sanguinante, autocommiserante, sarcastico, e semplicemente coraggioso e determinato. Era uno stacco netto sulle mode dell'epoca, incluso il fatto di tenere la canotta là dove gli altri mostravano con fierezza gli addominali scolpiti, eppure col tempo – complice Bruce Willis che abbandonava progressivamente le aspirazioni da cabarettista e affinava il fisico da boscaiolo e lo sguardo di roccia – si è finito per accettarlo nel pantheon degli eroi classici.

E che dire di Rain Man, il trionfatore dell'annata? Con tutti i miti falsi o fuorvianti che ha diffuso sull'autismo, la cosa più saggia è forse fingere che Dustin Hoffman interpreti un marziano: a quel punto si può anche apprezzare sia come la macchina di Hollywood sappia produrre grandi, scaltri, impeccabili film di manipolatorio intrattenimento, sia come un giovane Tom Cruise, dopo Newman ne Il colore dei soldi, abbia per la seconda volta tenuto testa a un mostro sacro di Hollywood in un ruolo in cui quest'ultimo aveva portato a casa un Oscar. È l'anno di Cruise, che oltre ad essersi infilato di supporto al progetto giusto, trionfa anche come solista in una robetta insulsa come Cocktail: all'epoca Hollywood era capace di donare glamour e dignità coreografica a quasi qualsiasi cosa, e il fatto che qui ci si fermi a un soffio dal seguire lo schema dei film sportivi per dei baristi che tirano le bottiglie per aria prima di mischiarle è semplicemente strabiliante.

Al secondo posto invece un film che se lo merita tutto: Chi ha incastrato Roger Rabbit? non era semplicemente un prodigio di tecnica per come mischiava umani e cartoni animati in modi mai visti prima, ma sapeva anche di dover essere in primo luogo una storia avvincente con personaggi memorabili, e ci riusciva senza superstar. Terzo grosso successo di fila per Robert Zemeckis alla regia dopo All'inseguimento della pietra verde e Ritorno al futuro, ennesimo bingo per Steven Spielberg produttore.

Al terzo trionfa Eddie Murphy con un altro film diventato classico: Il principe cerca moglie è una commedia all black (tranne John Landis alla regia) in cui Eddie per la prima volta si lancia in uno dei suoi marchi di fabbrica, ovvero l'interpretazione di personaggi multipli grazie a trucchi di Rick Baker che, specie quando lo trasformano in un anziano ebreo, sono ancora oggi impressionanti. Il sequel è in uscita a marzo su Amazon Prime.

Al quarto la consacrazione di Tom Hanks che, in un film che riprendeva la trama di Da grande con Pozzetto ufficialmente per coincidenza, guadagna la sua prima nomination agli Oscar.

Stallone iniziava a zoppicare? John McClane iniziava a erodere il mito dell'eroe spaccone? A vincere è a sorpresa Schwarzenegger, che si lancia direttamente nella commedia in coppia con Danny De Vito e il regista di Ghostbusters, e trova con I gemelli il più grande successo della sua carriera fino a quel momento nonché il suo primo ingresso in Top 10.

Al nono posto Una pallottola spuntata, imprevisto successo della versione cinematografica di una serie tv, Police Squad!, che sei anni prima era stata cancellata dopo appena sei episodi. È un trionfo soprattutto per il 62enne Leslie Nielsen, che lancia un'improbabile nuova carriera da comico demenziale dopo decenni da caratterista in film serissimi.

E infine al decimo Beetlejuice, altra sorpresona della stagione, un nuovo successone per Michael Keaton dopo Mr. Mamma e la conferma del talento di Tim Burton dopo Pee-Wee's Big Adventure: per entrambi attende, l'anno successivo, lo sbocco più impensabile...

I dimenticati

Innanzitutto credo che la cosa più dimenticata in assoluto di questa Top 10 sia che Die Hard in Italia si chiama Trappola di cristallo. È una di quelle rarissime storie edificanti – un'altra è Karate Kid inizialmente uscito come "Per vincere domani" – in cui a un certo punto il titolo originale è tornato per vendicarsi e ha ucciso e ricacciato nel dimenticatoio il titolo della prima distribuzione. Ma siamo più precisi: il primissimo titolo completo con cui Die Hard uscì in Italia fu "A un passo dall'inferno – Trappola di cristallo" (trovate i poster su Google), ridotto poi semplicemente a Trappola di cristallo quando ancora era in sala. E finché ci siamo: chi si ricordava che il titolo completo di Beetlejuice in Italia era Beetlejuice – Spiritello porcello? Questo la dice lunga sul target a cui cercavano (invano) di venderlo.

Ma vi avevo promesso che avrei parlato di Mr. Crocodile Dundee, ed eccomi qua. Prima di ipnotizzare i bufali con le dita sul grande schermo, Paul Hogan era un comico australiano con il suo personale sketch show che andava regolarmente in onda anche in UK, ed era comparso in diverse campagne pubblicitarie. Il pesce fuor d'acqua, il grezzo australiano che gira il mondo e punta il dito sulle diverse usanze e differenze linguistico/dialettali, era la sua specialità. Mick "Crocodile" Dundee era un personaggio che gli veniva spontaneo, letteralmente la summa di quello che era stata la sua carriera fino a quel momento: il trucchetto dell’ipnosi evidentemente funzionò anche a Hollywood, dove col primo film ottenne addirittura una nomination agli Oscar per la sceneggiatura. Il sequel, che vede Dundee combattere una gang di trafficanti che gli hanno rapito la morosa attirandoli nel suo nativo villaggio in Australia, confermò che l'onda di gradimento del personaggio era ancora calda, ma anche che non c'era già più nulla da raccontare: Hogan non riuscì a trovare altri progetti degni di nota, mentre un terzo disperato capitolo del 2001 fu sostanzialmente ignorato. Oggi Crocodile Dundee rimane un'istituzione in Australia, mentre nel resto del mondo è trattato alla stregua di una meteora, che colpì nel momento giusto e si bruciò immediatamente.

Comunque anche Cocktail era un candidato bello forte al titolo di film dimenticato dell'anno. A parte ovviamente chi è diventato barista acrobatico dopo averlo visto.

I sottovalutati

Sotto la Top 10 continua la fila di film amati ancora oggi: Una donna in carriera (11), Un pesce di nome Wanda (12), S.O.S. Fantasmi (13), Willow (14). Al 15esimo Spiagge è un cult ricordato soprattutto negli USA, mentre il deludente 16esimo posto di Rambo 3 è la prova che il genere aveva raggiunto l'apice tre anni prima e la moda si era già evoluta. Al 19esimo Nightmare 4 di Renny Harlin è di nuovo l'horror più visto dell'anno nonché il picco degli incassi della saga: nel frattempo il suo creatore Wes Craven con Il serpente e l'arcobaleno è appena alla 51, pur essendo uno dei suoi film migliori. Il regista di Beverly Hills Cop, Martin Brest, torna con uno dei migliori buddy cop di sempre, Prima di mezzanotte con Robert De Niro e Charles Grodin, ma si ferma alla 29. Subito sotto Scommessa con la morte (30) non incendia il botteghino e diventa l'ultimo film con l'Ispettore Callaghan di Clint Eastwood, mentre alla 31 Schwarzenegger continua ad anticipare i trend e interpreta Danko, poliziotto sovietico protagonista del primo film hollywoodiano ad ottenere il permesso di girare in Piazza Rossa dopo la fine della guerra fredda. Alla 34 La bambola assassina, dal regista di Ammazzavampiri, è l'altro horror di successo della stagione. Continuando a scendere, Action Jackson (49) incassa più di Nico (56), ma per qualche ragione il primo non lancia la carriera di Carl Weathers mentre il secondo lancia quella di Steven Seagal: per coincidenza, in entrambi i film recita un'ancora sconosciuta Sharon Stone. In mezzo, Steve Guttenberg rinuncia a Corto circuito 2 (45) e Scuola di polizia 5 (52) per fare Cocoon: il ritorno (54). John Carpenter scappa a gambe levate dallo studio-system, torna ai low budget in totale autonomia, dirige il suo film più incazzato, lo chiama Essi vivono e si ferma alla 75. Infine alla 81 troviamo Senza esclusione di colpi, primo film da protagonista per un marzialista venuto dal Belgio di nome Jean-Claude Van Damme: gli 11 milioni di incassi sarebbero modesti per chiunque, non per un film costato dieci volte meno.

Il grande flop

Incredibilmente il 1988 se la cava senza flop clamorosi, soltanto una serie di film deludenti che perdono cifre inferiori ai 10 milioni. Fra questi: Eastwood e Redford che si buttano su piccoli film senza star, rispettivamente Bird e Milagro; Polanski con Frantic nonostante Harrison Ford, e l'immancabile Coppola con Tucker; l'accoppiata Aykroyd-Basinger con Ho sposato un'aliena. Difficile da giudicare infine il caso di Moonwalker, strano ibrido narrativo/antologico con Michael Jackson: costato la cifra non indifferente di 22 milioni, viene inizialmente programmato per Natale e poi cancellato all'ultimo per uscire direttamente in homevideo a gennaio: è una mossa azzardata per cifre del genere, ma finisce per vendere benone. In Europa invece esce regolarmente in sala e in Italia si piazza a un accettabile 24esimo posto.

die hard

Il tema dell'anno
Senz'altro, a livello mainstream, è la formula del blockbuster d'azione. Rambo 2 aveva trionfato nell'85, ma poco dopo era già uscito Commando che faceva della consapevolezza e dell'autoironia decostruttiva la sua arma vincente. Nell'87 Arma letale cristallizzava i buddy cop e la commedia degli opposti. Nell'88 Die Hard si disfa dell'eroe scolpito e conferma l'importanza dell'alleggerimento ironico e della battutina pronta: Stallone non sta al passo e rimane schiacciato, mentre Schwarzenegger con grande fiuto aveva già preso a esercitarsi in Predator e L'implacabile e si fa trovare pronto direttamente con una commedia piena, I gemelli, esplodendo definitivamente proprio nello stesso modo in cui Sly aveva al contrario fatto un grosso buco nell'acqua nell'83 con Nick lo scatenato. È ufficialmente il sorpasso e il passaggio di consegne. Più giù Action Jackson con Carl Weathers – l'Apollo Creed di Rocky e il Dillon di Predator – incorpora già la lezione aggiungendo diversi momenti ironici, mentre Nico con Steven Seagal è assolutamente serissimo ma riuscirà a scavarsi una nicchia tutta sua.

E in Italia?
Roger Rabbit scavalca Rain Man al primo posto, mentre Il piccolo diavolo di Benigni scavalca Eddie Murphy al terzo. Si piazza bene Rambo 3 al quinto posto, a conferma di un personaggio amatissimo dagli italiani. Fra Nuti e Verdone troviamo al nono posto il semi-documentaristico L'orso di Jean-Jacques Annaud, che in USA uscirà quasi un anno dopo. Frantic di Polanski, flop in USA, da noi è 12esimo, mentre al 18esimo posto le grandi polemiche sulla potenziale blasfemia giovano a L'ultima tentazione di Cristo di Scorsese, che negli USA era invece passato sotto silenzio e si era fermato al 97esimo. Completamente ignorato invece Die Hard – penalizzato forse anche dal cambio di titolo in corsa – che si ferma alla posizione 62.

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