La prova del tempo: 1986, quando Top Gun e Mr. Crocodile Dundee dominavano la classifica
Nel nuovo appuntamento con la nostra storia del box-office parliamo del 1986, l'anno di Top Gun e Mr. Crocodile Dundee
Top Gun - $176,781,728
Mr. Crocodile Dundee - $174,803,506
Platoon - $138,530,565
The Karate Kid - Parte II - $115,103,979
Star Trek IV: Rotta verso casa - $109,713,132
A Scuola con papà - $91,258,000
Aliens - Scontro finale - $86,160,248
Il bambino d'oro - $79,817,937
Per favore, ammazzatemi mia moglie - $71,624,879
Una pazza giornata di vacanza - $70,136,169
Al secondo posto, staccato di pochissimo, una sorpresa che sbuca dal nulla, o meglio dall'Australia: Mr. Crocodile Dundee è un'idea di Paul Hogan, star comica locale, che racconta di un grezzo avventuriero che ha sempre vissuto in villaggetti, e del suo impatto con la frenesia moderna di New York – in poche parole Il ragazzo di campagna versione Hollywood-friendly.
Più giù, sette anni dopo Apocalypse Now con Martin Sheen, un altro film decide di raccontare il Vietnam in modo più diretto dal punto di vista di un giovane soldato interpretato dal figlio di Martin, Charlie. È un trionfo sia al botteghino (terzo posto) che agli Oscar, e lancia la carriera del suo protagonista quanto del regista Oliver Stone.
Al quarto sono ottimi gli incassi di Karate Kid 2, che conserva stesso regista e protagonisti dell'avventura precedente ma ribalta la prospettiva portando i protagonisti a Okinawa.
Vanno benone due sequel di note saghe di fantascienza: Star Trek IV si gioca la carta-risparmio del viaggio sul pianeta Terra del 1986 e finisce al quarto posto; Aliens - Scontro finale, posizione sette, si affida al James Cameron di Terminator per proseguire la storia del film di Ridley Scott, e quest'ultimo ne cambia il tono trasformandolo in un action pieno che echeggia la struttura di Rambo 2 (di cui Cameron aveva scritto la prima bozza) e trasforma Ripley nell'unico eroe d'azione al femminile capace di rivaleggiare con i migliori colleghi maschi del decennio. Quanto fa ridere oggi, tra parentesi, che in Italia abbiano chiamato a caso "Scontro finale" un film che ha poi avuto altri due sequel?
Il resto della classifica è dominato dalle commedie: A scuola con papà (6) è un one-man-show dello straripante Rodney Dangerfield; Il bambino d'oro (8) è lo spettacolo esilarante di Eddie Murphy che partecipa a un fantasy che gli sembra scemo e passa un'ora e mezzo a sfotterlo, sostanzialmente salvandolo proprio per quello; Per favore, ammazzatemi mia moglie (9) è una cinica commedia con Danny De Vito firmata dal trio ZAZ dell'Aereo più pazzo del mondo, l'unica non-parodia girata dai tre prima di dividersi; Una pazza giornata di vacanza (10) è lo strambo e personalissimo cult definitivo firmato da John Hughes, un mix di influenze passate e intuizioni che anticipano mode future, la storia apparentemente semplice del ragazzo più popolare della scuola che decide di bigiare le lezioni per divertirsi in città narrata in modo molto meno banale di quanto si potrebbe pensare.
I dimenticati
Vorrei parlare fortissimo di quanto è stato dimenticato Mr. Crocodile Dundee. Seriamente. Magari ancora ogni tanto sentite ancora in giro la battuta "QUESTO è un coltello" (l'ultimo è stato Schwarzenegger la settimana scorsa su TikTok), ma ormai anche chi la dice pensa sia una frase cazzuta generica e non ricorda da dove viene. Per il resto, è come se oggi vi chiedessi se vi ricordate di Obsesión degli Aventura: una di quelle meteore che intercettano un estemporaneo vuoto cosmico e lo riempiono, passando al posto giusto nel momento giusto. Paul Hogan è stato una presenza fulminante nel panorama mondiale, ma ne riparleremo per il sequel.
Vorrei parlare fortissimo anche di quanto è stato dimenticato Il bambino d'oro, un film interamente retto dalle improvvisazioni sarcastiche di Eddie Murphy che smontano qualsiasi tentativo di costruirgli un contesto interessante intorno.
Ma se escludiamo A scuola con papà, ennesimo caso di cult americano che da noi è passato inosservato, il vero film dimenticato da tutti – ingiustamente, fra l'altro – è Per favore, ammazzatemi mia moglie. Primo tentativo del trio ZAZ di cimentarsi con una commedia che non fosse una parodia, narra di due criminali improvvisati che rapiscono la moglie di un miliardario salvo scoprire che quest'ultimo non ha la minima intenzione di pagare il riscatto e anzi, stava pianificando qualcosa di simile lui stesso. Il tipo di storia che oggi girerebbero i Coen, insomma. È il tipo di film a cui non si può rimproverare nulla: lo script è a orologeria, la regia ritmatissima, tutti gli interpreti (De Vito, Bette Midler, Judge Reinhold) in forma smagliante. Quello che manca è forse la gag davvero memorabile, la scena cult che ti rimane impressa in testa e vai in giro a raccontare. Così com'è è un puro sfoggio di talento impeccabile: verrebbe quasi da dire che si tratta di un film sottovalutato, non fosse che incassò più di un numero di grandi classici che, come leggerete qui sotto, fa abbastanza impressione.
I sottovalutati
Andiamo a cercare i più grandi classici battuti al botteghino da Per favore, ammazzatemi mia moglie. Vediamo quanti posizionamenti vi sorprendono: Stand By Me (13), Corto circuito (21), La mosca (23), Navigator (48), Mission (52), Labyrinth (66), Grosso guaio a Chinatown (71), Velluto blu (77), Il nome della rosa (89), 9 settimane e mezzo (93), Highlander – L'ultimo immortale (98). Per alcuni il risultato è tutto sommato buono, anche se oggi ce li aspetteremmo più su; per qualche titolo, come vedremo nell'ultimo paragrafo, l'appeal era per diverse ragioni tutto italiano; per gli altri si può tranquillamente parlare di puro, semplice e clamoroso disinteresse, poi ribaltato in maniera a volte clamorosa grazie al passaparola con l'homevideo e i passaggi in tv.
Altri titoli sono degni di menzione. Il colore dei soldi è il più grande successo al botteghino di Martin Scorsese fino a quel momento: sequel dopo 25 anni di Lo spaccone, si piazza al 12esimo posto, conferma la buona stella di Tom Cruise e fa vincere un Oscar a Paul Newman che era già stato candidato a suo tempo anche per l'originale. Cobra è il film in cui Stallone raggruppa e sviluppa tutte le idee che gli erano venute ai tempi in cui gli avevano proposto il copione di Beverly Hills Cop e si ferma al 15esimo posto, che è sufficiente per fare profitto ma non per soddisfare le aspettative che lo vedevano a rivaleggiare per i primi posti. Tiene bene invece il nuovo di Clint Eastwood (Gunny, 18) mentre è modestissimo l'incasso del nuovo con Schwarzenegger (Codice Magnum, 54). Sostanzialmente ignorato anche Mosquito Coast (60), il nuovo film dell'accoppiata Peter Weir / Harrison Ford dopo il successone di Witness. Meglio di Grosso guaio a Chinatown vanno ben due film con Chuck Norris: Delta Force (50) e Il tempio di fuoco (70). Dal lato commedie Bella in rosa (22) è soltanto scritto da John Hughes ma chiude una trilogia ideale con Molly Ringwald nonché la fase giovanilistica della sua carriera. Sotto le attese i nuovi film con Chevy Chase (I tre amigos, 24) e Tom Hanks (Casa dolce casa, 28, e Niente in comune, 31). Dal lato horror sotto La mosca di Cronenberg è il vuoto assoluto fino a Venerdì 13 parte VI (46) immediatamente seguito da Chi è sepolto in quella casa? (47); ancora più giù Psycho III (59) e il sottovalutatissimo Non aprite quella porta 2 (83).
Il grande flop
Qui c'è da divertirsi. Tra i flop più famosi dell'anno c'è sicuramente Howard e il destino del mondo (posizione 53). Prima produzione di George Lucas fuori da Star Wars e Indiana Jones, e primo film ad alto budget tratto da un fumetto Marvel (Howard the Duck di Steve Gerber), è un pastrocchio indeciso se essere una satira irriverente come il materiale originale o una classica avventura per tutta la famiglia: paga l'arroganza, l'indecisione e il tremendo costume da papero del protagonista, ma alla fine incassa poco sotto i costi, e oggi è un discreto cult. Legend è l'oscuro e ambizioso fantasy per adulti con cui Ridley Scott si ripresenta dopo Blade Runner, ma non trova un suo pubblico nonostante la presenza di Tom Cruise, e incassa 15 milioni su 25 di budget: meglio comunque sia di Labyrinth che di Grosso guaio a Chinatown, che con identico budget ne incassano rispettivamente solo 12 e 11. E con lo stesso budget va ancora peggio Tai-Pan, semi-dimenticata trasposizione da un romanzo di James Clavell senza alcun nome di grido, che incassa appena 4 milioni. Pesante anche il tonfo di 9 settimane e mezzo, primo film di Adrien Lyne dopo il successone di Flashdance incassa appena 6 milioni su 17; con lo stesso budget va peggio Shanghai Surprise con la coppia gossip Madonna - Sean Penn, che ne incassa appena 2.
Ma il flop più pesante, capace di costare più di tutti (40 milioni) e incassare meno (uno e mezzo), è Pirati di Roman Polanski. Progetto di puro intrattenimento pensato per Jack Nicholson che Polanski aveva iniziato a scrivere già nel '76 dopo il successo di Chinatown, ma ritardato da vari problemi inclusi i noti guai giudiziari che lo costrinsero alla fuga dagli USA (e all'impossibilità di girarlo coi mezzi di Hollywood), dopo una serie di vicende produttive e incidenti tecnici che ne gonfiano i costi viene finalmente completato con il solo Walter Matthau come nome di punta, fondi prevalentemente israeliani e la distribuzione della Cannon. Ma è tutto inutile: la critica è perplessa, il pubblico disinteressato, e il flop lancia una maledizione sull'intero genere piratesco che continuerà nel 1995 con Corsari di Renny Harlin e finirà solo con le avventure di Johnny Depp nei panni di Jack Sparrow.
Il tema dell'anno
Nel 1986 c'era evidentemente una gran voglia di ridere, ma soprattutto per qualche motivo una gran voglia di storie di pesci fuor d'acqua. Tolto il primo posto di Top Gun, una specie di remix giovanile fra i sentimenti reazionari di Rambo 2 e lo stile videoclipparo di Rocky IV che finirà per levare pubblico allo stesso Stallone, abbiamo l'avventuriero australiano a New York di Mr. Crocodile Dundee, il giovane americano nel povero villaggio di Okinawa in Karate Kid 2, gli esploratori intergalattici sul pianeta Terra odierno in Star Trek IV, l'ingombrante genitore che si laurea insieme al figlio in A scuola con papà e pure il sarcastico detective alle prese con leggende sovrannaturali ne Il bambino d'oro – quest'ultimo tra l'altro l'unico curiosamente a non avere un arco narrativo e a finire il film più o meno con lo stesso livello di cinismo strafottente con cui era partito.
E in Italia?
Il settore inizia a preoccuparsi alla vista di soltanto due titoli nostrani in Top 10, ovvero Yuppies 2 al nono posto e 7 chili in 7 giorni al decimo, ma a sorprendere sono soprattutto un gran numero di titoli stranieri che in USA avevano ottenuto molta meno fortuna: trionfa Il nome della rosa sopra a Top Gun grazie alla fama del best-seller di Umberto Eco da cui è tratto; sfonda Mission al quarto posto trascinato da una delle composizioni più note di Ennio Morricone; spacca tutto Highlander al sesto posto che, con Il nome della rosa, rilancia la carriera di Sean Connery dalle nostre parti in anticipo rispetto al resto del mondo; ci appassiona la storia dell'insegnante che si innamora di una ragazza sordomuta in Figli di un dio minore (settimo posto da noi, 32esimo in USA) e riesce a entrare in Top 10 persino Il colore dei soldi di Scorsese. Più giù è doveroso notare anche come un 15esimo posto per Pirati di Polanski sia decisamente più dignitoso rispetto ai suoi incassi oltreoceano. Tonfo totale e inequivocabile invece per King Kong 2 nonostante l’affetto che lega gli italiani agli effetti speciali di Rambaldi, qui mal servito da un budget platealmente insufficiente: va male sia negli USA (113esimo) che da noi (86esimo).