La prova del tempo: 1984, Beverly Hills Cop batte Ghostbusters
Nel nuovo appuntamento con la rubrica Plus dedicata alla storia del box-office parliamo del 1984, quando Beverly Hills Cop batteva tutti
Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills - $234,760,478
Ghostbusters – Acchiappafantasmi - $229,242,989
Indiana Jones e il tempio maledetto - $179,870,271
Gremlins - $153,083,102
The Karate Kid – Per vincere domani - $90,815,558
Scuola di polizia - $81,198,894
Footloose - $80,035,402
All'inseguimento della pietra verde - $76,572,238
Star Trek III: Alla ricerca di Spock - $76,471,076
Splash – Una sirena a Manhattan - $69,821,334
Originariamente pensati per John Belushi, i Ghostbusters erano stati affidati a Bill Murray e poi era stato offerto a Eddie Murphy di andare a fare la ruota di scorta. Eddie Murphy disse "no grazie, mi faccio un film da solo": il suo ruolo venne triturato e appioppato al povero, pazientissimo Ernie Hudson a cui rimangono circa tre righe di dialogo. Ma Ghostbusters poteva contare su tante cose: un concept ambizioso; uno script di Dan Aykroyd e Harold Ramis al top della forma; una mitologia più complessa di quanto si potesse chiedere; il budget delle grandi occasioni; un cast di talenti che oltre a Murray, Aykroyd e Ramis includeva Rick Moranis e Sigourney Weaver; un reparto design ed effetti speciali degno di Star Wars; un regista esperto come Ivan Reitman capace di trovare equilibrio fra le necessità narrative e gli istinti di improvvisazione dei suoi comici. Aggiungici la canzoncina di Ray Parker Jr, e ottieni un carroarmato il cui impatto nell'immaginario popolare è ancora oggi impressionante. E Beverly Hills Cop cos'aveva? Un concept che più minimalista non si può (poliziotto di Detroit in azione a Beverly Hills). Un cast di onesti caratteristi. Zero effetti speciali. Eddie Murphy si appropria di un ruolo originariamente pensato per Stallone, i buchi di script lasciati da cambio di attore riempiti dalle sue improvvisazioni, e il film diventa un one man show irresistibile che lo trasforma nella star più grossa dell'anno.
Al quinto posto torna a farsi notare John G. Avildsen con una specie di Rocky per ragazzi, con il karate al posto della boxe e una tenera storia fra un ragazzo e una nuova figura paterna. Se negli ultimi anni i film di Chuck Norris e quelli sui ninja stavano scalando le parti basse della classifica, Karate Kid prende un’angolazione diversa all’argomento arti marziali, infila diversi momenti che ancora oggi conosce chiunque (“dai la cera, togli la cera”) e fa scoppiare il boom nelle palestre.
Al sesto posto, se volete sentire uno shock culturale mica male in contrasto con le news degli ultimi mesi, a voi un film in cui si ride dell'incompetenza della polizia. Modellato sulla formula di Animal House, Scuola di polizia verrà in seguito ammorbidito a commedia per famiglie e lancerà diversi imitatori, sei sequel, un cartone animato.
Footloose coglie la moda dei film danzerecci esplosa con Flashdance e Staying Alive e riesce a diventare un cult a sé pur reggendosi su due ballerini improbabili quali Kevin Bacon e Chris Penn.
All'inseguimento della pietra verde è il secondo film di questa Top 10 ad essere stato rifiutato da Sylvester Stallone, che evidentemente aveva deciso di passare il 1984 a corteggiare commedie. A metà fra la rom-com e l'avventura con un approccio autoironico ad entrambi, trova uno script perfetto di Diane Thomas e la regia impeccabile di Robert Zemeckis, ma soprattutto un'affiatatissima coppia formata da Kathleen Turner (in un ruolo esattamente opposto a quello che l'aveva lanciata in Brivido caldo) e un ancora emergente Michael Douglas.
Al nono posto Star Trek III: Alla ricerca di Spock, che non solo spoilera il finale del secondo già dal titolo rivelando che era "scomparso", alla fazza di chi era rimasto indietro, ma anche il fatto che lo trovano per via che è Spock in persona a occuparsi della regia del film. Ecco dov'era!
Chiude la Top 10 Splash – Una sirena a Manhattan, il film che inizia ufficialmente la rincorsa di Tom Hanks al titolo di star più amata di tutti i tempi.
I dimenticati
Siamo onesti, a questo turno la Top 10 è interamente formata da classici secchi. Mi aggrappo quindi a un cavillo burocratico: tutti e dieci i film in questione hanno avuto almeno un sequel, ma è abbastanza facile che non foste a conoscenza del sequel di Splash, un tv-movie del 1988 intitolato Splash, Too con protagonista Todd Waring (che aveva già rimpiazzato Tom Hanks nella versione televisiva di un altro suo film, Niente in comune, 1987) e diretto da Greg Antonacci (nessuna parentela con Biagio). A Bigger Splash di Luca Guadagnino credo invece sia slegato dal franchise. Ma non divaghiamo troppo: Splash è la storia di un bambino che viene salvato da una sirena, che quando diventa grande diventa Tom Hanks (ma lo diventa a velocità regolare, non da un istante all'altro come in Big). Tom Hanks si innamora poi di una ragazza interpretata da Daryl Hannah che si rivela essere quella stessa sirena. È il film che dà una svolta definitiva sia alla carriera di Hanks che a quella del regista Ron Howard, fin lì noto soltanto come protagonista di Happy Days e American Graffiti: entrambi, nei successivi 30 anni, godranno di successi persino maggiori che finiranno per eclissare questo (inclusa, per entrambi, la trilogia sul Codice Da Vinci).
I sottovalutati
La lista di classici usciti nel 1984 è onestamente infinita. Partiamo dai game changer? Terminator, oggi uno dei film più famosi della storia, sta soltanto alla posizione 21, alle spalle di Breakdance (18). Ma incassando 38 milioni a fronte di un budget di 6 su un film in cui scommettevano pochissimi, è un successone che lancia sia James Cameron che, definitivamente, Schwarzenegger, il cui ben più speranzoso Conan il distruttore sta sotto alla 27. Un altro game changer? Nightmare di Wes Craven è alla posizione 40, un esordio di molto inferiore rispetto ai concorrenti Halloween e Venerdì 13 che all'epoca sfondarono in Top 10. Ma di nuovo: un incasso di 25 milioni su un budget di nemmeno 2 vale a Craven la consacrazione a maestro, e altri sei sequel. Un compleanno da ricordare, il capostipite dei teen movies di John Hughes, è alla 44 e batte per un pelo Rombo di tuono (46), il più grande successo in carriera di Chuck Norris che si infila sulla scia di Rambo anticipando la trama di Rambo 2. Nel frattempo il film per cui Stallone aveva rinunciato a ben due film finiti in Top 10 è Nick lo scatenato, con la megastar Dolly Parton e dal regista di Porky's: finisce male alla posizione 50, ma comunque sopra a un altro classico gigantesco come La storia infinita (54), che nonostante i tentativi di americanizzarlo con i synth di Giorgio Moroder soffre di una matrice troppo europea. Continuano ad andare bene invece gli altri emuli di Porky's/Animal House: La rivincita dei nerd è alla 16, Bachelor Party consolida lo star power di Tom Hanks alla 19. Fra le storie di successo più improbabili dell'anno si conta Purple Rain, che pareva più che altro un accessorio di merchandising all'omonimo disco ma finisce all'11esimo posto davanti a Amadeus (12), e soprattutto Ma che siamo tutti matti?, piccolo film sudafricano sulle avventure di un boscimano improvvisamente a contatto con stralci di società moderna, che finisce alla 29 battendo persino il John Carpenter di Starman (30). E anche Breakdance vale una citazione a parte in quanto maggior successo indipendente dell'anno, su cui la Cannon era talmente carica da fare uscire un sequel appena sette mesi dopo (Breakdance 2, 62). Vanno malissimo due delle più grandi commedie di tutti i tempi: Top Secret!, dai registi dell'Aereo più pazzo del mondo, è alla 52, mentre This is Spinal Tap ha una release ridicola e si ferma alla 117. Sorte simile per un altro film gigantesco come C'era una volta in America di Sergio Leone, ostacolato da problemi distributivi e rimaneggiamenti vari: è appena alla 107 dietro a Polpette 2: porcelloni in vacanza (106).
Il grande flop
Per ogni low budget che supera le aspettative, c'è un kolossal che le delude. Dune è il nuovo tentativo di Dino De Laurentiis di indovinare il nuovo Star Wars ma, esattamente come Flash Gordon quattro anni prima, incassa meno del previsto (30 milioni su un budget di 40). Per piacere... non salvarmi più la vita unisce le due principali action star dell'ultimo decennio, Burt Reynolds e Clint Eastwood: incassa decentemente (38 milioni su 22) ma sotto le previsioni, e finisce per azzoppare la carriera di entrambi e anche sostanzialmente impedire che Stallone e Schwarzenegger commettano lo stesso errore nei decenni successivi (lo faranno, ma aspetteranno di essere entrambi disperati / sulla soglia della pensione). Va male anche uno dei miei film preferiti di sempre, l'ambizioso Strade di fuoco di Walter Hill (posizione 90, 8 milioni su 14 di budget). Il 1984 è inoltre l'anno in cui Hollywood decide di lanciarsi sul cinecomic al femminile, con risultati tragici: Supergirl (posizione 66) costa 35 milioni e ne incassa 14, Sheena la regina della giungla (104) ne costa 25 e ne incassa 5. Non aiutava che fossero entrambi semi-orribili, chiaramente diretti e marketizzati da gente senza le idee chiare. Supergirl fra l'altro stronca sul nascere il primo tentativo di DC CineUniverse...
Ma il flop più grosso della stagione è di nuovo di Coppola: Cotton Club (38), storia inventata ispirata dal noto locale jazz di Harlem e i suoi controversi rapporti con la mafia, costa ben 58 milioni e ne incassa soltanto 26. La colpa se non altro stavolta non è di Coppola, ma di chi stava preparando il progetto prima di lui: Robert Evans, storico produttore di Il padrino e Chinatown che inizialmente voleva esordire alla regia, e i fratelli Doumani, proprietari di casinò a Las Vegas, che ci mettono $30 milioni e in qualche modo complicano i procedimenti invece che semplificarli, inimicandosi gli altri partner. Coppola da parte sua agisce unicamente su commissione e salva il film dalla tragedia totale, tirando fuori un'opera generalmente apprezzata dalla critica i cui incassi sarebbero stati tutto sommato decorosi se il budget si fosse mantenuto su livelli adeguati.
Il tema dell'anno
Da questo numero mi lancio in un'azzardatissima nuova voce della scheda e dico che il tema più interessante del 1984 è la violenza gratuita. Abbiamo già accennato di come Indiana Jones e i Gremlins provocarono la nascita di un nuovo divieto "di mezzo", il PG-13, per via di un tono da film per famiglie punteggiato da scene più forti di quanto quel tipo di target fosse abituato. Ma anche All'inseguimento della pietra verde ha improvvise esplosioni di violenza che oggi non riterremmo tonalmente giustificate, pure alcune scene di Ghostbusters potevano spaventare più del previsto, e persino Beverly Hills Cop aveva conquistato un pubblico trasversale impostando una routine da comico classico – le imitazioni, le improvvisazioni, gli scherzi – su una trama da poliziesco serio (fu sulla mancata intesa su questo equilibrio che Stallone abbandonò il progetto). Fra tutti questi film, Indiana Jones fu l'unico a sentirsi danneggiato al botteghino da tali scelte, e nel film seguente abbassò il volume.
E in Italia?
Più forte di tutti è Non ci resta che piangere, che straccia Ghostbusters e Indiana Jones e rimane per oltre un decennio il film più visto di tutti i tempi nel nostro paese. Beverly Hills Cop è decimo, mentre compaiono comunque in Top 10 altri due film stranieri semi-ignorati negli USA: uno è La storia infinita, al quinto posto; l'altro è La signora in rosso, scritto, diretto e interpretato da Gene Wilder, negli USA un insipido 41esimo posto, da noi dritto all'ottavo a sottolineare un curioso interesse nostrano per le storie di uomini di mezza età che cuccano top model (sì il "curioso" è sarcastico).