La prova del tempo: 1981, quando I predatori dell'arca perduta dominava la classifica
Nel nuovo appuntamento con la rubrica Plus sul box-office, analizziamo i grandi successi del 1981, a partire dai predatori dell'arca perduta
I predatori dell’arca perduta - $212,222,025
Sul lago dorato - $119,285,432
Superman II - $108,185,706
Arthur - $95,461,682
Stripes - Un plotone di svitati - $85,297,000
La corsa più pazza del mondo - $72,179,579
Momenti di gloria - $58,972,904
Solo per i tuoi occhi - $54,812,802
The Four Seasons - $50,427,646
I banditi del tempo - $42,365,581
Se Star Wars era nostalgico delle avventure spaziali alla Flash Gordon, I predatori dell’arca perduta faceva la stessa cosa con i serial d’avventura degli anni ‘30: saltava l’origin story catapultandoti nel mezzo dell’azione, mischiava la nostalgia con un approccio postmoderno. Entrambi erano sostanzialmente gli Stranger Things dell’epoca, meno pretestuosi e soprattutto confezionati da veri fuoriclasse. Le storie più divertenti sulla sue creazione – divertenti vere, mica “Indiana è il nome del cane di George Lucas” – riguardano i vari passaggi di sceneggiatura in cui si cercava di rendere il protagonista intrigante affibbiandogli anche lati di personalità negativi, dall’alcolismo alla profanazione di tombe, passando per l’unico dettaglio controverso di cui è rimasto un vago accenno anche nel prodotto finale, quando Marion gli dice “Ero una bambina. Ero innamorata. Era sbagliato e lo sapevi”. La maggior parte dei critici rimase conquistata, ma non mancò chi gridò alla ruffianata senza coraggio. All’epoca i film avevano ancora una distribuzione tendenzialmente più rilassata: I predatori aprì appena una settimana prima del candidato principale alla vittoria finale, Superman II, che a sua volta apriva in contemporanea a un altro pezzo forte della stagione come La corsa più pazza del mondo con Burt Reynolds. I predatori rimase dietro per qualche settimana, e infine battè entrambi in lenta rimonta rimanendo in Top 10 per ben quaranta settimane di fila.
Al quarto posto, Arthur fu il successo a sorpresa che regalò a Dudley Moore il ruolo iconico – soffiato a John Belushi grazie al successo di 10 – del miliardario simpaticamente alcolizzato che deve scegliere fra i soldi e il vero amore per una cameriera interpretata da Liza Minnelli.
Al quinto posto, Stripes capitalizzava sul successo della nuova ondata di comici lanciata da Animal House e il Saturday Night Live più di quanto avessero fatto i Blues Brothers l’anno prima, e in particolare presentava già mezzo cast di Ghostbusters (Murray, Ramis) diretto da Ivan Reitman.
Il già citato La corsa più pazza del mondo, sesto posto, è l’ennesima commedia action piena di stunt dell’accoppiata Burt Reynolds / Hal Needham, stavolta con un cast di stelle che include Roger Moore, Dean Martin, Sammy Davis Jr e un uso criminale di Jackie Chan. Poco sotto Roger Moore porta in Top 10 anche il suo nuovo James Bond, Solo per i tuoi occhi, che in confronto al precedente esagerato Moonraker è un ritorno alla sobrietà.
Al settimo posto Momenti di gloria si salva dall’oblio puramente grazie a una delle più famose, onnipresenti, copiate parodizzate e abusate colonne sonore di tutti i tempi, che per quasi un decennio fece sembrare Vangelis il nuovo Mozart.
Se poi lo chiedete a noi, trovare un concentrato di autentica fantastica follia come I banditi del tempo di Terry Gilliam al decimo posto è una delle più belle e imprevedibili storie di Hollywood di sempre.
I dimenticati
È una grandissima gara all'oblio fra Sul lago dorato e The Four Seasons.
Sul lago dorato è quello che a Hollywood ti spiegano essere l’esatto contrario di ciò che fa i soldi al botteghino: un film con due protagonisti anziani. Tranne che ovviamente i soldi li fa se i due anziani sono Henry Fonda e Katharine Hepburn, specie se Henry ha con sé anche la figlia Jane. L’attrattiva era tutta lì: venite a vedere due attori giganteschi in quella che facilmente sarà la loro ultima grande passerella, in una grande storia di sentimenti, matrimoni lunghi, vita vissuta e caratteri difficili e bisticci coi figli che si risolvono in un legame rafforzato. Fu di Jane Fonda l’idea, dopo aver assistito all’opera teatrale originale ed essersi rispecchiata nella storia. Oltre che a incassare una quantità spropositata di soldi, Sul lago dorato finì per vincere tre Oscar (Fonda, Hepburn e la sceneggiatura), ma avere un target medio coetaneo dei suoi protagonisti non aiutò a farlo ricordare a lungo.
The Four Seasons è invece l’esordio come autore completo di Alan Alda, all’epoca popolare protagonista della serie tv M*A*S*H, per raccontare di tre coppie di quarantenni borghesi che vanno in vacanza insieme abitualmente una volta per ogni stagione e dell'improvviso gravissimo imbarazzo quando uno di loro divorzia per mettersi con una ragazza più giovane, ah lei non capisce il dramma signora mia. Insomma, è tipo quando Zack Braff mollò Scrubs per rifare L’ultimo bacio di Muccino. Alda era una specie di Woody Allen meno intellettuale e psicanalitico ma più politico e moraleggiante: The Four Seasons colse di sorpresa ma rimase il suo unico exploit commerciale, per cui entro la fine del decennio rinunciò ad ogni velleità ritornando a fare esclusivamente l'attore.
I sottovalutati
Subito fuori all’11esimo posto si segnala Scontro di titani, ultimo epico giro di gloria per i leggendari effetti speciali in stop motion di Ray Harryhausen. Sparsi per il resto della classifica, nelle posizioni più disparate, una serie di cult niente male: Excalibur (posizione 18), La pazza storia del mondo (19), Un lupo mannaro americano a Londra (23), 1997: Fuga da New York (32), L’ululato (41), Scanners (53). Zeffirelli coinvolge un’ancora minorenne Brooke Shields in qualcosa di un po’ più raffinato di Laguna blu e incassa la metà (Amore senza fine, posizione 22). Il pubblico continua a ignorare qualsiasi cosa Sylvester Stallone faccia fuori da Rocky (I falchi della notte alla posizione 50, Fuga per la vittoria alla 63). Infondo alla classifica troviamo un piccolo caso curioso che segnò a sua modo l’inizio di un’epoca: spinta dall'improvviso successo del libro The Fifty Worst Movies of All Time di Harry Medved e Randy Dreyfuss e del suo sequel The Golden Turkey Awards, la Paramount recuperò dai suoi archivi e ridistribuì in sala Glen or Glenda (1953), dando ufficialmente inizio alla leggenda di Ed Wood Jr come peggior regista di tutti i tempi, e inaugurando il movimento di rivalutazione cult dei film “brutti".
Il grande flop
Non ce lo perdoneremmo mai se non citassimo Roar, film animalista per famiglie ambientato – e realmente girato – fra 150 leoni, tigri, leopardi, pantere ed elefanti non ammaestrati. Costò 17 milioni e ne incassò 2, ma costò soprattutto 70 persone all’ospedale a livelli di gravità che andavano da ferite superficiali a scalpo e gola aperta. Non sto scherzando.
Ma il flop più grosso dell’anno fu Honky Tonk Freeway (in Italia, per motivi imperscrutabili, Crazy runners - quei pazzi pazzi sulle autostrade). Ambiziosa satira su un paesino che dipinge tutte le sue case di rosa per attirare turisti dalla superstrada, fu inspiegabilmente affidata a un regista a digiuno di commedie (il John Schlesinger di Un uomo da marciapiede e Il maratoneta) e a un cast corale senza vere star in cui il volto più noto era il fratello di Jeff Bridges. Per qualche motivo poi si ritrovarono tutti d’accordo che per rendere l'idea servivano stunt complessi e centinaia di comparse (nonché dipingere per davvero un paese di rosa), e il costo finì per lievitare a 25 milioni facendolo diventare la commedia più costosa di sempre. Stroncato da recensioni eufemisticamente perplesse, ne incassò appena due e fu ritirato dalle sale. Fruitville, in Florida, rimase con gran parte delle sue case dipinte di rosa per decenni.
E in Italia?
Celentano (Innamorato pazzo) non si batte. Ma sapete cos’altro non si batte? In mancanza di Brooke Shields 15enne che scopre il sesso in un’isola deserta in Laguna blu abbiamo pensato di non fare gli schizzinosi, ci siamo rivolti in Francia, ci siamo accontentati di Sophie Marceau 14enne che scopre il sesso a scuola in Il tempo delle mele, e l’abbiamo fatto trionfare al secondo posto. Al terzo posto c’è Sordi con Il marchese del grillo, il che significa che per la seconda volta di fila il grande classico che ha vinto il botteghino americano da noi è fuori dal podio al quarto posto. E a parte Bond, l’unico altro film anglofono a districarsi in una classifica monopolizzata da commedie nostrane (ci sono due film con Pozzetto e due con Abatantuono) è Excalibur.