La prova del tempo: 1979, quando Kramer contro Kramer dominava la classifica

Nel nuovo appuntamento con La Prova del Tempo analizziamo i successi del 1979, quando Kramer contro Kramer dominava la classifica americana

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  1. Kramer contro Kramer - $106,260,000

  2. Amityville Horror - $86,432,520

  3. Rocky II - $85,182,160

  4. Apocalypse Now - $83,471,511

  5. Star Trek - $82,258,456

  6. Alien - $80,931,801

  7. 10 - $74,865,517

  8. Lo straccione - $73,691,419

  9. Moonraker - Operazione spazio - $70,308,099

  10. Ecco il film dei Muppet - $65,200,000

Ci credete?

Kramer contro Kramer.

Oggi stiamo qua a fare i film coi supereroi che salvano interi pianeti, nel '79 dovevano subito rifarsi gli occhi dopo il primo Superman per cui la classifica di fine anno l'ha vinta il classico Film Dossier di Canale 5, quelli che una volta li davano al mercoledì in prima serata, poi spostarono al pomeriggio dopo Beautiful... Oggi purtroppo non so. Negli USA ci sono ben due canali rivali dedicati quasi esclusivamente a questo tipo di cose: Hallmark Channel e Lifetime Channel. Si specializzano in film mirati a casalinghe borghesi, con trame che rispecchiano e celebrano valori classici (vi basti sapere che entrambi sfornano ogni anno almeno cinque/sei love story ad ambientazione natalizia) o diffondono paranoie di vario genere – dal dramma al thriller pieno – in cui la vittima nel 98,5% dei casi è il nucleo famigliare tradizionale, con sottoinsieme del 56% su queste nuove generazioni di giovani che non si capisce come ragionano e da quali pericolosissime mode si fanno irretire. Kramer contro Kramer, oltre che un noto scioglilingua, è ovviamente un prodotto un po' più prestigioso di così: tratto da un popolare romanzo di Avery Corman, vanta la regia di Robert Benton (che, cosa buffissima, era fra gli sceneggiatori di Superman) ma soprattutto una coppia formata dalla superstar Dustin Hoffman e da Meryl Streep al suo primo ruolo da protagonista. La storia vede affrontare il tema del divorzio, delle convenzioni di ruolo, dell'impatto sui bambini, in un periodo in cui questi argomenti erano al centro di grandi scossoni culturali: sebbene fosse raccontata con tutta la professionalità e le finezze del caso soprattutto nel presentare con equilibrio il punto di vista di entrambi i litiganti, fu fondamentale riuscire ad attirare il classico pubblico da Hallmark/Lifetime – che nel frattempo leggeva sui giornali anche delle molestie e maltrattamenti sul set di Hoffman ai danni della Streep. Agli Oscar poi fu il raro trionfo totale: film, regia, sceneggiatura ed entrambi i protagonisti (anche se Meryl Streep per motivi imperscrutabili fu considerata non protagonista).

Al secondo posto un caso ben più eclatante: Amityville Horror era tratto da una storia di cronaca, e da un libro di successo, riguardante una famiglia che aveva acquistato la casa in cui era stato commesso il massacro dei De Feo del '74 ed era stata poi costretta a scappare per colpa di una serie di misteriosi eventi sovrannaturali. Non contava grosse star – la coppia protagonista era formata James Brolin (papà di Josh) e Margot Kidder (la Lois di Superman), più un ruolo piccolo ma urlatissimo per Rod Steiger – ma fu il colpaccio per la gloriosa AIP di Samuel Z. Arkoff, dopo 25 anni di carriera e una reputazione di serie B: trascinata dall’irresistibile superstizioso mix tra storia vera e misteri “inspiegabili", otteneva quello che allora era il più grande successo di sempre per una casa indipendente (e lo rimase fino al 1990, quando fu battuto dalle Tartarughe Ninja della New Line). Finì per produrre ben 11 sequel (tutti low cost) e un anonimo remake del 2005 che si può contare fra i circa mille tentativi falliti di lanciare Ryan Reynolds come star prima che finalmente azzeccasse Deadpool. A tutt’oggi, “Amityville” è ancora praticamente sinonimo di “casa infestata”.

Al terzo posto abbiamo Sylvester Stallone che, dopo un paio di film sostanzialmente ignorati dal pubblico, torna fischiettando con Rocky II, stavolta anche diretto oltre che scritto e interpretato. La trama, di nuovo, si specchia con la sua reale situazione del momento: un outsider giunto inaspettatamente al successo si trova a disagio a gestire la fama improvvisa e ritroverà la giusta grinta e concentrazione soltanto rifacendo la stessa cosa che lo aveva lanciato (la rivincita contro Apollo). La critica storce il naso, ma al box office funziona.

Gran terzetto di classici subito sotto: Apocalypse Now è l'attesissimo ritorno di Francis Ford Coppola dopo Il padrino - Parte 2, si presenta con una storia produttiva da incubo e immediatamente leggendaria, e si rivela un ennesimo colpo da maestro; Star Trek è il tentativo di infilarsi nella scia di Star Wars portando sul grande schermo una vecchia serie tv che non produceva nuovi episodi da 10 anni ma godeva di grande popolarità grazie alle continue repliche e al culto creatoglisi attorno. Alien è un successone a sorpresa: descritto come "Lo squalo nello spazio" e lanciato con la tagline "Nello spazio nessuno può sentirti urlare" colpì l'immaginazione del pubblico, lanciò la carriera del 42enne Ridley Scott, ispirò un franchise ancora oggi di grande richiamo e una schiera di imitatori che non dà segni di esaurimento.

E varrebbe la pena citare anche Moonraker, quarto ambiziosissimo 007 con Roger Moore, realizzato in fretta ma con gran dispiego di mezzi per inseguire la moda spaziale alla Star Wars. È il film in cui il franchise molla ogni freno proponendosi come l'avventura più grossa di sempre, come a suo tempo fu Thunderball per Sean Connery. Fu fondamentale per il consolidarsi del brand, ma fu considerato eccessivo sia dal punto di vista dell’azione che dei tocchi di commedia e finì per marchiare James Bond con i suoi aspetti più macchiettistici. Ad oggi è ancora uno dei capitoli più popolari, ma non necessariamente il più amato.

Chiude la classifica il film dei Muppet, i famosi pupazzi della tv creati da Jim Henson, amatissimi anche in Italia anche se non agli stessi livelli degli USA.

10 bo derek

I dimenticati

Nessun titolo particolarmente clamoroso a questo turno. Me ne sono tenuti due, che dipendono dal punto di vista.

Ad esempio: sapete chi è Bo Derek? Se la risposta è no, vuol dire che 10 di Blake Edwards ha esaurito la sua influenza nella cultura popolare, che consisteva principalmente nell'aver trasformato la 23enne modella e moglie dell'attore/regista John Derek in una delle donne più desiderate del pianeta. Il film in sé non era malaccio, e aveva anche il pregio finalmente di distrarre Edwards dalla saga della Pantera rosa, ma aldilà di una sequenza onirica sulla spiaggia fra la Derek e Dudley Moore esaurì la sua fama non appena la carriera di lei sfumò inesorabilmente nel nulla grazie ai film in cui la infilava il marito.

L'altro è Lo straccione, il primo film da protagonista di Steve Martin, ma come per Cheech & Chong nel '78 si tratta più che altro di un film ingiustamente semi-ignorato dalla distribuzione italiana che gode in realtà negli USA di una meritata fama cult. Quasi tutti i primi surreali, geniali film di Martin del resto subirono sorte simile dalle nostre parti, mentre negli USA la sua fama si consolidava e noi sostanzialmente ne sentivamo parlare per la prima volta soltanto dai Tre Amigos di Landis (1986) in poi. Per cui magari vi fa impressione scoprire che incassò più di uno dei film di James Bond più popolari di sempre. Steve Martin, tra l’altro, compare pure nel film dei Muppet.

I sottovalutati

Fuga da Alcatraz è uno dei grandi classici di Clint Eastwood, che però incassò meno di quell'altro film suo dell'anno precedente con l'orangotango: lo troviamo al 14esimo posto. Al 16esimo troviamo Manhattan, uno dei più celebrati capolavori di Woody Allen, che però incassò meno di Polpette, l'esordio da protagonista di Bill Murray. Deludono sia il nuovo film con Barbra Streisand, Ma che sei tutta matta? (The Main Event), che quello con Burt Reynolds, E ora: punto e a capo (Starting Over), entrambi nonostante il loro titolo originale fosse ben più presentabile di quello italiano. Troviamo Il Campione di Zeffirelli al 23esimo posto, e bisogna scendere infine al 28esimo posto per trovare un cult gigantesco come I guerrieri della notte, penalizzato da gravi scontri tra gang fuori dai cinema che spinsero la Paramount a smettere di promuovere il film e non penalizzare chi si rifiutasse di proiettarlo nonostante i pre-accordi.

Il grande flop

Ah beh, facilissimo, è l'anno del leggendario 1941 di Spielberg. Trattavasi di cinica e costosa commedia satirica/catastrofica ispirata da una serie di fatti realmente accaduti: la “Battaglia di Los Angeles” (una sparatoria aerea che si rivelò provocata da un falso allarme), il “Bombardamento di Ellwood” (sottomarino giapponese aprì il fuoco su una raffineria californiana prevalentemente mancando il bersaglio) e le “Zoot Suit Riots” (diverse risse fra soldati americani e hipster neri/messicani). Spielberg era riuscito a farsela finanziare sull’onda dei suoi successi clamorosi, e rappresenta forse ancora tutt’oggi il suo unico atto di pura vanità e sindrome di onnipotenza. Eppure, a essere onesti, non fu vero flop: di certo da un film di Spielberg costato quanto Star Trek ci si aspettava ben di più di un 22esimo posto, ma i costi furono lentamente recuperati, soprattutto una volta che il film fu distribuito in homevideo e (giustamente) rivalutato.

Incassa molto meno del previsto anche Il buco nero, tentativo della Disney di attirare un pubblico più cresciutelo del solito con un’avventura spaziale alla Star Wars ma dai toni più adulti e inquietanti: 35 anni dopo applicheranno il proverbio “se non possiamo batterli, compriamoli”. Peggio andò a Buck Rogers, ma l’investimento fu largamente inferiore per cui nemmeno quello si può considerare flop: vale comunque la pena contare, dopo appena due anni, quanti importanti progetti furono lanciati sulla scia del successo fenomenale del film di George Lucas.

Interessante inoltre notare come i sequel fallimentari fossero più la regola che l’eccezione: sotto il 30esimo posto troviamo La banda delle frittelle di mele 2, Airport ’79, American Graffiti 2 e Il ritorno di Butch Cassidy e Kid (titolo italiano ingannevole per quello che in realtà era ovviamente un prequel). In comune, oltre all’aver incassato molto meno dell’originale, mostrano anche tutti un evidente investimento poco convinto già in partenza che si traduce nella mancanza del regista e di almeno parte del cast originale.

E in Italia?

Kramer contro Kramer imbattibile, la curiosità è che dopo l'accoppiata Celentano - Montesano in Qua la mano (rima cercatissima dal marketing) il podio è chiuso da Manhattan di Woody Allen. Il campione di Zeffirelli da noi entra in Top 10, mentre vengono seppelliti sotto sia Alien che Rocky II.

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