La prima cosa bella fuori dagli Oscar: un commento

La pellicola di Paolo Virzì non è entrata nell'elenco dei nove titoli che concorreranno all'Oscar per il miglior film straniero. Era il candidato giusto? Ed è il caso di vederla come una sconfitta? Di sicuro, polemiche in vista...

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Rubrica a cura di Colinmckenzie

Che dire? Chi scrive non ha visto giusto. Da settembre, ho puntato le mie fiches su La prima cosa bella, prima sperando che fosse il candidato italiano e poi pensando che potesse andare bene.
Ovvio che, sia i pronostici (mi rincuora sapere che anche due importanti colleghi d'oltreoceano li condividevano, Steve Pond e Guy Lodge) che gli endorsement li sbaglia solo chi li fa. Io continuo ad amare il film di Virzì e a trovarlo il miglior titolo (sia a livello artistico, che di gusto dell'Academy, almeno a giudicare le scelte precedenti) da proporre, ma è ovvio che stasera qualsiasi altro candidato (anche 20 sigarette, Baciami ancora o Le quattro volte, che non hanno avuto possibilità reali in fase di selezione) può legittimamente dire "sarei andato meglio io", tanto non avremo mai la controprova.

Detto questo, spero che il resto dell'articolo non verrà visto come una difesa d'ufficio della mia posizione (o, come diremmo a Roma, una 'rosicata'), ma è il caso di segnalare diverse cose interessanti. Intanto, alcune scelte non stupiscono (il sottoscritto ha azzeccato 4 titoli su 9, non male con 65 candidati a disposizione), altre invece sì, in particolare Dogtooth. Ho amato questo titolo, finito al quarto posto della mia top ten 2010, ma mai avrei pensato che sarebbe potuto entrare nella shortlist, considerando quanto è ostico e poco simile all'identikit da film straniero stimato dall'Academy. Evidentemente, sarà stato ripescato dal comitato ristretto, che dopo la prima selezione di sei film ne sceglie tre che ritiene particolarmente meritevoli, anche per evitare figuracce. Probabilmente, in quei tre c'era anche Biutiful, altro titolo che non sembra proprio poter ottenere consensi generali, se non per la prova monumentale di Javier Bardem.

Detto questo, chi volessi avventurarsi nel classico pezzo-editoriale sui 'problemi' del cinema italiano dopo questa 'sconfitta', a mio avviso farebbe meglio a ripensarci. Se veramente dovessimo credere che il giudizio è sull'intera cinematografia e comunque una bocciatura dell'Italia, allora dovremmo pensare di essere (con tutto il rispetto) al di sotto di Algeria e Sudafrica. In realtà, si tratta semplicemente del parere di qualche centinaio di persone, che evidentemente non hanno amato (o non abbastanza, considerando che, come detto, il buzz sembrava positivo) la pellicola di Virzì.

Vogliamo considerarle il verbo e stabilire che il loro giudizio è perfetto, che insomma Virzì era un 'pessimo' candidato? Io non sono d'accordo, ma domani quelli che si dedicheranno a questo sport siano coerenti. Dicano, per esempio, che la Palma d'oro di Cannes, Lo zio Boonmee, considerata un capolavoro da quasi tutti, invece non lo è, considerando che è stata esclusa. O che Uomini di dio (titolo difficile, ma che qualcuno in Italia considerava addirittura il favorito) non vale nulla, perché all'Academy non è piaciuto. Così come non vale nulla la cinematografia francese, visto che dai tempi di Indocina continua a prendere schiaffi agli Oscar. Siamo seri.

Certo, è sicuramente più facile mostrarsi scettici e poi puntare su "io l'avevo detto", visti che i posti sono 9 su 65 e che quindi è difficilissimo per tutti entrare (soprattutto se non hai autori prestigiosi e/o nobilitati ai Festival, che magari possono essere recuperati dal comitato ristretto). In effetti, il problema forse è proprio questo, l'idea che, con tutta questa concorrenza, non comparire nella shortlist sia un peccato mortale, come se un posto ci fosse dovuto automaticamente.

Domani quindi mi aspetto diversi pezzi su "il candidato di Silvio Berlusconi" (mi raccomando, mettere foto di Virzì accanto a una di Ruby), sullo strapotere di Medusa e i poteri forti che dominano il cinema italiano. Senza contare i probabili articoli su "sappiamo fare solo commedie". Oggi, sono io che devo ammettere tranquillamente di aver sbagliato il pronostico. Ma non me ne pento...

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