La paura fa novanta VII, lo special dei Simpson più completo e tematico
Nel canto del cigno degli special di Halloween, La paura fa novanta VII ha mostrato cosa potevano fare quegli episodi
Questo articolo è parte della rubrica Tutto quello che so dalla vita l’ho imparato da I Simpson in cui ogni settimana rivediamo, raccontiamo e celebriamo i 50 episodi della serie che riteniamo più significativi.
La paura fa novanta VII - I Simpson, ottava stagione, episodio 1
MARGE: “Perché mai dobbiamo costruire un fucile laser e puntarlo verso un pianeta che non conosciamo?”
HOMER: “Non prendertela con me. Io ho votato per Kodos!”
Come si presenta un episodio di Halloween dei Simpson riuscito? Al di là delle solite componenti (ritmo, umorismo, capacità di raccontare un pezzo di vita usando il paradosso), quand’è che un episodio di Halloween riesce davvero a sfruttare il proprio formato? Originariamente l’idea era di esplorare il sovrannaturale e far accadere cose impossibili, ma arrivati all’ottava stagione il contenuto comincia a slittare molto più che in passato dall’horror verso la fantascienza. Ai confini della realtà era sempre stata un’ispirazione ma nei suoi episodi più spaventosi, qui invece inizia ad esserlo anche in quelli più suggestivi. Soprattutto qui c’è una coerenza tematica e (in questo caso) politica tra gli episodi.
Inizia tutto con Homer che si brucia un braccio accendendo una lanterna di Halloween e poi la classica sigla. Dismesso ormai da due stagioni l’espediente di collegare i vari episodi con un segmento ricorrente, rimane solo questa intro di pochi secondi. In seguito anche queste verranno archiviate e, in una scelta di minimalismo ad un certo punto anche opportuna, le tre puntate di Halloween saranno semplicemente presentate in fila. In origine però l’apertura di questo special doveva essere un’altra, un po’ più complicata, con il reverendo Lovejoy intento ad esorcizzare Lisa che reagisce come Linda Blair in L’Esorcista, gira la testa di 360° e vomita verso la telecamera. Ad ora questo si trova solo nel DVD dell’ottava stagione.
La puntata che seguirà è forse il canto del cigno degli speciali di Halloween, da qui in poi diventeranno routine, il citazionismo diventerà apertamente parodia di film e serie famose del momento e in mancanza di idee ci si rifugerà in altre epoche. Si preferirà più ricalcare che inventare.
Il mostro ed io è l’episodio più puramente horror in cui Lisa e Bart di colpo si accorgono che i loro genitori gli nascondono un segreto in soffitta. Un segreto nutrito a teste di pesce e che di notte fa rumore guardandoli dal condotto d’aerazione. È una grandissima trovata solo blandamente ispirata ai classici dell’orrore e al tema del doppio (che nel cinema è un’antichissima sorgente di paura a cui già attingevano i tedeschi negli anni ‘20). C’è un gemello di Bart, siamese, separato alla nascita e tenuto nascosto, cresciuto come un mostro e come tutti i gemelli siamesi della finzione è cattivo. Ovviamente. Non è tanto quello a spaventare ma la maniera in cui Homer e Marge fanno finta di niente, non rispondono alle domande e alle curiosità dei figli e trattano con ordinaria noncuranza una creatura che vive in casa con loro. È la forza dell’episodio, far ridere ma avere delle trovate di paura reali, che altrove e con un altro tono, funzionerebbero.
A scrivere c’è Ken Keeler e di puro mestiere lavora più sulla narrazione che sul divertimento. In questo caso non sono le gag a far ridere ma proprio la situazione con i suoi dettagli, dalle teste di pesce come cibo a Homer che dice “Io lavoro tutto il giorno per nutrire 4 figli!” tradendo il segreto. E così quando una sera i genitori non ci sono Bart, Lisa e Maggie vanno in soffitta per scoprire, tra le copie invendute dell’autobiografia di Homer, che la creatura si è liberata. Il dr. Hibbert arriva accompagnato da un tuono a spiegare che alla nascita di Bart c’era un gemello siamese e che i suoi controlli avevano dimostrato che uno dei due era malvagio, così li separarono e con l’altro “facemmo l’unica cosa umana da farsi” e Homer chiude “Incatenammo Hugo in soffitta come un animale nutrendolo con un secchio di teste di pesce una volta a settimana”. Implacabile dopo la prima arriva la seconda battuta, lasciata a Marge “...e questo ha salvato il nostro matrimonio!”.
Lasciato solo in casa Bart incontra Hugo che ha come piano di ricucirsi al fratello (e ha fatto pratica con un ratto e un topo). Mentre Homer rientra dicendo: “Credo di aver visto Hugo all’aeroporto si stava imbarcando per un volo verso la Svizzera”, il dr. Hibbert l’ha già steso con un pugno. Solo a quel punto tutti si rendono conto che c’è stata un’incomprensione alla nascita e il gemello cattivo non era Hugo ma Bart fin dall’inizio. In virtù di questo, per ripagare Hugo, gli fanno prendere il posto di Bart e viceversa. In un finale in piena linea con Ai confini della realtà il protagonista è condannato ad un futuro da incubo.
La vasca della genesi fu scritto da Dan Greaney ed è forse il miglior episodio che abbia scritto in tutta la sua lunga (ma non troppo prolifica) carriera come sceneggiatore della serie. Anche qui è più o meno un’idea originale. C’era stato un episodio di Ai confini della realtà chiamato The Little People su un astronauta che su un asteroide entra in contatto con una razza di persone minuscole ma è chiaro che è solo uno spunto lontano, perché qui il tema è molto più interessante: è una persona che involontariamente si ritrova ad essere venerata come il Dio di una civiltà. Quando il dente di Lisa immerso nella Coca Cola e nei resti del cibo cinese viene attraversato da una scossa di elettricità nasce la vita e già lungo la mattinata passa dall’era primitiva al rinascimento, per poi nella notte superare il nostro tempo e arrivare a sviluppare tecnologia futura.
Dopo che Bart per scherzare distrugge gli edifici e causa disastri schiacciando parti a caso della bacinella, la civiltà ritorna in piedi e organizza una spedizione punitiva con astronavi. Quella scena è il primo esperimento in assoluto di computer grafica all’interno di I Simpson che come già detto sarà ripetuto nella stessa stagione nella puntata del Viaggio misterioso di Homer. È difficile notarlo perché in realtà fu costruito un modello al computer come reference e poi ci fu disegnato sopra, quindi il risultato finale è comunque disegnato in maniera tradizionale, solo potendo contare sull’esattezza della reference al computer. Inizialmente infatti erano le puntate che spingevano sul metafisico e l’immaginario quelle in cui lo staff si sentiva più sicuro di sperimentare piccoli espedienti di computer grafica, in seguito e nelle serie più moderne diventerà una costante.
L’episodio entra nel vivo quando Lisa è attirata nel regno minuscolo e rivela che quello che tutti ritengono il demonio, l’entità superiore che porta morte e distruzione, è suo fratello. La reazione è clamorosa, Dio è il fratello di Satana. Lisa viene messa a confronto con le domande più comuni riguardo la fede (“Perché consenti che le cose peggiori accadano?”) raggiungendo il punto più interessante prima che la scrittura svicoli. Invece che affrontare il fatto che Lisa con il suo temperamento democratico e tollerante sia messa a confronto con le responsabilità e le decisioni di un Dio o la gestione di una società, fa arrivare il distruttore Bart, il quale invece di distruggere presenta il progetto al posto di Lisa alla fiera di scienze e prende il primo premio (momento in cui Skinner ordina a Willy di buttare senza pietà gli altri progetti). Anche Lisa sarà costretta ad un futuro nel regno minuscolo.
Nel terzo episodio infine è il sistema elettorale americano ad essere preso di mira. Scritto da David X. Cohen Cittadino Kang, a detta del suo stesso autore, rompe ogni regola dei Simpson, perché lo aggancia ad un momento storico preciso, le elezioni del 1996, rappresentando i candidati e facendo ironia su temi e situazioni emerse in quegli anni. Non era mai capitato e da lì in poi sarebbe capitato sempre più spesso.
Si tratta di uno dei migliori episodi con Kang e Kodos che per una regola non scritta compaiono in ogni singolo Halloween special dalla seconda stagione (in cui sembra che li vogliano mangiare e invece si scopre che non era così). Alle volte sono protagonisti della trama altre volte magari compaiono solo per un secondo. Non sono mai mancati. I due nascono da un design che ricorda alcuni fumetti della casa EC Comics (in particolare quelli che compaiono nei numeri 6 e 16 di Weird Comics), sbavano mentre parlano, hanno un occhio solo, i tentacoli e sono accompagnati da un loro tema suonato con il theremin. Qui per conquistare la Terra decidono di presentarsi come candidati alla presidenza degli Stati Uniti sostituendosi a Clinton e Dole.
Gli alieni proseguono la campagna elettorale al posto dei veri candidati e nessuno se ne accorge. È il punto di tutta la puntata: cioè che il sistema americano fa sì che al pubblico vada bene chiunque sia in gara e non sia portato a mettere in discussione nulla, nemmeno quando riveleranno la loro identità, il commento di Kang a cui tutti daranno ragione sarà: “Sì siamo alieni, ma che ci volete fare? È un sistema a due partiti, dovete votare per uno di noi”. L’idea stessa di ribellarsi al sistema non è presa in considerazione nemmeno davanti agli alieni.
Il punto di tutto infatti non è come può sembrare una critica ai due candidati (presi in giro con una serie di battute efficaci) ma una critica a come funzionano le campagne elettorali. Due candidati alieni che dicono apertamente che per chiunque dei due si voti il risultato sarà lo stesso non smuovono nulla e anche i media non si stupiscono e reagiscono come al solito. Sembra non esserci niente che possa mettere un bastone fra le ruote della routine elettorale. Solo il fatto che si tengano per mano crea problemi. Insomma non è mai la sostanza è sempre l’apparenza che domina il sistema politico americano, pronto ad accettare tutto.