La notizia della settimana - Che ne sarà di Atlus?
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Le sorti di Atlus potrebbero essere a rischio dopo il cattivo andamento dell'azienda che la deteiene.
In questa settimana è purtroppo giunta una di quelle notizie che nessun giocatore vorrebbe ascoltare. Index Corporation, la società giapponese che controlla Atlus, nota azienda di giochi di ruolo orientali, è entrata nel programma di riabilitazione civile, ovvero una tecnica svolta dal Giappone per affrontare le situazioni di bancarotta delle aziende in difficoltà. La società ha accumulato un grande quantitativo di debiti, circa 34,5 miliardi di yen, ed ora dovrà continuare ad operare con la supervisione delle autorità governative.Cosa succede però in queste situazioni? Di solito operare con la supervisione governativa significa, di riflesso, dover ristrutturare la conformazione aziendale interna in modo tale da risolvere i problemi finanziari. Riorganizzare team di sviluppo, licenziare personale, vendere porzioni di azienda. Sono solo alcuni degli scenari possibili insomma. La preoccupazione che Atlus venga compromessa sono quindi molte, c’è però da dire che, visti i discreti successi dei loro prodotti, sia in occidente che in oriente, Atlus è forse una delle divisioni più sane di Index. Tra le dichiarazioni giunte in questa settimana ci sono anche quelle di Atlus USA, divisione americana che si occupa della localizzazione dei prodotti. A Kotaku i portavoce hanno infatti dichiarato che attualmente Atlus ed i suoi brand non sono coinvolti nelle vicende di bancarotta e che si stanno continuando a svolgere le attività giornaliere senza alcun problema. Rassicurazioni anche per i prossimi titoli in arrivo: Shin Megami Tensei IV e Dragon’s Crown verranno pubbligati negli USA senza problemi, ed arriveranno anche i titoli terze parti che dovevano essere pubblicati ovvero R.I.P.D.: The Game e Daylight. Tralasciando per un istante le questioni tecniche, cosa significherebbe un’eventuale dipartita o ridimensionamento di Atlus? L’azienda è tra le più famose nell’ambito dei giochi di ruolo di stampo giapponese e le sue saghe sono ormai un vero e proprio cult tra gli appassionati del genere. Shin Megami Tensei, la sua serie di punta, è tra le più vecchie attualmente esistenti ed ha più volte gettato standard per il genere durante gli anni. Gli spin off non si sono però di certo fatti attendere: tra i più rinomati ed interessanti vi sono i Digital Devil Saga, apparsi su Playstation 2 e che vantano una trama e setting davvero intriganti, Devil Summoner è invece una saga più orientata all’azione e dalle tinte storico-noire, c’è stato addirittura un MMORPG chiamato Imagine, mentre i Devil Survivor per Nintendo DS hanno esplorato il genere dei JRPG tattici. La saga spin off per eccellenza però, la costola più famosa degli Shin Megami Tensei, è senza ombra di dubbio Persona. Giunta al quarto episodio con Persona 4, i suoi punti di forza sono sempre stati una trama molto intricata ed un cast di personaggi di prim’ordine. Persona 4 Golden, riedizione dell’originale per PS Vita, si può considerare infatti uno tra i migliori giochi di ruolo giapponesi degli ultimi tempi, questo grazie anche ad un gameplay solido ed interessante. Tra le uscite Atlus si annoverano poi titoli non appartenenti all’universo di Shin Megami Tensei: la saga Etrian Odyssey, Dragon’s Crown, Code of Princess, Catherine ecc sono solo alcuni esempi di come il parco dei prodotti Atlus sia sfaccettato e molto vario. Una sua dipartita segnerebbe quindi un grandissimo lutto nel mondo del gaming: nonostante non possa concorrere con colossi come Electronic Arts o Ubisoft, Atlus costituisce uno dei pochi porti sicuro per produzioni di un certo genere, produzioni assolutamente di nicchia e che rischierebbero di venire schiacciati in contesti aziendali differenti. Atlus più che un’azienda è un simbolo che sta a rappresentare una fetta ben precisa del mondo videoludico, quella dei JRPG duri e puri, dei prodotti fuori di testa come Catherine o delle meraviglie visive in due dimensioni dei Vanillaware. Quel Giappone videoludico che ultimamente sta perdendo smalto e, cosa ben più grave, anche identità in favore di canoni e stili più anonimi ed occidentalizzati. Il nostro augurio è quindi quello che si salvi senza accusar alcun colpo.