La Minaccia Fantasma, 20 anni fa George Lucas tentava di monetizzare il culto di Guerre Stellari

In questo giorno del 1999 usciva nelle sale italiane La Minaccia Fantasma, il primo atto di monetizzazione del culto di Guerre Stellari

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Identificato spesso come il “peccato originale” della LucasFilm (anche se prima ci sono le edizioni rimasterizzate della trilogia originale), La Minaccia Fantasma è stato il primo momento in cui George Lucas ha deciso di smettere di sfruttare Guerre Stellari in quanto film di successo con sequel di successo e di iniziare a sfruttarne il culto.
La differenza sta nel fatto che fino a quel momento Guerre Stellari era stata per lui una vacca da mungere senza limiti. Come noto aveva iniziato a vendere il merchandising prima dell’uscita del film per aiutare a finanziarlo e non aveva più finito. Quelli che poi sarebbero diventati Episodio 4, 5 e 6 sono stati sfruttati senza alcun limite da tutti i punti di vista, dai cuscini fino ai pupazzetti, dagli speciali fino ai cartoni.
Ciò che diede vita alla nuova trilogia però era qualcosa di leggermente diverso e ha avuto conseguenze imprevedibili.

L’idea è del 1993, quando partì ufficialmente la lunghissima preproduzione, 4 anni prima di andare sul set nel 1997. A scatenare in Lucas la voglia di rimettere mano e completare idee avute già all’epoca della prima trilogia fu l’uscita nel 1990 di una trilogia di romanzi di Timothy Zahn e dei fumetti della Dark Horse su Guerre Stellari, quello che fino a prima dell'acquisizione da parte della Disney era noto come “universo espanso”. Quel successo di settore aveva mostrato a Lucas come non solo la popolarità della sua creazione fosse molto grande ma come ci fosse una grande sete di espansione dell’universo e delle sue storie. Guerre Stellari nel tempo era passato dall’essere una serie di film popolarissimi come altri ad essere un piccolo culto. In un’epoca pre-internet in cui questo culto non era coordinato e conscio di sé, indizi come la buona riuscita dell’universo espanso erano tutto.

Lucas si mette così alle redini di una carovana che era già partita per conto proprio e impone il suo diritto di prelazione con una forte sterzata riguardo toni, idee e valori che non erano coincidenti con la lettura che moltissimi fan avevano fatto della serie. In buona sostanza dalla nuova trilogia era evidente Lucas non la pensasse come i fan riguardo quali fossero gli elementi di fascino delle sue storie.
Eppure La Minaccia Fantasma è ad oggi uno dei film più precisi, ritmati e cinematograficamente corretti di George Lucas. Meno inventivo e più maldestro di Episodio IV era però molto più calibrato sul piano della potenza produttiva, un film che incrocia 5 linee di trama, diversi personaggi e ne fa un grandissimo racconto storico. A differenza della prima trilogia l’attacco di questa nuova sembrava Guerra e Pace per uso dei costumi e incrocio tra piccole storie e la grande storia della nascita dell’Impero.

Con impeccabile spunto commerciale il personaggio più carismatico della prima trilogia (Darth Vader) diventa il protagonista della seconda con le sue origini. Bambino biondo e angelico, predestinato a portare equilibrio nella forza, su cui incombe un’ombra nera, unito a Obi Wan Kenobi da giovane e a tutto quello che poi verrà. Sulla carta era la scelta perfetta e anche le nuove aggiunte come Darth Maul e la sua doppia spada laser o Qui-Gon Jinn e quel fantastico duello finale tra loro con un ritmo continuamente interrotto, distinto tra calma del secondo e rabbia del primo, sono grandi pezzo da Guerre Stellari, pura avventura e culto della Forza.

Quello che semmai funzionava poco non fu una serie di scellerate decisioni riguardo il character design dei personaggi digitali (Jar Jar Binks in testa ma anche i mercanti di Tatooine caratterizzati con tratti ebraici non sono il massimo), unita all’idea di cambiare l’approccio visivo. I Guerre Stellari erano film esotici pieni di avventure molto scarni dal punto di vista dei set. La seconda trilogia invece è il contrario: ricchissima in costumi, ambienti, sfarzo e città digitali del futuro è il canto di un passato mitico della galassia che tuttavia cozza con il “futuro” (cioè la trilogia originale) che non ci era mai stata presentata come una distopia o un luogo di povertà e disperazione (quel che si capiva era che solo Tatooine era così).
I primi tre film non sono fantascienza, sono fantasy con astronavi, sono storie di cavalieri bianchi e cavalieri neri, maghi, principesse, regni minacciati, mostri e una specie di magia travestita da animismo. La seconda trilogia voleva essere un compendio di storia.

Paradossalmente è stata la complessità a fornire una pessima fama al film. La grande contraddizione era, come ebbero a criticare addirittura anche I Simpson con un episodio interamente dedicato alla nuova trilogia, voler cavalcare il culto ancora vivo ma anche rivolgersi ad un pubblico diverso da quello della trilogia originale. La Minaccia Fantasma introduceva l’idea di aggiornare Guerre Stellari ad un target più adulto, chi era bambino a fine ‘70 o comunque qualcuno che potesse apprezzare la politica della galassia. Invece di una schematizzazione molto semplice (buoni vestiti di bianco, cattivo con casco nero, principessa in pericolo, castello minacciato da un’arma potente), i nuovi Guerre Stellari venivano concepiti come dei romanzoni in costume, nei quali l’azione aveva egual parte rispetto alle trame politiche di un sistema che non conosciamo e che non è mai stato d’interesse. Anche il titolo passò da The Beginning (centrato su Anakin) a La Minaccia Fantasma (centrato su Palpatine) ribadendo la centralità dell’intrigo politico.

Come ampiamente noto e documentato nel bel documentario The People vs. George Lucas, l’onda di sdegno fu clamorosa. Così ampia, forte e potente da travolgere tutto, marchiando con il segno d’infamia quei film, senza considerare che invece, scelte scellerate a parte, La Minaccia Fantasma era un capitolo di grande precisione di scrittura, dotato di un numero di ottime idee paritario a quelle più discutibili (come i midi-chlorian e la cristianizzazione della mitologia della Forza).
L’esigenza di trasformare il culto per i suoi film in denaro spinse Lucas ad ampliarli ancora di più, a non voler degli altri capitoli ma un’espansione non diversa da quei romanzi e quei fumetti che l’avevano ispirato, solo che la direzione era la sua, era nuova e a troppi non suonava per niente Guerre Stellari.

Continua a leggere su BadTaste