La migliore interpretazione dell’anno?

Tutti parlano di Leonardo DiCaprio, Will Smith o Forest Whitaker, ma forse la performance più impressionante del 2006 è stata fornita da un attore semisconosciuto in Italia e protagonista di un film a bassissimo budget…

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Si tratta di Ryan Gosling in Half Nelson. Dopo un’infinità di lavori da ragazzino (soprattutto in televisione) e una particina ne Il sapore della vittoria, Gosling è emerso prepotentemente all’attenzione della critica e degli addetti ai lavori nel 2001, quando la sua fenomenale interpretazione di un ebreo neonazista (no, non è un errore di battitura) in The Believer gli è valsa unanimi (e meritatissimi) riconoscimenti. Peccato che da noi il film l’abbiano visto quattro gatti.
Stranamente, anche la pellicola più popolare di Gosling, Il romanzo della nostra vita (The Notebook) in Italia non è assolutamente conosciuta, nonostante un ottimo successo negli Stati Uniti e numerosi riconoscimenti da parte dei premi giovanili (tra cui anche il titolo di ‘miglior bacio’ agli Mtv Movie Awards, da condividere ovviamente con la protagonista Rachel McAdams).

Ora, Gosling è il protagonista di Half Nelson, una pellicola costata una miseria (700.000 dollari) e che fortunatamente ha già recuperato ampiamente il suo budget (è intorno ai 2.700.000 incassati finora). Gosling interpreta Dan Dunne, un insegnante di storia poco ortodosso, non solo per come comunica con la sua classe, ma anche per la sua dipendenza dalla droga, che sta diventando sempre più grave. Quando una sua allieva lo scopre in uno stato non proprio brillante, i due instaurano uno strano rapporto di amicizia, reso ancora più complesso dal fratello di lei, che è in realtà lo spacciatore dell’insegnante.
Il solito stereotipo del drogato, che tanto piace ai critici e ai giurati dei premi più importanti? Decisamente no, perché Gosling evita accuratamente questi rischi. Ovviamente, ci sono momenti in cui il suo stato mentale e fisico non è propriamente ottimale (d’altronde, strafarsi di cocaina non è il miglior modo di rimanere lucidi), ma è soprattutto la sua interpretazione in momenti normali a stupire. Sebbene utilizzi qualche tic riconoscibile (come una mano che passa sulla faccia spesso), Gosling esprime sul suo volto tutta l’incredibile gamma di stati d’animo che prova. Riesce così ad essere buffo, drammatico, ironico, arrabbiato, depresso e sicuro di sé nello spazio magari di mezzo minuto. E, soprattutto, dà vita ad un ritratto credibile di persona con problemi di droga. Insomma, non ci si concentra soltanto sulla sua dipendenza, ma anche sulle sue idee, senza per questo far finta che le droghe lo rendano un personaggio affascinante e/o che non modifichino il suo modo di essere. Ci sono, infatti, almeno un paio di momenti ben orchestrati, in cui è impossibile per il pubblico approvare il modo di fare del personaggio, qualsiasi siano le ragioni della sua condotta.

Nel suo lavoro, Gosling è perfettamente supportato da una coprotagonista notevole, Shareeka Epps, che mette in mostra un’energia e una forza decisamente notevoli. La vedremo il prossimo anno nel sequel di Alien Vs. Predator, ma speriamo anche in qualche altro film di questo livello.

E bisogna dire che, a differenza di altri prodotti di questo genere, Half Nelson è diretto discretamente. Ryan Fleck è un nome da tenere d’occhio, se non altro per come riesce ad utilizzare spesso la macchina a mano senza farti venire la nausea e per almeno una scena onirico-realistica di pregevole fattura verso la fine del film.

Francamente, devo ancora capire come i giurati dei Golden Globes siano riusciti a non nominare Ryan Gosling. Comunque, dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo ruolo (e sperando che gli Oscar facciano giustizia), Gosling ha deciso di fare il grande passo e di impegnarsi nella regia. Il prossimo anno, infatti, racconterà la storia dei bambini-soldati ugandesi, girando con delle autentiche vittime di questa esperienza direttamente in Africa. Non vedo l’ora...

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