La leggenda di Frozen: com'è nata la fiaba della buona notte in VR in arrivo su Disney+

Abbiamo incontrato i realizzatori di La leggenda di Frozen, il cortometraggio pensato per la VR e in arrivo il 26 febbraio su Disney+

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Da sempre Disney concentra le proprie sperimentazioni nei cortometraggi, e negli ultimi anni la major ha aperto un fronte anche nel mondo della VR. Il 26 febbraio uscirà su Disney+ un nuovo cortometraggio ambientato nell'universo di Frozen pensato e studiato per la realtà virtuale, ma riadattato poi al 2D per la distribuzione sulla piattaforma streaming: si tratta di La leggenda di Frozen (in originale Myth: a Frozen Tale), abbiamo avuto modo di vederlo e di seguire la presentazione dei Walt Disney Animation Studios assieme al regista Jeff Gipson, al produttore Nicholas Russell e alla scenografa Brittney Lee.

La leggenda di Frozen è ispirato alle ambientazioni, ai temi e ai personaggi elementari introdotti in Frozen 2, ed è ambientato ambientato in una foresta incantata al di fuori di Arendelle. Una riunione di famiglia per una serata di favole della buonanotte è il pretesto per un'avventura in un mondo colorato e mitico nel quale facciamo un incontro ravvicinato con il Nokk (uno spirito dell’acqua sotto forma di un possente cavallo), con Gale (lo spirito del vento giocoso che può manifestarsi come una leggera brezza o una forza furiosa simile a un tornado), i Giganti della Terra (le creature massicce che formano le rive rocciose dei fiumi e sono capaci di un’intensa distruzione al risveglio) e lo Spirito del Fuoco (una salamandra veloce e mutevole di nome Bruni). Nel racconto, gli spiriti prendono vita e scopriamo il mito del loro passato e del loro futuro, intrinsecamente legato a quello del mondo di Frozen.

Proprio perché pensato per la VR, e quindi per l'esplorazione, il corto è un tripudio di immagini, colori e suoni: la narrazione è legata a ciò che succede nell'ambiente, e l'adattamento 2D riesce a restituire (anche se solo in parte) la sensazione di esplorazione.

Durante l'incontro con la stampa la scenografa Brittney Lee ha spiegato di essersi ispirata ai grandi artisti degli Studios (Eyvind Earle, Mary Blair e Michael Giaimo) e al suo stesso stile, molto caratteristico, basato su vere e proprie "illustrazioni scultoree" fatte con il cartoncino:

L'estetica da fiaba della buona notte, come se fosse letta in un libro illustrato tridimensionale, mi ha subito catturata perché mi è assolutamente affine. Ho chiesto di lavorare al progetto, e ho iniziato subito a riflettere sulla maniera adatta per stilizzare questo mondo in maniera da renderlo da un lato coerente con Frozen, e dall'altro autonomo. Ecco quindi che abbiamo deciso di guardare alle stesse ispirazioni di Frozen: i lavori di Eyvind Earle per La bella addormentata nel bosco, soprattutto per l'eleganza del linguaggio delle forme, molto grafico e stilizzato. Peraltro le foreste sono predominanti in quel film, e noi abbiamo utilizzato quegli artwork per "incorniciare" lo spazio.

Anche nello sviluppo degli spiriti abbiamo deciso di spingerci un po' oltre rispetto a quanto fatto da Frozen 2, proprio perché avevamo la scusa di trovarci in una specie di fiaba. Ecco quindi che ogni spirito ha il suo linguaggio di forme e colori, espandendo quanto elaborato in Frozen 2. Inoltre abbiamo aggiunto il quinto spirito, e volevamo che rappresentasse tutti e quattro gli elementi combinati, con un effetto prismatico. È un bel modo per mostrare come tutto sia bello quando le cose funzionano e riescono a combinarsi.

Un aspetto particolarmente complicato è stato cercare di far immergere da subito gli spettatori nella foresta, pur mantenendo un'estetica da libro tridimensionale. Ecco quindi che abbiamo scelto fin dall'inizio di presentare gli alberi in primo piano come fossero delle silhouette, e ciò che era più distante come fosse illuminato e colorato. Come una sorta di scena teatrale. Inquadrare in questo modo i monoliti e gli spiriti li ha valorizzati focalizzando perfettamente l'attenzione su di loro.

Ne La leggenda di Frozen, forme e musica (scritta da Joseph Trapanese) danzano insieme e portano avanti la storia. Non c'è da stupirsi, quindi, che un'altra fonte d'ispirazione sia stato il capolavoro del 1940 Fantasia, come ha raccontato il regista:

Volevo ispirarmi sulla storia della Disney Animation e la sua ricca eredità, in cui animazione tradizionale e musica si fondono. Parlo di Fantasia, della sequenza degli elefanti in Dumbo, Musica maestro, Pierino e il lupo. Ho sempre amato l'animazione che si sposa con la musica. Volevo portare questa tradizione nel nuovo medium della realtà virtuale, coinvolgendo i motori grafici in real time e creando qualcosa che desse la stessa sensazione.

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Tutto questo nasce da una storia molto personale nella memoria del regista:

Il primo film che ho diretto è stato Cycles, il primo corto VR della Disney, di cui abbiamo prodotto una versione in 2D per Disney+ su Short Circuit. Jennifer Lee, co-regista e sceneggiatrice di Frozen e Frozen 2 oltre che nostro Chief Creative Officer, mi ha chiesto se ero interessato a creare qualcosa in VR su Frozen, un corto in real time. Volevo creare qualcosa che rendesse giustizia al film. Così ho iniziato a pensare ad alcune delle cose che mi hanno ispirato maggiormente mentre crescevo. Amo le fiabe della buona notte: mentre i genitori te la raccontano, la tua mente vaga e ti addormenti. Mio padre ci raccontava sempre una storia ambientata nel 1860: la mia famiglia abitava a una giornata di viaggio da Kansas City, Missouri. Era il selvaggio West, loro lavoravano in una fattoria. All'epoca quando vedevi due persone a cavallo che si avvicinavano da lontano, non potevi sapere se erano buoni o cattivi. Spesso qualcuno si fermava alla fattoria, beveva dell'acqua e andava via. Un mio avo e i suoi amici avevano una decina di anni. Un giorno stavano giocando e videro avvicinarsi due figure a cavallo: sempre più vicini, sempre più vicini. Si nascosero tra gli arbusti, e quei figuri arrivarono esattamente dove i ragazzi avevano legato i loro ronzini. I cavalieri scambiarono i loro destrieri con quelli dei bambini, i quali corsero spaventati a verificare cosa fosse successo. In realtà li avevano cambiati con cavalli migliori, lasciando una nota: "Grazie per i cavalli, ragazzi. JJ" Ovviamente erano le iniziali di Jesse James.

Ricordo come mi faceva sentire quella storia. Il senso di meraviglia, queste figure leggendarie del West che interagivano con la mia famiglia... una vera ispirazione. Quando si è trattato di pensare a La leggenda di Frozen, ho riflettuto su quali fiabe della buona notte potrebbero essere raccontate ad Arendelle. Ho pensato agli spiriti elementari, che sono una parte fondamentale della cultura in Frozen 2.

L'intero cortometraggio è basato su un dualismo, sulla contrapposizione tra due stati, cosa che si riflette prima di tutto nella diversa stilizzazione dell'animazione: la famiglia che vediamo all'inizio è realizzata con uno stile molto simile a quello di Frozen e Frozen 2, mentre la fiaba ha uno stile tutto suo molto più bidimensionale e dinamico. Gli stessi spiriti vengono rappresentati con una sorta di dualismo intrinseco:

Una cosa unica in La leggenda di Frozen è il dualismo di ciascuno spirito, cosa che abbiamo voluto evidenziare nel design. Una versione equilibrata rappresentava lo spirito "felice", e una versione in cui mancava l'equilibrio rappresentava qualcosa di molto più drammatico. La salamandra è un ottimo esempio, da questo punto di vista, perché quando diventa una furia lo fa in maniera ancora più drammatica che in Frozen 2. Nel caso del Nook, diventa molto più oscuro per rappresentare l'inondazione imminente. Quando è calmo, invece, è molto più etereo.

Alcuni aspetti del corto sono molto più evidenti nella versione VR, ovviamente, come l'imponenza dei giganti di pietra, come ha spiegato Jeff Gipson:

Il corto è stato creato per la realtà virtuale e ci è stato utile per sperimentare nuovi strumenti come il cosiddetto Swoop, in particolare con lo spirito Gale. Lo Swoop permette a un animatore di essere presente nello spazio virtuale e animare il sentiero di Gale, che è lo spirito del vento. In contemporanea, l'animatore ascolta la musica, ed è come se ballasse con i controller in mano per creare un sentiero che venga seguito da Gale, per poi animarlo, il tutto in tempo reale.

Quasi 100 artisti hanno lavorato a La leggenda di Frozen, che è il secondo cortometraggio realizzato in VR in tempo reale presso i Walt Disney Animation Studios. Un corto sperimentale che però permetterà allo studio di fare passi avanti non solo a livello tecnologico, ma anche espressivo e narrativo, fornendo nuovi strumenti che verranno utilizzati poi nei futuri lungometraggi Disney.

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