La filosofia dietro la vendita dell'anima di Bart Simpson

La puntata in cui Bart Simpson vende la sua anima non è una religiosa ma anzi un percorso di purificazione che mostra l'etica laica della serie

Critico e giornalista cinematografico


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La filosofia dietro la vendita dell'anima di Bart Simpson

Questo articolo è parte della rubrica Tutto quello che so dalla vita l’ho imparato da I Simpson in cui ogni settimana rivediamo, raccontiamo e celebriamo i 50 episodi della serie che riteniamo più significativi.

Qui trovi la lista completa.

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Bart si vende l'anima - I Simpson, Settima stagione, episodio 4

MARGE: “È quasi come se ti mancasse qualcosa, qualcosa di importante?
BART: “Come se non avessi un’anima?”
MARGE: “HAAHAHAH! Bart, tesoro, tu non sei un mostro!”

bart anima rema

Alla settima stagione di I Simpson un episodio in cui viene venduta l’anima già c’era, era il quarto special di Halloween, quello in cui il diavolo ha le fattezze di Ned e Homer vende la sua anima per una ciambella. Nella puntata intitolata Bart vende la sua anima può sembrare che accada la medesima cosa ma in realtà l’evento è diametralmente opposto. È in realtà la storia di cosa sia necessario che Bart faccia per riacquistarla, di fatto maturandone una. È un coming of age, sostanzialmente, un racconto in cui Bart passando attraverso delle peregrinazioni forma una parte di quello che è. Tutti la chiamano anima ma l’episodio fa molta attenzione a mettere in chiaro che non necessariamente è un concetto religioso.

Eppure tutto ha origine in chiesa con uno degli scherzi migliori di Bart (subito dopo quello di agitare così tanto la birra di Homer che quando la apre esplode tutto). Sostituire gli inni da cantare con In-a-gadda-da-vida di Iron Butterfly. Sia l’organista che i fedeli ricevono spartiti e parole di quella canzone, un classico del rock psichedelico (e quando si accorge di cosa è successo il reverendo Lovejoy dice “questo mi pare rock e/o roll!”). Gran scherzo che prolunga la canzone per venti minuti con assoli di organo e candele in aria come fossero accendini. La scelta è perfetta ed è un classico caso di incidente che porta ad una soluzione migliore di quella originale. La prima scelta infatti era Jesus He Knows Me dei Genesis ma per problemi di diritti dovettero ripiegare su questo brano meno noto eppure più pregnante.

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Dunque subito la puntata attacca con il più classico dei peccati di Bart, che gli frutta una punizione. Non resistendo alle minacce di inferno infatti Milhouse fa la spia finendo anche lui punito assieme a Bart. Mentre puliscono le tube dell’organo della chiesa i due litigano per la soffiata e Bart rimprovera Milhouse di essersi spaventato per questioni sceme come l’anima, che non esiste.

in a gadda da vida candele simpson

Milhouse prima dà una risposta geniale, chiede cioè perché mai la chiesa dovrebbe mentire, cosa avrebbe da guadagnarci? E la regia di Wes Archer stacca sul reverendo nella stanza accanto che rovescia i cestini con le offerte dei fedeli in una macchina contasoldi. Tanto basta. Poi, in un classico momento di kids’ culture, quando cioè I Simpson espongono quel tipo di conoscenze, modi di ragionare e consuetudini che hanno un senso solo nel mondo dell’infanzia, Milhouse spiattella delle credenze tra il pagano, il favolistico e il religioso su come funzioni l’anima. Bart ride di lui e finisce che Milhouse per sfidarlo propone di comprare la sua anima per 5$. Scrivono su un pezzo di carta “Anima di Bart” e la transazione è fatta.

anima bart

Inizia qui il grande viaggio di Bart che rispetto a quello introspettivo e psichedelico di Homer nel deserto dopo aver mangiato un peperoncino piccantissimo, è una vera Odissea alla ricerca di sé nella città, tra la gente, svantaggiato e massacrato dall’indifferenza di un mondo specialmente notturno, che è indifferente alle sue tribolazioni come fosse il protagonista di un film neorealista italiano. Il referente dichiarato in realtà è Fuori Orario di Martin Scorsese, specie per la terribile notte di passione di Bart, ma in generale tutta la puntata lo mette a confronto con un senso di vuoto e di mancanza che in molti sentono. L’anima e la realizzazione di non averla è una scusa, il sentimento basilare è il sentirsi incompleti.

La puntata è scritta da Greg Daniels il quale, ironia della sorte (ma nemmeno troppo), come prima puntata mai scritta per la serie lavorò a Il diavolo e Homer, quella della vendita dell’anima. Ha sceneggiato pochi episodi ma ha lasciato un grande segno (è anche l’autore di Tempo e punizione di un altro speciale di Halloween molto importante ad esempio). Lui voleva un episodio sul razzismo a Springfield ma fu rigettato, allora ripiegò su un episodio che gli era effettivamente capitato da piccolo. Aveva davvero comprato le anime di compagni di scuola a pochi centesimi e poi, d’accordo con dei bulli che avrebbero fatto pesare tantissimo la cosa a chi l’aveva venduta, la ridava indietro ad un prezzo maggiorato. Lo fece diverse volte fino a che non realizzò che quel business lì, quello delle anime, era esattamente quello che fa Satana. L’unico altro che conoscesse impiegato nel ramo.

dinosauro lisa

Con i 5$ guadagnati Bart compra dei dinosauri di gomma da gonfiare con acqua che immagina faranno un grande scherzo a Lisa. Non è così e lei, la parte razionale del cast, una volta informata della provenienza dei soldi mette in chiaro che ciò di cui parliamo non è qualcosa di solo religioso. Bart l’ha venduta perché non ci crede ma Lisa gli spiega che l’anima è il simbolo di tutto ciò che di buono c’è dentro di noi. Non è solo uno strumento delle religioni organizzate ma anche un concetto che fa riferimento all’atteggiamento che effettivamente le persone hanno e quindi una parte di ognuno.
Accade così che progressivamente vediamo che Il piccolo aiutante di Babbo Natale ringhia a Bart, le porte automatiche che si aprono per tutti non lo fanno per lui, il suo alito non lascia un alone sul vetro e alla fine Grattachecca e Fichetto non lo fanno ridere e nemmeno gli scherzi che mettono in ridicolo Homer. Si convince così davvero di aver perso qualcosa.

porta automatica simpson

Prima di andare a letto la madre non credendo a quel che gli dice ironizzerà sul fatto che sicuramente lui un’anima ce l’ha perché “mica sei un mostro”, lasciandolo con grande scelta di regia al buio con i consueti occhi che rimangono aperti, simbolo eterno di solitudine e disperazione notturna. Un incubo chiuderà la partita. Bart sogna di essere solo in pigiama in un paesaggio da Purgatorio in cui tutti sono accoppiati ad una versione quasi trasparente di sé, la propria anima, tutti tranne lui (e infatti Milhouse sta con la sua anima e quella di Bart), tutti remano verso una specie di città di smeraldo di Il mago di Oz e Bart non ci riesce finendo a svegliarsi con il più classico degli urli.

bart rema simpson

Non era contento per niente di quella sequenza Wes Archer, il miglior regista che abbia mai lavorato a I Simpson. Non ne era contento come non era contento della resa di tutta la puntata. Le anime dovevano essere trasparenti ma l’informazione non arrivò correttamente agli animatori e così furono colorate di uno strano blu e poi anche la resa di un altro luogo della puntata lo lasciò scontentissimo.

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La taverna di Boe riadattata a Mangiatoia per famiglie dello zio Boe era secondo lui venuta male. La trama secondaria infatti è quella della nuova grande aspirazione di Boe (che già nella terza stagione aveva trasformato il suo locale grazie al successo del suo cocktail il Flambè Boe), scatenata dall’arrivo nella taverna della famiglia Hibert che vorrebbe pranzare lì ma al solo aprire la porta e vedere la disperazione si spaventa e se ne va. Questo fa riflettere Boe e lo spinge a rischiare e cambiare tutto aprendo quello che in quel periodo andava tantissimo: un ristorante per famiglie all american.

Boe luce del giorno

Il modello ufficiale è la catena Chili’s, che addirittura Wes Archer e gli animatori si andarono a studiare sul campo, ma molte altre avevano visto una rapida espansione dei loro ristoranti negli anni ‘90 come TGI’s Friday. Erano in realtà una maniera per allargare il bacino di luoghi in cui bere. Utilizzando un marketing diverso, arredo completamente diverso, nomi accattivanti e un’apparenza innocua e amichevole avevano riciclato la vendita di alcolici a pratica da domenica a pranzo (originariamente infatti la catena TGI Friday nasceva come bar per appuntamenti). Boe rifà tutto l’interno e cambia utenza con massima disperazione di Barney. Acquista anche una friggitrice dell’esercito perché in pieno stile Chili’s friggono praticamente tutto. Adotta claim simpatici e un nome strano (quelli valutati e scartati fanno morire “Il magico risciò di Boe Tse Tung”, “La pentola a pressione di Bomba Boe sbomballato”) e fa di sé un personaggio simpatico. Solo che poi deve anche reggere questa finzione.

mangiatoia dello zio boe

Sembra una trama completamente slegata da quella di Bart (e nei fatti lo è), ma in realtà anche Boe vende la sua anima. A differenza di Bart però lui non lo fa per noia e provare che non esiste, lo fa per avere di più, si snatura per ingrandire il suo bacino di affari. Ma non può cambiare la propria essenza.
“Qui per te sai chi c’è?/Lo zio Boe guarda un po’/complimenti per la scelta/Lo zio Boe pensa a te/ soltanto a te” è la cantilena umiliante che si condanna a recitare ogni volta che c’è un compleanno portando in testa un cesto incandescente di patatine fritte. Il massimo dell’umiliazione per lui che è un violento e un bastardo, l’incarnazione dell’anima nera di Springfield, pronto a sostenere le cause peggiori con le ragioni più ignoranti. Disposto a tutto per soldi.

lo zio boe simpson

In un momento in cui le due trame si incrociano e la famiglia Simpson è a pranzo alla Mangiatoia (e Marge come da manuale rimane sorpresa e divertita di dettagli kitsch e banali come un coccodrillo con gli occhiali da sole o un cartello stradale in interno appesi alla parete), Lisa forza la crisi interiore di Bart e pregando, lei che non crede ma sostiene un sano scetticismo, sottolinea più volte che tutti hanno un’anima fino a che il fratello cede e scappa. Scappa a casa di Milhouse per riavere la sua anima solo per trovare un uomo in uno scafandro che gli dà una risposta eccezionale: “Colui che chiami Milhouse se n’è andato” e poi, levatosi lo scafandro e svelato che è solo un disinfestatore, aggiunge: “è andato a casa di sua nonna” - “Aveva con sé un foglio di carta?” chiede Bart “Oh sì, non si dimentica una cosa del genere!” gli risponde. Inizia l’Odissea notturna.

bart bici notte

Non è chiaro dove abiti la nonna di Milhouse ma è lontanissimo, in una parte metropolitana di Springfield nella quale Bart incontra un mezzo della pulizia stradale che gli sfascia la bici ridendo, salvo poi finire nelle scale per la metropolitana, e poi si imbatte nella macchina del commissario Winchester alle prese con un matto, nella quale avvicina Ralph per offrirsi di comprare la sua di anima salvo scappare una volta illuminato dalla torcia (che rivela degli occhi sottili da rettile) e scomparire in una nuvola di fumo come il mostro che è diventato.

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È tutto un incubo lunghissimo che termina nell’appartamento della nonna di Milhouse. La quale ha solo due battute ma da morire. Quando sente bussare dice al padre: “Visite a quest’ora? Componi “11” e quando te lo dico io componi il “3”!” e poi quando Bart e Milhouse discutono su che fine abbia fatto la sua anima sull’uscio urla: “Milhouse chiudi la porta che esce il caldo!”. Per Bart è questione di vita o di morte ma tutti se ne fregano.

spazzion simpson

In realtà l’anima Milhouse l’ha venduta all’uomo fumetti e così Bart si accampa fuori dal suo negozio tutta la notte per essere lì al mattino quando apre. Vedendolo l’uomo fumetti gli precisa subito che il firmacopie di Blondie (che in originale è un’altra striscia a fumetti americana poco nota Hi and Lois) è stata spostata allo Springfield Coliseum, come se fosse una roba da adunate di massa. E poi dopo, una volta scoperto che anche lui non ce l’ha perché l’ha venduta a qualcun altro, Bart batte la testa e l’uomo fumetti gli chiede di non farlo perchè in quella vetrina c’è un raro numero di Betty Boop in cui consiglia ad un’amica di suicidarsi. Anche lì non era Betty Boop in originale ma un altro fumetto americano da noi non noto che è Mary Worth, strip story di genere soap opera.

bart rettile

Sconsolato Bart torna a casa e qui c’è un grosso buco di trama. La sorpresa sarà che nella disperazione finale riavrà la sua anima perché l’acquirente misterioso è Lisa che l’ha comprata per lui. Solo che non è spiegato come faccia Lisa a sapere che l’anima di Bart era in vendita nell’Antro dell’androide. Potrebbe averglielo detto Milhouse ma non sono chiari nemmeno i tempi, quando sarebbe accaduto tutto questo? Al ristorante quando provocava Bart già lo sapeva?
Ovviamente non è molto importante, lo è di più il fatto che lei nel ridargliela gli spieghi che secondo molte filosofie l’anima va conquistata “pregando, meditando e soffrendo” proprio come ha fatto lui. È la battuta che mette fuori gioco qualsiasi lettura religiosa ed espone il vero senso della puntata, cioè un processo di costruzione del sé e di maturazione di un’etica personale tramite la dedizione.

boe soldi simpson

Anche perché dall’altra parte il business di Boe si trasforma in fallimento quando dopo ripetuti maltrattamenti da parte dei suoi clienti e non sopportando i bambini alla fine, Boe, scoppia al solo sentire una bambina piccola con gli occhi grandi pronunciare male “denti” (“Mi fanno male i duenti”) e la insulta davanti a tutti, scatenando indignazione. Servirà a poco cercare di rimediare in extremis con una nuova offerta: “quando lo zio Boe ti minaccia hai diritto ad una bistecca di pesce gratis!”.

Le tribolazioni di Bart l’hanno purificato e gli hanno donato qualcosa di simile ad un’anima, quelle di Boe invece lo hanno punito. Il desiderio di Bart di conquistarsi qualcosa che hanno tutti è stato ricompensato, mentre quello di Boe di avere di più lo ha portato al fallimento.

Del resto se c’è una filosofia che scorre lungo tutta la serie è la maniera in cui i personaggi contornati da piaceri superficiali e scorciatoie in ultima analisi tendano sempre inconsciamente verso il bisogno di qualcosa di più profondo.

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