La battaglia dell'aeroporto segna la distanza tra cinema e fumetto Marvel | Un film in una scena
La battaglia dell'aeroporto di Captain America: Civil War segna la distanza tra il cinema e il fumetto. Spiega come la Marvel lavora e innova
I Marvel Studios sono, a questo punto del percorso, pienamente consapevoli delle proprie possibilità. La guerra dell’infinito, è ormai da tempo nella mente di Kevin Feige e sta per entrare in sviluppo. Sanno cosa ci aspetta: due film dal respiro epico, con un numero sconfinato di personaggi. Il pubblico li intravvede e li desidera. Ma è ancora presto, e l’universo deve ingranare ancora qualche marcia prima di andare al massimo della velocità. È così che, contrariamente al suo corrispondente fumettistico, la Civil War dell’ MCU stupisce e si riduce di scala. Meno personaggi, meno ambienti, meno scontri all’ultimo sangue.
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Sono tre-quattro le grandi scene d’azione che caratterizzano Captain America: Civil War, una di queste è indubbiamente la più memorabile: la scena dell’aeroporto. È in quel momento, quando gli eroi sono schierati in fila uno contro l’altro, che la Marvel ha evidenziato la grande differenza tra il funzionamento del suo universo cinematografico e quello fumettistico.
Non c’è mai stata una vera e propria identificazione pedissequa nelle storie su carta. Ma, al contempo, nulla sarebbe potuto esistere senza quel retroterra di continue sperimentazioni, tentativi, fatte da anni e anni di storie, stili e interpretazioni differenti. Il lavoro degli sceneggiatori e dei disegnatori è una base da cui partire (in cui ci sono tutte le soluzioni, come dice Feige).
Per fare un esempio: la celebre scena della fuga di Captain America nell’albo di Civil War, è stata usata dai Russo in Captain America: The Winter Solider.
Non c’è traccia di un momento simile in questo film. Eppure la copertina del numero sette del fumetto è stata ripresa quasi pedissequamente nel climax di Captain America: Civil War (come potete vedere in cima all'articolo)
Nella scena dell’aeroporto vediamo le due fazioni schierate. E confrontare le scelte fatte dai personaggi cinematografici, rispetto ai corrispettivi cartacei, permette di fotografare il lavoro di restyling fatto sul grande schermo.
La fazione di Captain America
Il cambio di casacca più clamoroso nel fumetto fu proprio quello di Peter Parker \ Spider-Man. Un personaggio molto distante rispetto a quello visto nel film (più vicino invece a una sorta di versione “ultimate”, scritta da Brian Michael Bendis). L’Uomo Ragno, nei fumetti, inizialmente era vicino a Tony Stark, credeva nel progetto della registrazione tanto da rivelare al mondo la sua identità segreta. Venne poi tradito nelle promesse da Stark. Zia May venne ferita da un sicario e Peter disertò, andando a combattere per Captain America. Impensabile, per il giovane introdotto in questo film, una simile presa di coscienza. Anzi, all’opposto di quello dei fumetti, il Peter cinematografico deve ancora crescere, capire i suoi poteri e adempiere alle proprie responsabilità.
Nick Fury, che nelle tavole ha sostenuto il Capitano, nel film è assente. Si introduce Pantera Nera che, accusando Bucky dell’omicidio del padre, ha cercato in ogni modo di evitarne la fuga. Nella storia di Mark Millar invece T’Challa sta dalla parte di Steve Rogers ed è contrario all’atto di registrazione, dopo un iniziale titubanza che si è tradotta in neutralità.
Quello tra Visione e Scarlet Witch è, retroattivamente, uno degli scontri più dolorosi visti in Captain America: Civil War. Sappiamo grazie a WandaVision quali sono state le conseguenze sulla psiche di Wanda. È lei che è odiata dal mondo. È lei che si sente eccessivamente protetta da Visione… tanto da vederlo come il suo aguzzino. Nei fumetti entrambe le figure non vengono particolarmente problematizzate e combattono nella fazione dei contrari all’atto di registrazione.
Il team Iron Man
Vedova Nera in Captain America: Civil War fa quello che nei fumetti faceva l’Uomo Ragno: inizialmente a fianco di Tony Stark, dubita del suo ruolo fino a “tradire” lasciando fuggire Steve Rogers e Bucky. Mark Millar l’ha scritta invece fianco a fianco con Iron Man. La differenza qui sta nel turbolento passato di Natasha. Scopriremo maggiormente in Black Window, ma a questo punto del viaggio è già chiaro che la Vedova Nera deve qualcosa a Clint Barton. Il suo personaggio vede la famiglia sgretolarsi ed è l’unica, mentre le due fazioni si corrono incontro, ad attaccare solo per evitare danni maggiori.
È il segno di una scrittura sottile, ma efficace, che attraversa i molti film (e i pochi momenti di screen time) in cui compare il personaggio. La Vedova Nera dei fumetti è invece molto meno legata al suo passato e ancora più fedele alla sua missione di spia.
Ma non è tutto: a stravolgere ancora di più i due gruppi di antagonisti è la posizione di Ant-Man. Pro Cap fino al midollo (è un grande fan di Steve Rogers nel film), nei comic book è invece a favore della registrazione dei superesseri. C’è da dire anche che, nei fumetti di Civil War, il costume è vestito da Hank Pym (e non Scott Lang) il quale è addirittura uno degli estensori della legge. Pym è un personaggio ambiguo, spesso capace di alti atti di eroismo ma anche di inquietanti bassezze umane. Assai diverso dallo scienziato portato al cinema da Peyton Reed.
Quando in Captain America: Civil War si vedono i due gruppo di eroi fronteggiarsi, la Marvel porta a compimento diverse storyline. Capiamo in quel momento quanto tutto l’universo cinematografico sia una variazione sul classico con una forte identità propria. È in quel momento che appare la bravura degli sceneggiatori dello studio. Quando riusciamo a intravvedere delle situazioni note, delle trame ispirate ad altro con inquadrature e momenti che sembrano arrivare dalle pagine stampate. È come se guardassimo un grande quadro dove possiamo riconoscere qualche tratto e colore, ma la figura che ne esce è totalmente inedita.