Julianne Moore e i titoli in cui "è finocchia"
L'attrice americana attacca le frasi omofobe di Silvio Berlusconi, ma al Giornale e a Libero non la prendono bene. Questo e altri articoli degni di Quinto Potere dal Festival di Roma 2010...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Iniziamo da due errori miei, fatti peraltro nello stesso giorno e nello stesso articolo, il primo dal Festival di Roma. Intanto, ero talmente poco informato sulla regista di Last Night Massy Tadjedin da pensare che fosse un uomo. Inoltre, ho parlato di Quartier Lointain come di un "Ritorno al futuro in salsa francese", peccato fosse belga...***E veniamo ai pezzi più interessanti di oggi. Julianne Moore, protagonista de I Ragazzi Stanno Bene,non apprezza (neanche fosse l'unica al mondo) le parole di Silvio Berlusconi sui gay e i giornali di destra non la prendono bene. Cinzia Romani sul Giornale sostiene addirittura che la Moore "discrimini il premier Berlusconi, reo di eterosessualità conclamata". Poooooovero. Ma anche il resto è notevole: "L'unica star della moscia giornata festivaliera numero sei è in quota lesbo-chic onde ottenere un'immediata riconoscibilità all'interno del sistema hollywoodiano al collasso. Dove, comunque, la lobby LGBT fa sentire la sua influenza. Altri titoli, in cui la Moore è finocchia?". Che dire? Mi lascia sempre perplesso quando si parla di lobby così potenti, peraltro in scenari poco chiari (Hollywood è al collasso? Mah...). Certo, il termine 'finocchia' sempre più adatto a una discussione da bar che al quotidiano fondato da Indro Montanelli. Personalmente, mi chiedo se invece di difendere l'indifendibile e di lamentarsi di presunte discriminazioni contro l'eterosessualità (che sarebbero un po' strane da parte della Moore, sposata con un uomo), non sarebbe meglio certe notizie sgradevoli evitarle del tutto e far finta che non esistano. Già che ci siamo, la Romani (e chi ha deciso il titolo del suo pezzo del 29 ottobre) ci fa capire benissimo cosa succede (o non succede) alla fine di Last Night. Grazie di tutto!
Curiosamente, anche Libero sembra molto colpito dalle pellicole omosessuali e così Camillo Langone invita a disertare le sale con frasi come queste:Mentre voi credete di assistere a un innocuo spettacolo vi verranno somministrate forti dosi di propaganda; innanzitutto propaganda omosessualista, di quell'ideologia seconda la quale omosessuale è meglio (non uguale: meglio).
Però mi sono bastati pochi minuti per capire che era solo uno specchietto per le allodole. Checché ne dicano gli addetti ai lavori, “Quella sera dorata” è focalizzato su due sodomiti attempati e panciuti che passano il tempo a sbaciucchiarsi: sono loro i personaggi positivi della vicenda, mentre tutti gli eterosessuali di contorno risultano irresponsabili e inaffidabili.
E dai e dai, grazie a film del genere, Nichi Vendola è diventato la speranza della sinistra. Si sbaglia chi pensa che il catto-abortista pugliese sia stato lanciato da Cossutta e Bertinotti: sono stati Pedro Almodovar e Ferzan Ozpetek. Sappiatelo: se vi siete messi in fila per Tutto Su Mia Madre o per Le Fate Ignoranti, indipendentemente dal vostro voto avete contribuito alla causa vendoliana.
Di sicuro, non accetto lezioni di vita da un'attrice, la Moore, che ha avuto non so più quanti mariti: avessi il suo curriculum, più da mantide che da donna, eviterei di presentarmi al mondo con il ditino alzato.
A questo punto, mi sento di dire che Langone è fin troppo cauto nei giudizi. In realtà, sono convinto che la propaganda per Vendola l'abbiano incominciata negli anni trenta registi omosessuali come George Cukor (Scandalo a Filadelfia, Donne, Incantesimo) e James Whale (Frankenstein), con il consenso entusiasta del pubblico americano dell'epoca, che non vedeva l'ora di tirare la volata a un comunista gay nel 2010. E per quanto riguarda la 'mantide' (ma perché non 'maiala' o 'bagascia'? Secondo me suonava meglio), vive attualmente con il suo secondo marito: per caso Langone non ama le persone che si sposano due volte? Seriamente, se per criticare presunte pellicole a tesi (la famiglia con due mamme de I Ragazzi Stanno Bene è tutt'altro che un idillio, anzi) si risponde con articoli con tesi fantasiose, forse c'è qualcosa che non va in un certo giornalismo italiano...
***Diversi giornali non hanno recensito The Social Network. Evidentemente, alcuni hanno deciso che si possa aspettare la data di uscita, tra una settimana, per pubblicare i loro pareri. Però, se volete recensioni di Five Day Shelter, Gangor o Poll (tanto per citare tre titoli non proprio popolarissimi), vi arrivano fresche fresche. Spiegatemelo voi le scelte di certe redazioni, io ci rinuncio...
E a questo proposito, molti giornalisti (praticamente tutti) hanno preso per vero il racconto di David Fincher in The Social Network e hanno sparato l'idea che Facebook sia nata da una delusione amorosa di Zuckerberg, mollato dalla ragazza, e quindi come sistema per rimorchiare. Sembra proprio che la nostra intellighenzia non legga più il New Yorker, altrimenti saprebbe che Zuckerberg ha la stessa ragazza dal secondo anno di università, nel 2003, mentre Facebook è arrivato online a febbraio del 2004. Peraltro, nell'articolo si smentisce l'ossessione di Zuckerberg per le società esclusive di Harvard. Non è detto che tutto quello che esce sul New Yorker debba corrispondere per forza alla verità, ma pensare che Sorkin e Fincher siano preoccupatissimi di dar vita a un racconto reale al 100% è ovviamente ingenuo.
***Il 3 novembre, sul Secolo d'Italia c'è un esaustivo articolo su Carlos. Nulla di male, anzi, se non fosse che il giorno prima non è stata effettuta la proiezione al Festival di Roma per problemi tecnici, cosa che nel pezzo non viene detto. Straniante...
***Enfatica la Gazzetta dello Sport, che si riferisce alla pellicola su Dylan Dog: "Per la prima volta nella storia del cinema, un film americano uscirà prima in Italia che negli Usa". La stessa cosa la dice Repubblica, quindi punterei su qualche agenzia stampa fantasiosa. E neanche avessero detto il primo blockbuster americano, no, proprio il primo film americano e basta. E il recente Iron Man 2, arrivato da noi una settimana prima che oltreoceano? E i film veneziani (come per esempio Somewhere e The Hurt Locker), che escono spesso subito in Italia e poi negli Stati Uniti?
***Andrea D'Addio su Liberal ci regala la battuta finale di I ragazzi stanno bene, che non sarà stupefacente come quella di A qualcuno piace caldo, ma che potrebbe essere piacevole scoprire in sala...
***Lietta Tornabuoni sulla Stampa ci deve raccontare tutta, ma proprio tutta la storia di Burke & Hare. Non sia mai che non la scopriamo dalla sua penna e dobbiamo aspettare di andare al cinema...
***Nel pezzo su Animal Kingdom pubblicato dal Corriere della Sera, Valerio Cappelli ci regala un pesante spoiler sul destino di un personaggio. Era necessario? No, ovviamente, a meno che non sia diventato un requisito per scrivere sui quotidiani...
***E a proposito di rassegne cinematografiche, Gloria Satta, dal Festival di Abu Dhabi, ci regala questa rivelazione fulminante all'inizio del suo pezzo:
Primo festival in un Paese arabo, nuovi applausi. Dopo venezia, Miral convince anche il pubblico di Abu Dhabi.
"Anche"? "Anche"? Ma se Miral a Venezia è stato massacrato dalla stampa italiana ed estera, soprattutto da parte di chi ha visto una pellicola simile, ma di ben altro livello, Incendies? Segue pezzo ultrabuonista su Freida Pinto e la sua interpretazione. Mah...
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