Joss Whedon dal 2008 al 2012, i 5 anni che hanno definito l'autore moderno

Da autore tv di nicchia a regista e sceneggiatore per internet e poi del blockbuster per definizione, in 5 anni Whedon ha segnato tutti i media audiovisivi

Critico e giornalista cinematografico


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SUPER BAD – Dal 3 luglio al 4 settembre i supereroi conquisteranno la Casa del Cinema presso Villa Borghese a Roma

The Avengers (2012) di Joss Whedon: venerdì 31 luglio, ore 21.30, proiezione gratuita alla Arena Casa del Cinema, Roma (Villa Borghese)

La Marvel ha cercato a lungo un Joss Whedon, qualcuno cioè di noto ma non troppo, una star di nicchia del mondo del cinema che avesse di suo una naturale inclinazione verso quel tono e quel taglio che la società aveva deciso di dare ai propri film. Nell’autore di Buffy i Marvel Studios hanno trovato la concentrazione di tutto quel che serve: scrittore come regista, abile manipolatore di registri (dal drammatico a soprattutto l’ironico) come profondo conoscitore dei fumetti e delle loro dinamiche, sofisticato direttore di attori (spesso non eccellenti nelle produzioni Marvel). Non sorprende che il risultato del loro incontro sia uno dei film più rischiosi e contemporaneamente più riusciti nel genere dei supereroi.

Ma più che di Avengers ciò che colpisce è il periodo della vita di Whedon in cui è arrivato. Dal 2008 al 2012 il regista e sceneggiatore è stato l’autore centrale da seguire. Era difficile capirlo sul momento, con il senno di poi però è evidente che in quei 5 anni ha incarnato il prototipo dell’autore moderno, ha attraversato i 3 media audiovisivi fondamentali, ha sfruttato al meglio i loro 3 linguaggi sia per fini personali che per progetti industriali, trovandosi all’intreccio di diversi cambiamenti. Guardando a quel che ha fatto Joss Whedon in quel periodo si ha una foto chiara di cosa sia (o meglio cosa possa essere) un cineasta oggi, di cosa stesse cambiando e in che maniere.

Il quinquennio inizia nel 2008 con lo sciopero degli sceneggiatori americani, quello che bloccò show televisivi, serie tv e film per parecchi mesi e a cui ovviamente Whedon aderì. All’epoca il video in rete era una realtà emergente a cui nessun professionista pensava ma siccome lui e il fratello non avevano voglia di rimanere con le mani in mano, e siccome una delle idee dello sciopero era di dimostrare alle major che gli autori di Hollywood potevano fare a meno di loro, i due Whedon decisero di fare una webserie. Il risultato è Dr. Horrible Sing-along blog, 3 puntate con gli amici Neil Patrick Harris, Felicia Day e Nathan Filion, una webserie musical su un villain dei fumetti. Rimane ad oggi uno dei progetti commerciali per la rete più redditizi (Whedon creò un impero di merchandising a seguito del successo), nonchè una delle webserie più belle di sempre. Seguiva la moda dei supereroi e contemporaneamente la superava a destra, aveva una scrittura divertita e sofisticata e addirittura alla fine cercava oltre al riso un po’ di tristezza. Semplicemente perfetto e whedonesque. La cosa più bella è che poi, anni dopo, confesserà che la Marvel paga talmente poco che lui ha fatto più soldi con Dr. Horrible (di cui possiede tutti i diritti, incluso merchandising) che con Avengers.

Poi tra il 2009 e il 2011 è arrivato Dollhouse, due stagioni tra la fantascienza e (di nuovo) un tono fumettistico in pieno stile Whedon. Nello stesso periodo scrive un episodio di Astonishing X-Men e prende confidenza con il mondo del lavoro Marvel, dirige una puntata di Glee e realizza tutto il commento al DVD di Dr. Horrible. Cantato! Serie tv a parte (che assorbe buona parte delle sue energie) si trastulla con un’infinità di piccoli progetti. Scrive, dirige, prende parte, dà una mano anche al documentario sul Comic-Con di Morgan Spurlock comparendo tra gli intervistati e dicendo alcune tra le cose più interessanti in assoluto sui nerd, su quel tipo di fandom e sul mondo che gira intorno a quelle storie. Sono tre anni di transizione in cui Whedon è ovunque e da nessuna parte e in cui soprattutto prepara il suo incredibile 2012.

Nell’anno in cui secondo i Maya doveva finire il mondo, confluiscono 3 progetti a loro modo giganteschi, il primo dei quali è Avengers. Il film che (fattualmente anche se non tecnicamente) chiude la prima fase del Marvel Universe, il primo grandissimo crossover cinematografico, uno degli sforzi di scrittura e di equilibrio più duri del suo genere. Whedon fa convivere tutti, non sacrifica nessuno, esalta la squadra, diverte gli spettatori e si conferma il bello che non impegna, capace di lavorare sugli occhi lucidi e le grasse risate e di dire la sua su personaggi già ripassati da molti autori (non è forse il suo il miglior Hulk? Non dà il meglio con lui Tony Stark? L’autorità che ha nei suoi film Capitan America non è la più cristallina?).
Eppure nello stesso anno esce anche Quella casa nel bosco, scritto da Whedon, film che fa quel che sembrava impossibile dopo Scream: rivoltare come un calzino, un’altra volta, il cinema dell’orrore. Di nuovo diverte e non impegna, dice molto ma senza credersi nessuno. Nel medesimo anno di quell’impresa titanica che è Avengers Whedon realizza anche questo piccolo gioiello destinato a rimanere a lungo.
Ultima chicca dell’anno è un progetto personale, girato con il piglio dell’esordiente, senza riguardo per il pubblico, in fretta e a stretto contatto con gli attori: Molto rumore per nulla, adattamento molto fedele da Shakespeare, tutto in bianco e nero.

Quel che tutto ciò rispecchia è il nuovo ruolo degli autori come Whedon, divisi tra il massimo del commerciale (Avengers) e le possibilità del nuovo cinema indie a bassissimo budget, digitale da distribuire in rete oppure borderline con il commerciale, oppure ancora totalmente autarchico. Il modello-Whedon di quei 5 anni rimane insuperato per completezza ma è ad oggi la regola per molti.

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