Jonathan Demme: cinque momenti di grande musica nel suo cinema
Quel che differenzia la musica nei film di Demme dalla musica in ogni altro film è che per lui è sempre un mezzo e mai un fine
Lo stesso Demme ha sempre detto che il cinema è la sua seconda grande passione, la prima è la musica e, neanche a dirlo, quando nella sua carriera di solidi film per gli studios è riuscito ad infilare anche qualche produzione più indipendente per sé ha saputo filmare alcuni dei migliori momenti musicali in assoluto.
La differenza è fondamentale, perché è ciò che differenzia lo sfruttamento di una canzone o un brano dall’affermazione dell’importanza della musica nelle nostre vite. Usandola per i fini del suo film Demme riesce contemporaneamente ad ammirarla, ammirare il suo potere di avere un effetto sui personaggi e indirettamente sul pubblico. Proprio la maniera in cui è affascinato dalla sua potenza e come, molto volte, cerca di farla suonare e cantare dagli attori stessi regala momenti incredibili.
The Manchurian Candidate
Musica di Fountains of Wayne (Better Things)
Nel momento del dunque, prima della musica che tutti ci aspettiamo come a riscrivere le regole della suspense questo film fa entrare un brano rock ottimista. È un momento straniante, in cui sappiamo già che qualcuno ha un’arma puntata ma i protagonisti si lasciano calmare, eccitare e trascinare da una musica che appartiene al momento che vivono ma di certo non alla scena che noi sappiamo essere in corso. Invece del rumore della doccia di Psyco (quello che sembra non avere sentimenti) Demme qui usa la musica per scatenare un’innaturale e preoccupante tranquillità.
Rachel Sta Per Sposarsi
Musica di: Beat The Donkey
In quello che è uno dei suoi capolavori Jonathan Demme ha inserito Tunde Adebimpe del gruppo T.V. On The Radio nel cast, nel ruolo del marito di Rachel, e ha infarcito il film di musica. Qui sfrutta l’ingresso di un gruppo di samba per il più classico dei momenti di festa, eppure anche questa scena che poteva essere usuale è ripresa con una partecipazione unica.
Lentamente l’attenzione sembra passare dalle persone che sorprese ed eccitate alla musica in sé.
Philadelphia
Musica di Umberto Giordano cantata da Maria Callas
Qui Jonathan Demme opera una scelta stranissima e inusuale. Andrew Beckett (Tom Hanks) e il suo avvocato (Denzel Washington) stanno discutendo del processo e c’è di sottofondo un brano della Callas. Mentre Beckett è un appassionato di opera l’avvocato lo è meno, così il primo spiega al secondo cosa stiano ascoltando. Di nuovo una scena abbastanza usuale, solo che diventa strana quando l’inquadratura riservata a Beckett è dall’alto verso il basso, mentre l’avvocato è ripreso ortogonalmente. Le luci si fanno rosse e mentre ascoltano questa musica che commuove Beckett l’ambiente si modifica, è un momento di trasfigurazione che non appartiene allo stile molto rigoroso e controllato del film, uno in cui la macchina da presa sta nel punto meno usuale che si possa immaginare e gira intorno, fluttua come se fosse il punto di vista impossibile della musica stessa.
Tutto quello che Beckett non era riuscito ad esprimere, aveva soppresso, stava trattenendo esce di colpo.
Rachel sta per Sposarsi
Musica di Tunde Adebimpe
C’è poco da dire. Nel momento in cui il sentimentalismo dovrebbe arrivare al massimo Demme sembra spegnere tutto con una canzone a cappella che in realtà si rivela molto più commovente di qualsiasi sottofondo. E la fa cantare ad un vero cantante professionista. Un momento di musica fantastico.
Dove Eravamo Rimasti
Musica di Bruce Springsteen e Meryl Streep
Questa è la punta massima del connubio cinema-musica di Jonathan Demme in uno dei film migliori che abbia mai girato. Una mamma scapestrata che ha badato più alla sua carriera di musicista che alle figlie è richiamata all’ordine per il marimonio di una di queste e per i problemi nella vita dell’altra. Non riuscirà a fare molto né a farsi perdonare come vorrebbe ma in un momento insperato suona al matrimonio finale, e suona un pezzo di Bruce Springsteen con il quale dice quello che non era mai riuscito a dire (“My Love Will Not Let You Down”).
Demme riesce a far recitare Meryl Streep mentre canta, aggiungendo l’ennesimo virtuosismo alla sua carriera, la mamma inizia con un pubblico freddo e come il più ruffiano dei registi Demme le fa scaldare la platea proprio a partire dai più scettici e fino ad arrivare a toccare anche la figlia più disastrata, infelice e difficile. Ma non basta. A 3.40 tutto cambia anche se non cambia niente, da che cantava la mamma inizia a parlare direttamente alle figlie che ballano, prima una maritata, poi l’altra che balla da sola ma sola non è. Momento di recitazione pazzesco perché inusuale e fatto di dettagli invece che di grandi gesti. Il fatto che la figlia disastrata poi sia la vera figlia di Meryl Streep è un doppio carpiato che vale la lode.