John Wick – Capitolo 2: per favore non toccate il cane!
John Wick – Capitolo 2 fa esplodere la mitologia dell’ex assassino con la passione per le Mustang e i cani, e fa nascere l’universo cinematografico di John Wick
Si dicono tante cose quando bisogna promuovere un film in uscita, e capita spesso che alcune di queste cose si rivelino esagerazioni, promesse non mantenute o affermazioni a scopo promozionale senza base nella realtà. Ci perdonerete quindi se ammettiamo che, quando Keanu Reeves disse che aveva accettato il ruolo di John Wick nell’omonimo film del 2014 perché “non mi interessa solo il personaggio ma tutto il mondo che gli ruota intorno”, una piccola parte di noi dubitò delle sue parole e della sua onestà. Chiediamo scusa innanzitutto a Keanu, ovviamente, non solo perché è lui ma anche perché aveva perfettamente ragione, e il gigantesco John Wick – Capitolo 2 ne è la dimostrazione.
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Il trio dunque si compone e gira un film che racconta la storia di un ex killer al quale un gruppo di mafiosi russi ruba la macchina e ammazza il cane; lui si arrabbia e li ammazza tutti a sua volta, rivelando che dietro il suo aspetto da Bruce Willis in Die Hard si nasconde in realtà Schwarzenegger in Commando. È una formula semplicissima che esplode grazie a una messa in scena sublime che per la prima volta da anni riporta l’azione ben coreografata al centro di un film action, e ovviamente grazie al carisma di Keanu Reeves, che da quando ha superato la soglia dei cinquant’anni essuda cinema da ogni poro semplicemente stando fermo. Ma John Wick è anche un film che, come da dichiarazioni di Reeves, nasconde un mondo più vasto dietro la sua vicenda apparentemente banale. È il mondo dal quale viene John Wick, quello che l’ha plasmato e l’ha reso la macchina da guerra che continua a essere nonostante faccia di tutto per andare in pensione; ed è il mondo che John Wick – Capitolo 2 ci fa finalmente conoscere nel dettaglio, tra una pallottola nel cranio e l’altra.
È una visione stilizzata ma anche massimalista, semplicissima ma che trasforma tutto in un potenziale pericolo, e alza la posta in palio per John fin dall’inizio: John Wick – Capitolo 2 si apre con John che recupera la sua auto, fa un massacro di mafiosi russi, fa la pace con il capo dei mafiosi russi, dopodiché torna a casa a godersi il cane e viene contattato da un mafioso italiano, Santino D’Antonio (Riccardo Scamarcio uno di noi) il quale è tornato nella sua vita per esigere la restituzione di un favore fattogli anni prima. John rifiuta perché vuole godersi la pensione, e quindi Santino gli fa saltare la casa con un lanciarazzi: nel mondo di John Wick, dove la criminalità è talmente potente che ha una propria valuta interna che si presenta sotto forma di dobloni d’oro dei pirati, non esistono sottigliezze o vie di mezzo. Santino vuole un favore, e questo favore è uccidere sua sorella (Claudia Gerini!), e se John si rifiuta la soluzione non può che essere il bazooka.
È quest’assurdità presentata con la massima noncuranza, unita al fatto che il film non si concede mai neanche mezzo secondo di ironia fuori posto o di alleggerimento di qualche tipo, che rende John Wick – Capitolo 2 un grande sequel, e un’opera che supera la precedente di svariate lunghezze. È tutto più grosso e più maestoso, ci sono il doppio dei neon e il triplo delle simmetrie stilose, il body count raggiunge livelli schwarzeneggeriani e non c’è una singola sequenza d’azione che non sia girata con l’intento di massimizzare lo spettacolo e di farci godere di un Keanu Reeves protagonista dei suoi stessi stunt e che ha quindi finalmente imparato le arti marziali dopo averci ingannato a suon di cavi in Matrix. Ci sono citazioni costanti a classici di ogni epoca, tra sparatorie in metropolitana, inseguimenti e un sacco di colombe che piacerebbero a John Woo, c'è una straordinaria sequenza in un'esposizione di arte moderna tutta specchi e inganni, e c’è una lenta ma costante costruzione del peso e dell’onnipresenza della High Table, alla quale il primo film si limitava ad accennare e che diventerà poi ancora più centrale nel terzo capitolo, Parabellum.
John Wick – Capitolo 2 era un rischio, e anche bello grosso. Perché prendere una formula basilare e provare a replicarla aggiungendo ingredienti rischia di far saltare ogni equilibrio e appesantire il film invece che arricchirlo. E invece, nonostante duri due ore abbondanti, non c’è un singolo momento superfluo in John Wick – Capitolo 2, non una singola scena che allunga il brodo, né l’azione, che era il principale motivo del successo del primo film, risente in qualche modo di una trama più corposa e ricca di mitologia. È di nuovo tutto al posto giusto, a dimostrazione che John Wick ha tutte le carte in regola per restare a lungo in nostra compagnia; e quando finalmente potremo vedere Nobody di Ilya Nayshuller anche in Italia vi accorgerete di quanto è vero.