John Wick 2 è composto dal DNA di 5 film d'azione minimalisti

Le luci, i colori, i tempi dilatati, le arti marziali minuziose, le coreografie a cui partecipa la videocamera e tutto quello che rende John Wick 2 tale

Critico e giornalista cinematografico


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Se guardando il primo John Wick avete pensato: “Tutto questo non mi suona interamente nuovo” avrete una sensazione ancora più forte guardando il secondo. Non si tratta di plagi, sequel, remake, ispirazioni o altro (una volta tanto), si tratta del fatto che è nato, negli ultimi anni, un filone di film d’azione più o meno minimalisti, dalle poche parole, scene rarefatte o dai concept realmente essenziali che consentono di concentrarsi solo su certi elementi. In tutti però l’azione è molto seria e molto accurata, dettaglio che, a giudicare dal trailer di Atomic Blonde, è qui per rimanere.

L’azione minimalista non nasce oggi (ma del resto, cosa nasce oggi?) ha origini più o meno lontane che in John Wick si fondono con idee più moderne e suggestioni modaiole da cinema d’autore europeo, coreografie da film cinema d’arti marziali asiatico e un’idea di narrazione classica americana. È un ibrido, un bastardo come spesso capita molto intelligente nella concezione e affascinante in come sembra ricordare qualcosa pur essendo interamente originale (ad esempio tutta l’ossessione con la moda uomo, le barbe, i completi, gli anelli e un’idea di gentleman d’altri tempi eppur moderno non l’avevamo mai vista in questa foggia).
A nostro parere ci sono 5 precise matrici che si possono identificare dentro John Wick 2, 5 radici chiare che sono i suoi 5 genitori o nonni, a seconda della lontananza.

Terminator

Il primo senza ombra di dubbio è Terminator.
Non c’è niente di niente che richiami dichiaratamente il film di Cameron, nessun robot, nessun futuro o viaggio o donna cacciata. C’è però quell’idea di un grande inseguimento all’interno del quale è raccontata la trama, cioè quel modo di fare azione di serie B moderno e hollywoodiano fondato da Cameron, che in John Wick prende la forma di un gran ritmo e di quasi nessuna sosta per parlare. Se proprio si deve dire qualcosa lo si fa in corsa, più che altro menandosi, ma comunque portando avanti l’azione.

Buried

Il mondo degli action minimalisti ha subito una piccola scossa quando Ryan Reynolds si è fatto chiudere da Rodrigo Cortes dentro una bara per un film di un’ora e mezza tutto là dentro. Con movimenti minimi, molti dialoghi ma anche un senso fortissimo di azione, dato da pochi elementi, Buried è rimasto un episodio isolato ma ha cominciato (almeno in America) un ragionamento più lungo sul fare meno per fare di più, creare tanto con molto poco.

The Raid

In The Raid un uomo entra in un palazzo e dal piano terra dovrà arrivare in cima per recuperare il fratello. In mezzo: arti marziali. Invece che essere noioso è il trionfo del cinema dinamico e minimalista, in cui gli elementi sono pochi, chiari e molto curati.
Non c’è neanche bisogno di dirlo, The Raid ha cambiato tutto. Il film di Gareth Evans che, nonostante sia diretto da un britannico è a tutti gli effetti cinema d’arti marziali indonesiano, ha letteralmente cambiato la maniera in cui si filma l’azione. Ha inventato la videocamera che partecipa alla coreografia in lunghi pianisequenza invece che ammirare da lontano i movimenti, ha raggiunto un grado di realismo completamente differente e un coinvolgimento completamente diverso dei veri attori.
John Wick ha preso la sua idea di arte marziale tutta da lì, e anche se Keanu Reeves decisamente non è all’altezza degli artisti marziali veri per velocità, anima lo stesso una serie di scontri dalla minuziosa ossessione per la correttezza delle mosse.

Universal Soldier: Il Giorno Del Giudizio

Il quarto è il più strano di tutti gli episodi della serie Universal Soldier, tocca vederlo per capirlo, ma è un film d’azione di pochissime parole e grandissime immagini. Ha un inizio in soggettiva fenomenale e poi procede tra fumi, scambi di persona, cloni e Van Damme rasato e truccato in faccia. Ovviamente ci sono arti marziali di altissimo livello ma l’atmosfera rarefatta è di quelle sconosciute al cinema americano e provenienti dal cinema d’autore europeo, che fusa con le idee, le trame e il mood dei film Universal Soldier crea un cortocircuito pazzesco.

Drive

Non c’è niente di più minimale e più influente del film di Refn. Da questo John Wick prende tantissimo: dai colori all’uso delle luci, dai neon fino all’uso espressivo dei silenzi. Refn e Gosling insieme hanno ribaltato tutto quel che conoscevamo degli inseguimenti e delle sparatorie, delle storie d’amore, dell’eroismo e dei generi americani all’insegna di un controllo e di una forza calma che sembra nascere dall’estetica invece che dalle motivazioni. Chi aveva visto Valhalla Rising poteva capire da dove venissero queste idee ma non poteva prevedere che piega avrebbero preso. John Wick è la sua versione meno autoriale e più decisa.

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