J.K.Rowling contro un fan di Harry Potter
In un caso che rischia di fare epoca, l'autrice di Harry Potter e la Warner Brothers hanno portato in tribunale un fan autore di un'enciclopedia sull'universo magico. Ecco com'è la situazione...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Ovviamente, il caso non poteva mancare di suscitare l'interesse dei mass media, anche quelli che tradizionalmente non si occupano di certi argomenti, con pareri spesso critici verso la Rowling (come quelli di Helen Popkin) e altri (in minoranza) più favorevoli. Il mio parere? Intanto, è il caso di premettere una cosa fondamentale: a differenza di tanti che vogliono offrire la loro opinione, io ammetto candidamente di non essere un grande esperto di giurisprudenza americana sul diritto d'autore (ignoranza che presumo di condividere con molte persone). Peraltro, dai commenti di esperti, anche loro sembrano indicare la difficoltà nel dirimere una vicenda così delicata e confusa, i cui contorni legali non sembrano molto ben delineati. Va detto, senza ombra di dubbio, che la Rowling ha tutto il diritto di far valere le sue ragioni nel momento in cui ritiene che queste vengano violate (ovviamente, c'è un giudice apposta che dovrà decidere se ha ragione o meno). E se va sottolineato come alcune scelte di Vander Ark e della sua casa editrice non siano limpidissime (quindi, non è il caso di fare troppo le vittime), eccomi ad esporre alcune idee poco favorevoli alla Rowling.
In primis, la contraddizione più evidente. L'autrice ha speso parole di elogio verso il sito online, ma adesso si oppone alla pubblicazione cartacea del materiale. Ora, ho sentito qualcuno dire che nel libro le citazioni e le scopiazzature nei confronti della Rowling siano più evidenti, ma negli articoli sul processo (e nelle trascrizioni delle udienze) non mi pare di aver notato una cosa del genere, quindi devo ritenere che la situazione non sia cambiata. Insomma, sembra proprio che mentre per Internet (con un sito peraltro che aveva e ha ancora pubblicità) la Rowling sia tollerante, quando la palla passa all'editoria diventi molto più rigida su codici e diritti legali. La cosa è francamente paradossale, perché il sottoscritto negli ultimi dieci anni si è ritrovato a dover eliminare più volte materiale dietro richiesta di case di distribuzione e altri soggetti, che, giustamente, non erano molto interessati a sapere se il mezzo di espressione fosse Internet o la cara, vecchia stampa.
Di sicuro, mi viene un po' da ridere quando sento la Rowling parlare di stress emotivo e che Vander Ark svilisce il suo lavoro, come se la pubblicazione di un'enciclopedia apocrifa distruggesse l'universo di Harry Potter. Possibile che, quando il maghetto veniva associato ad una campagna della Coca Cola ultracontestata (giustamente), lei non avesse nulla da dire? Per carità, i personaggi sono suoi e ne fa quello che vuole (accordi commerciali compresi), però l'impressione che fornisce non è certo quella di preoccuparsi sempre della loro dignità. In effetti, il problema sembra essere di pubbliche relazioni: possibile che fare la parte del Golia contro un povero Davide cinquantenne sia una buona idea? Anche perché la stampa (e in questo mi sento di prendere un po' le difese della Rowling) ama tanto l'idea di scatenarsi contro i ricchi e famosi, a torto o ragione. Quindi, perché fornire loro gli strumenti per farlo?