J.K.Rowling contro un fan di Harry Potter

In un caso che rischia di fare epoca, l'autrice di Harry Potter e la Warner Brothers hanno portato in tribunale un fan autore di un'enciclopedia sull'universo magico. Ecco com'è la situazione...

Condividi

Rubrica a cura di ColinMckenzie

Cerchiamo di riepilogare i fatti, anche se non è facile. Alla fine degli anni novanta, un bibliotecario, Steven Vander Ark, abbandona la sua passione per Star Trek e, conquistato dal mondo di J.K. Rowling, apre un sito, The Harry Potter Lexicon, che rapidamente diventa un punto di riferimento per gli appassionati di tutto il mondo, a tal punto che la Rowling lo premia sul suo spazio web personale e lo considera una fonte importante, mentre la Warner invita Vander Ark sul set di uno dei film della serie. Insomma, tutto bene, fino a quando l'autore del sito non si lascia convincere da una piccola casa editrice, la RDR, a pubblicare un libro sfruttando il suo lavoro online, promettendogli di occuparsi di qualsiasi problema legale possa sorgere con la Rowling. Idea avveduta, perché i problemi non tardano ad arrivare e la cosa va a finire in tribunale, con l'autrice della serie e la Warner Brothers impegnati contro Vander Ark. Il giudice invita le parti a risolvere questi problemi fuori dalle aule, ma, anche qui, come afferma la Ap, i pareri divergono: la Rowling sostiene che non ha nulla contro l'opera di Vander Ark, a patto che la differenzi maggiormente dal suo lavoro; invece, la casa editrice afferma che l'autrice e la Warner non hanno voluto trovare un accordo. 
Ovviamente, il caso non poteva mancare di suscitare l'interesse dei mass media, anche quelli che tradizionalmente non si occupano di certi argomenti, con pareri spesso critici verso la Rowling (come quelli di Helen Popkin) e altri (in minoranza) più favorevoli. Il mio parere? Intanto, è il caso di premettere una cosa fondamentale: a differenza di tanti che vogliono offrire la loro opinione, io ammetto candidamente di non essere un grande esperto di giurisprudenza americana sul diritto d'autore (ignoranza che presumo di condividere con molte persone). Peraltro, dai commenti di esperti, anche loro sembrano indicare la difficoltà nel dirimere una vicenda così delicata e confusa, i cui contorni legali non sembrano molto ben delineati. Va detto, senza ombra di dubbio, che la Rowling ha tutto il diritto di far valere le sue ragioni nel momento in cui ritiene che queste vengano violate (ovviamente, c'è un giudice apposta che dovrà decidere se ha ragione o meno). E se va sottolineato come alcune scelte di Vander Ark e della sua casa editrice non siano limpidissime (quindi, non è il caso di fare troppo le vittime), eccomi ad esporre alcune idee poco favorevoli alla Rowling.

In primis, la contraddizione più evidente. L'autrice ha speso parole di elogio verso il sito online, ma adesso si oppone alla pubblicazione cartacea del materiale. Ora, ho sentito qualcuno dire che nel libro le citazioni e le scopiazzature nei confronti della Rowling siano più evidenti, ma negli articoli sul processo (e nelle trascrizioni delle udienze) non mi pare di aver notato una cosa del genere, quindi devo ritenere che la situazione non sia cambiata. Insomma, sembra proprio che mentre per Internet (con un sito peraltro che aveva e ha ancora pubblicità) la Rowling sia tollerante, quando la palla passa all'editoria diventi molto più rigida su codici e diritti legali. La cosa è francamente paradossale, perché il sottoscritto negli ultimi dieci anni si è ritrovato a dover eliminare più volte materiale dietro richiesta di case di distribuzione e altri soggetti, che, giustamente, non erano molto interessati a sapere se il mezzo di espressione fosse Internet o la cara, vecchia stampa.

Sembra, in realtà, che il vero problema sia la futura pubblicazione di un'enciclopedia a firma della Rowling, che verrebbe danneggiata da un prodotto simile. La RDR ha fatto notare, come segnala il Guardian, che la prima tiratura del loro libro sarà di 10.000 copie, mentre le stime per il lavoro della Rowling si attestano intorno ai 3 milioni. Insomma, una disparità evidente e accentuata anche maggiormente da una considerazione ovvia: chi è interessato a questo materiale, non potrà evitare di comprare l'enciclopedia 'ufficiale', che ovviamente sarà decisamente migliore, perché l'autrice potrà fornire tante informazioni supplementari che solo lei conosce. Comunque sia, questo da un punto di vista legale ha poca importanza, perché la questione è tutta legata al copyright, anche se viene da pensare che le ragioni di questo conflitto in tribunale siano effettivamente queste.

Di sicuro, mi viene un po' da ridere quando sento la Rowling parlare di stress emotivo e che Vander Ark svilisce il suo lavoro, come se la pubblicazione di un'enciclopedia apocrifa distruggesse l'universo di Harry Potter. Possibile che, quando il maghetto veniva associato ad una campagna della Coca Cola ultracontestata (giustamente), lei non avesse nulla da dire? Per carità, i personaggi sono suoi e ne fa quello che vuole (accordi commerciali compresi), però l'impressione che fornisce non è certo quella di preoccuparsi sempre della loro dignità. In effetti, il problema sembra essere di pubbliche relazioni: possibile che fare la parte del Golia contro un povero Davide cinquantenne sia una buona idea? Anche perché la stampa (e in questo mi sento di prendere un po' le difese della Rowling) ama tanto l'idea di scatenarsi contro i ricchi e famosi, a torto o ragione. Quindi, perché fornire loro gli strumenti per farlo?
 

Discutiamone nel Forum Altro

Continua a leggere su BadTaste