Jesus Camp, l’horror più sconvolgente degli ultimi anni?

Bambini in lacrime che hanno le convulsioni e che sembrano posseduti. Sarebbe una trama perfetta per un film dell’orrore. In realtà, si tratta di un documentario, appena nominato all’Oscar, su un autentico campo estivo evangelico…

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E’ difficile parlare di Jesus Camp cercando di essere imparziali. Anzi, è francamente impossibile farlo, senza far emergere le proprie idee.
Va dato atto ai documentaristi (Heidi Ewing e Rachel Grady) di aver realizzato un prodotto molto equilibrato, in cui l’attenzione ai protagonisti non diventa mai derisione, né si adottano stratagemmi per mostrare soltanto gli aspetti della loro personalità che possono interessare maggiormente ad un certo tipo di pubblico. Insomma, niente trucchetti alla Michael Moore, che piacciono molto ad un certo tipo di spettatore.

Ma di cosa parla Jesus Camp? I due realizzatori hanno seguito il campo estivo evangelico (o, più precisamente, carismatico e pentecostale) ‘Kids on Fire’, in cui a decine di bambini (si dice dai sei anni in su, ma alcuni sembrano poco più che neonati) vengono trasmesse le idee di questo gruppo religioso.
Ora, non sono tanto le opinioni in sé (aborto = omicidio, creazionismo contrapposto al darwinismo, ecc.) a sconvolgermi. Non sono d’accordo, ma credo che ognuno abbia il diritto di pensarla come vuole, fin quando le opinioni non si trasformano in atti di violenza. Quello che mi lascia sconvolto è vedere come questo indottrinamento (forse, sarebbe il caso di parlare di lavaggio del cervello) venga fatto a bambini in tenerissima età, ovviamente facilmente plagiabili. Se poi l’obiettivo (dichiarato) è di creare un esercito di Dio, con toni in cui è evidente il desiderio di scontro religioso, è difficile non essere preoccupati.
E’ vero, come fa notare la responsabile del campo Becky Fisher, in Medio Oriente ci sono sicuramente scuole con la stessa impostazione (anche se non tutte, come sembra suggerire la protagonista). Ma visto che di documentari su questo soggetto non se ne vedono, e che i fondamentalismi (religiosi o agnostici) non mi piacciono, credo proprio che le lezioni al campo Kids on Fire siano spaventose.

A parte l’idea di trattare dei soggetti così complessi (che siano l’aborto o il presidente Bush) in maniera così superficiale, il fatto di vedere dei bambini in trance, con le convulsioni o in preda a un pianto irrefrenabile non mi sembra proprio una cosa fantastica. Anche perché (e questo forse è un difetto dell’opera, per il resto molto convincente) manca un po’ di necessaria ironia, a parte i riferimenti all’heavy metal cristiano e le ultimissime scene (esilaranti).
Curiosamente, i realizzatori si soffermano su due bambini in particolare, molto sicuri delle loro possibilità e che sembrano ricevere una spinta importante nella loro vita dalla fede religiosa. Sono sicuramente dei ragazzini interessanti da raccontare (non solo per i loro – appena accennati - pregiudizi, ma anche per il loro atteggiamento ottimista), ma forse sarebbe stato positivo analizzare anche quelli che sembrano più deboli e spaventati in tutto questo processo.

Insomma, è possibile che questi bambini, crescendo, vedano l’appartenenza all’esercito di Dio come un modo di migliorare il mondo. Ma temo che potrebbero anche diventare dei feroci avversari dei diritti civili e, perché no, essere i futuri invasori dell’Iran o della Siria…

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