Jerry Lewis, cosa è stato e dove lo continueremo a trovare per sempre

Scomparso ora ma lontano dal cinema fatto seriamente ormai da quasi 40 anni, Jerry Lewis è in realtà tutto intorno a noi, in quasi ogni altro attore comico

Critico e giornalista cinematografico


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È molto complicato capire per chi sia nato dopo il 1980 (per di più non negli Stati Uniti) cosa sia stato Jerry Lewis. Per almeno 20 anni il comico più riconoscibile e amato d’America, di certo il comico ebreo più noto e di successo di sempre, a tratti anche uno dei più rivoluzionari in assoluto con Groucho Marx.

Jerry Lewis è stato così importante da meritarsi assieme a Hitchcock e Howard Hawks un posto d’oro nel cuore dei Cahiers Du Cinema degli anni d’oro (la generazione di critici che ha fondato l’idea moderna di cinefilia, distruggendo diversi steccati tra quello che allora era considerato il cinema alto e quello dei generi, quindi basso), così influente da avere la cattedra di regia alla University of Southern California, tra i suoi studenti: Lucas e Spielberg (aneddoto vuole che visto Amblin, il primo film semi amatoriale di Spielberg, lo proiettò a tutti gli studenti per mostrargli di cosa sia fatto il vero cinema).

È stato un uomo di cinema gigantesco ma solo dopo essere stato un uomo di varietà, cantante e intrattenitore di livello sopraffino. Una linea ideale che collega tutti gli showman comici della tv diventati registi immortali parte da lui e arriva dritta fino a Takeshi Kitano, senza nessun sussulto. Lewis non ha solo creato la moderna versione dell’eterno stereotipo dello scemo comico ma come il suo non ce n’erano stati, così radicale, malato, espressionista, capace di riempire l’inquadratura o il palco con tutto se stesso. Dopo Buster Keaton ha letteralmente cambiato l’uso del corpo nel cinema comico, specie nella commedia slapstick.
Sebbene meno noto dei suoi molti “figli”, anche chi ha poca confidenza con Jerry Lewis, i suoi film, le sue gag e il suo stile, lo potrà ritrovare in ogni gag di Peter Sellers (si confronti ad esempio la gif con i libri presente più sotto con la scena della carta igienica di Hollywood Party, stesso identico principio ed esecuzione, quasi un omaggio al maestro), in tutto il primo Jim Carrey (ma anche nei momenti migliori dell’ultimo) ma anche in Paolo Villaggio e nelle gag fisiche di Alberto Sordi.

Alla fine degli anni ‘40, poco più che ventenne, assieme a Dean Martin rivoluzionò la comicità in televisione introducendo una forma ragionata di improvvisazione e di “rilancio” delle battute assieme al proprio partner in una landa (il varietà americano dell’epoca) in cui regnavano tempi rigidi e battute scandite dal minutaggio. Quella medesima scintilla di caos (apparente) lo ha poi portato al cinema quando, dopo più di un decennio, ha interrotto il sodalizio con la sua parte normativa (come si usava, e si usa tutt’ora, Dean Martin era il razionale e censore, Jerry Lewis il matto) e non senza fatica è diventato intrattenitore in solo e poi regista con Un Ragazzo Tuttofare. Quel film è rimasto uno dei suoi successi maggiori assieme ad un altro dei moltissimi film realizzati, Le Folli Notti Del dr. Jerryll, ovvero Il Professore Matto (il remake parodia originale di il dott. Jekyll e mr. Hyde che poi sarà rifatto da Eddie Murphy).

La sua mimica facciale incredibile è quello che gli aperto le porte del cinema e ha conquistato molti, ma era la maniera in cui gestiva il suo corpo nell’inquadratura a portare a casa i film e le gag, a introdurre una scintilla di anarchia nel rapporto tra uomini e oggetti (che poi è il segreto di tutto il cinema comico più sofisticato). In questo è stato determinante il suo essere stato regista oltre che attore dei propri film, difficilmente un altro avrebbe avuto tanta audacia (e anche megalomania) nel riprendere a figura intera, nel creare le scene così tanto in funzione delle sue gag. La lotta combattuta da Lewis con il resto del mondo era sublime, una guerra tragica che diventava subito ballo comico. L’esilarante e invincibile conflitto tra l’essere umano e ogni altro elemento del mondo che lo circonda, con cui debba relazionarsi attraverso il corpo. Donne in primis.

Spietato con i giornalisti (sono note e a loro modo divertentissime le interviste che dava in cui si rifiutava di parlare, trattava male tutti e sabotava dall’interno lo scopo del giornalista rispondendo a monosillabi e non offrendo nessuno spunto), gran donnaiolo e in generale personalità non facile, è stato anche protagonista di uno dei fiaschi più cocenti di Martin Scorsese, Re Per Una Notte in cui interpreta una versione fantasiosa di se stesso (durissimo e cattivo), rapita da un giovane comico pazzo.

Dopo di lui non c’è stato un altro comico che ha potuto vantare un successo paragonabile. Dopo di lui in pochissimi possono dire di essere stati davvero attori comici (e non di commedia) senza essersi ispirati alle sue assurde movenze. Anche un artista della parola come Woody Allen nei suoi primi anni adorava dilettarsi in gag fisiche che iniziavano e terminavano all’interno del range di sbadataggine, goffaggine ed esagerata maldestra pedanteria di Jerry Lewis.

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