Irréversible, Monica Bellucci parla dell'attualità del film di Gaspar Noé | Venezia 76

Giunta al Lido per presentare un nuovo montaggio di Irréversible, Monica Bellucci riflette sulla propria carriera e sul controverso film di Gaspar Noé

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In occasione della presentazione al Festival di Venezia di un montaggio inedito di Irreversible, la stampa italiana ha avuto modo di incontrare la protagonista, la fulgida Monica Bellucci, giunta al Lido per celebrare questa nuova versione del controverso film diretto da Gaspar Noé nel 2002.

Un incontro in cui la diva ha riflettuto sulla costruzione della propria caleidoscopica carriera ("non scelgo i ruoli in base al minutaggio, ho girato una sola scena in Twin Peaks e lavorato per quattro anni con Kusturica") e ricordato la complessa lavorazione sul set, sottolineando in parallelo l'estrema attualità delle tematiche toccate dalla pellicola, alla luce di una sensibilità mutata sensibilmente rispetto a diciassette anni fa. "Questo nuovo montaggio mette ancora più in risalto il contrasto tra la bellezza e la violenza", spiega Bellucci.

"Siamo in un momento in cui questi temi, seppur controversi, vanno affrontati", continua l'attrice. "Ho girato questo film diciassette anni fa: per me, la grande differenza tra ieri e oggi è che adesso ho due figlie, e credo che da parte delle nuove generazioni ci sia un'apertura maggiore nel parlare di argomenti così scottanti. Stanno cambiando anche i codici sociali, e occorre trovare un terreno di comunicazione comune, perché la brutalità dell'abuso può toccare chiunque."

Proprio riguardo il cambiamento della società, Bellucci ha raccontato: "Oggi, vado a prendere le mie figlie a scuola e vedo che ci sono molti papà. Prima non se ne vedevano così tanti. Vado al parco e vedo molti uomini con il passeggino; le cose, in questo senso, stanno cambiando. Ci sono sempre più donne registe, donne in politica, donne scienziate. Procediamo a piccoli passi, è vero, ma stiamo entrando nel mondo sociale molto di più rispetto al passato, così come gli uomini entrano nelle sfere che erano esclusivamente femminili. Credo si debba continuare su questa strada, e che questo film possa servire a parlare di questo."

Non è mancata una riflessione sulla sua ricca carriera e sul ruolo che Irréversible ha ricoperto all'interno di essa. "Invecchiando, cominci a ripensare ai film che hai fatto e a fare il puzzle del tuo lavoro. Ripensando a film come IrréversibleMalena La passione di Cristo, mi rendo conto di essermi trovata spesso a interpretare una donna che, in un mondo di uomini, deve combattere la propria guerra personale. All'epoca, abbiamo girato il film in pochissimo tempo, e solo oggi mi rendo conto di aver scelto di prendere parte a quel progetto perché ero totalmente protetta. Il film parla di violenza, ma personalmente non ne ho subita alcuna."

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A proposito della famosa scena dello stupro nel tunnel, Bellucci sottolinea: "Ero in zona protetta, era tutto architettato come una danza. Il mio corpo era un oggetto in mio potere assoluto. La recitazione e l'attenta pianificazione di quella sequenza mi hanno consentito di fare questa trasposizione della realtà, che però non è realtà. Inoltre, ero protetta da un regista che sapeva bene come fare il proprio lavoro, ero con attori come Albert Dupontel e Vincent [Cassel], con cui stavo insieme all'epoca. Questa è stata un'esperienza forte, sia dal punto di vista personale che professionale."

C'è stata improvvisazione nelle scene d'intimità con Vincent Cassel? Bellucci dice di sì, pur ammettendo che "provando numerose volte, l'improvvisazione finisce per essere del tutto razionalizzata. Tutto è stato architettato in modo preciso, ma comunque c'è stata una forte componente di improvvisazione. Soprattutto, c'è stata la possibilità - per me unica, ma credo anche per Vincent e Albert - di ritrovarci a girare sequenze di venti minuti di fila. Non succede quasi mai, al cinema, di avere la libertà di recitare per tutto quel tempo. È stata un'esperienza incredibile per noi attori, perché è una libertà che di solito si ha solo a teatro."

Stupro a parte, la sequenza nel sottopassaggio è stata coreografata con grande attenzione: "La scena del tunnel non è fatta solo di violenza sessuale, ho dovuto imparare come muovermi per evitare i colpi in faccia, altrimenti sarei morta! Sapevo esattamente come muovermi, perché ogni pugno e ogni calcio comportava che mi girassi in un certo modo per non subire danni. È stato un lavoro enorme."

Il gioco è valso la candela, però. Per Bellucci, "facciamo il cinema per questo, perché ci piace correre rischi e possiamo raccontare storie potenti. Se si fa buon uso di tutto questo, si possono anche suscitare polemiche ma toccare argomenti che ci fanno evolvere. Per questo, film come Arancia MeccanicaFesten sono colpi nello stomaco che però aprono dibattiti sociali. Attraverso i film, riusciamo a dire cose che magari non riusciamo a dire nella vita reale."

Ma oggi, diciassette anni dopo l'uscita originale, l'attrice prenderebbe di nuovo parte a un film come Irréversible? Bellucci ha qualche dubbio e non ha problemi a rispondere con la massima sincerità: "Adesso, quando mi chiedono di fare un film, penso molto a come potrebbero reagire le mie figlie e a quale possano essere le reazioni a scuola. Ti trovi a pensare di non essere più da sola, di essere responsabile anche per loro, e che qualora accettassi un film con argomenti scabrosi o scottanti non sapresti come potrebbero reagire. Quindi ecco, ora ci penserei due volte prima di accettare, magari ne parlerei prima con le mie figlie."

Non a caso, ha già testimoniato la reazione di alcune donne uscite dalla prima proiezione di questo Irréversible rimontato: "Delle donne sono uscite, alcune erano molto turbate. Mi hanno chiesto perché avessi fatto un film come questo. C'è una frase bellissima, detta da Isabelle Huppert, che ho già citato in altre interviste. Perché un'attrice dice sì a un film? C'è sicuramente una parte razionale, ma ce n'è una emozionale che non è molto definibile. Mi rifaccio alle parole di Huppert, che ha detto: "Dentro ogni attrice ci sono tante fate che dormono, e quando un'attrice accetta un ruolo, una fata si risveglia"."

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