Iron Man 3, come distruggere e ricostruire il mito dell’eroe in armatura
A dieci anni dall'uscita di Iron Man 3, ragioniamo su come Shane Black abbia distrutto e ricostruito il personaggio di Tony Stark
Quando Iron Man uscì nel 2008, il mondo intero non avrebbe mai potuto prevedere lo straordinario successo del Marvel Cinematic Universe. Dopotutto, come avrebbe potuto pensare che il lessico supereroistico tanto caro ai lettori di fumetti potesse sposarsi con il realismo del cinema. Eppure, volenti o nolenti, ci troviamo ancora qui, nel 2023, ad andare in sala per scoprire se i Marvel Studios riusciranno a risollevarsi dal buio periodo post Avengers: Endgame.
Ne è una prova Iron Man 3, film del 2013 diretto da Shane Black che ha ottenuto un notevole successo in tutto il mondo al botteghino, superando ampiamente il miliardo di dollari (fonte: box-office mojo). Non si tratta di un’opera amata da tutti, ma è innegabile l’intenzione del regista statunitense di voler mostrare al pubblico l’uomo sepolto nell’armatura di ferro. Un’intenzione nobile che, a dieci anni di distanza, possiamo ricordare con affetto grazie al carisma di Robert Downey Jr., a sequenze d’azione memorabili e alle battute in stile “Arma Letale”, difficilmente ricomparse nel Marvel Cinematic Universe degli anni successivi.
PTSD
Tony Stark è sempre stato un personaggio pragmatico e terreno. Ha combattuto contro i terroristi, si è opposto al traffico delle armi perpetrato dalla propria azienda e ha fermato dei “colleghi in affari” dai metodi a dir poco brutali. Poi tutto è cambiato. La Terra viene invasa da Loki e dai Chitauri, minando le fondamenta di tutto quello che in cui Tony abbia mai creduto. Per evitare un disastro atomico, l’eroe in armatura è persino entrato in un buco nero, rischiando la propria vita. Si tratta di situazioni che avrebbero lasciato indifferenti altri eroi, ma che in Tony Stark lasciano un segno. Un segno che si ingrandisce sempre di più, portando il nostro protagonista a soffrire di disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
SUA MAESTÀ SHANE BLACK
È innegabile: Shane Black ha uno stile unico, che ad alcuni può piacere, mentre ad altri può dare fastidio. Se amate i film d’azione degli anni Ottanta, però, non potete aver trovato Iron Man 3 una pellicola sottotono. Dopotutto stiamo parlando dello sceneggiatore di Arma Letale (scritto a soli 23 anni), di Scuola di Mostri, L’ultimo boy scout, Last Action Hero, Kiss Kiss Bang Bang e di The Nice Guys. Un autore consapevole dei ritmi di un film, in grado di realizzare dialoghi tanto divertenti quanto iconici.
Grazie a Shane Black, la terza pellicola da solista di Iron Man riesce a rendere nuovamente interessante il personaggio di Tony Stark. Un personaggio che sembrava avesse poco altro da dire, ma che invece si dimostra nettamente più stratificato e profondo, andando al di là della semplice rappresentazione in carne e ossa di un eroe dei fumetti. Per non parlare delle sequenze d’azione, che vantano una regia pulita e accattivante, che raggiunge il suo apice nello scontro finale dove Tony Stark passa da un’armatura all’altra, dimostrando a tutti che il super potere di Iron Man non è una corazza di metallo, ma l’uomo che la pilota.
Sono passati 10 anni da Iron Man 3, un film che, a differenza di altre pellicole del MCU, non appare invecchiato di un giorno e che, proprio come gli altri film di Black, potremo rivedere tra vent’anni e apprezzarne ancora tutti i pregi, dimenticandoci di quei difetti legati al franchise dei Marvel Studios. Difetti che esistono, sia chiaro, ma che vengono annichiliti di fronte ai dialoghi brillanti, alle scene d’azione adrenaliniche e, più in generale, alla scrittura di un Iron Man fatto di carne, ossa ed emozioni, piuttosto che di ferro e fredda tecnologia.
E voi che cosa ne pensate? Avete amato Iron Man 3, oppure lo avete odiato? Venite a raccontarci la vostra opinione sul canale Twitch di BadTasteItalia.