Inverso – The Peripheral, cosa aspettarsi dalla serie dei creatori di Westworld

Inverso – The Peripheral, tratta da un romanzo di William Gibson, arriva su Prime Video: ecco cosa aspettarsi dalla serie

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Jonathan Nolan e Lisa Joy ci hanno ormai preso gusto e, dopo aver portato con enorme successo Michael Crichton in TV con Westworld (e in attesa di farlo anche con Fallout), ci riprovano con un autore decisamente più ostico, ma che ha direttamente o indirettamente influenzato tutta la fantascienza degli ultimi quarant’anni. Parliamo di William Gibson e del suo Inverso, pubblicato nel 2014 e adattato ora per Amazon Prime Video da Nolan e Joy con il titolo di Inverso – The Peripheral; un noir cyberpunk (ovviamente), ambientato nel futuro, o meglio nei futuri, che ripropone e aggiorna molti dei temi che Gibson esplora dagli anni Ottanta. Composta di otto episodi da un’ora circa, che verranno rilasciati a cadenza settimanale, sembra avere tutto quello che serve per diventare la nuova ossessione dei fan di Westworld e della fantascienza cervellotica in generale.

Se avete letto il romanzo di Gibson saprete che dare un giudizio sul suo adattamento prima di averlo visto fino in fondo. Noi per ora possiamo parlarvi solo del primo episodio, e lasciateci cominciare con una banalità: se il buongiorno si vede dal mattino… Diretto da Vincenzo Natali (The Cube), il pilot di Inverso – The Peripheral è scritto e diretto a regola d’arte, e contiene tutti gli ingredienti che servono a un primo episodio per incuriosire il pubblico. La prima scelta azzeccata ci viene rivelata già nella sequenza di apertura: Inverso è una serie ambientata lungo due linee temporali e non fa nulla per nasconderlo od offuscarlo. Anzi, si apre con quella più d’impatto: il futuro postapocalittico del 2099, in una Londra ormai quasi disabitata dopo essere stata colpita da una catastrofe non identificata. Un mistero c’è, quindi, che però non arriva a sfociare nella pura incomprensibilità.

Nell’altro futuro, più vicino a noi e dunque passato rispetto alla sequenza d’apertura, incontriamo invece Flynne (Chloë Grace Moretz) e la sua famiglia (Jack Reynor è il fratello Burton, Melinda Page Hamilton la madre Ella). E scopriamo che il mondo è già sottilmente diverso da quello che conosciamo, tra chip sottopelle e realtà virtuali immersive decisamente più credibili del Metaverso di Zuckerberg. È qui che si vede la mano di Vincenzo Natali, uno che ha sempre trafficato con la fantascienza sporca e rugginosa, quella fatta di rottami riadattati e roulotte trasformate in laboratori, quella nella quale un oggetto di color bianco Apple è raro e prezioso perché non è zozzo e perché funziona. Inverso – The Peripheral è anche un dramma di paese, ambientato in una provincia americana solo sfiorata dalla rivoluzione tecnologica: è possibile che questo suo lato più verista andrà scemando con il trascorrere degli episodi e il prevedibile aumento di ritmo, ma per ora è fondamentale per facilitare l’ingresso del pubblico in quello che promette di essere uno show spaccacervello.

Perché è ovvio che se una serie ci viene presentata come “dai creatori di Westworld” l’aspettativa di passare le settimane che ci separano da un episodio all’altro a riguardare, analizzare, interpretare e provare a indovinare quello che sta succedendo è altissima. Avendo a disposizione due futuri, e dunque infinite possibilità di mindfuck grazie ai viaggi nel tempo e ai loro paradossi, Inverso – The Peripheral è già sulla strada giusta prima ancora di partire, e per questo è un bene che Nolan e Joy tengano le stranezze e le domande irrisolte al minimo sindacale in questo primo episodio.

Rispetto a Westworld, Inverso ha il vantaggio, almeno per quello che abbiamo potuto vedere finora, di appoggiarsi più decisamente alla fonte originale, e di seguirla con maggiore fedeltà. È opinione comune (che condividiamo) che Westworld abbia cominciato a perdere un po’ di carica nel momento in cui è diventata una serie completamente originale. A giudicare dal ritmo tenuto in questo primo episodio, Inverso – The Peripheral non ha questo problema e non ce l’avrà almeno per un paio di stagioni; per cui, al netto di clamorosi errori di adattamento, ci aspettiamo una serie meno indecisa sulla propria identità e sulla strada da prendere, che erano poi i principali difetti della comunque straordinaria prima stagione di Westworld.

Soprattutto, aspettiamo con fiducia e curiosità il momento in cui il futuro del 2099 diventerà centrale nella narrazione, e in cui scopriremo che cosa è successo di preciso per ridurre Londra in quello che abbiamo solo intravisto nei primi minuti del pilot. Per ora, dopo sessanta minuti di Inverso – The Peripheral, l’impressione è di avere assistito alla origin story della serie stessa, e che dalla prossima settimana si comincerà a fare sul serio.

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