In quarantena nello spazio: com’è fatta la Serenity, l’astronave di Firefly

Se siete stanchi di casa vostra e volete fare quattro passi tra i ponti della miglior astronave dell’universo, la Serenity di Firefly, eccovi accontentati

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Quando nel 2001 Joss Whedon cominciò a lavorare alla realizzazione della sua sfortunatissima serie Firefly fece una richiesta molto precisa a Carey Meyer, production designer, e Loni Peristere, responsabile degli effetti speciali: voleva che la nave Serenity, a bordo della quale il gruppo di protagonisti salpa nello spazio in cerca di avventure ai confini della realtà ma anche un po’ del western, fosse ricostruita per intero, in scala 1:1, e che fosse, nei limiti del possibile, funzionale e indistinguibile da un’astronave vera. Vennero così realizzati due set, uno per ciascun livello della nave, che riprendevano e perfezionavano la visione di Whedon: un ambiente estremamente immersivo per attori e crew, e uno dei segreti del successo (sempre troppo limitato, ahinoi) di Firefly.

La Serenity è una piccola nave da trasporto, lunga 82 metri e alta 24, con cinque cabine a disposizione della crew e altrettante (o forse qualcuna in più, mai utilizzata però nella serie) per i passeggeri – in altre parole è l’opposto di quello a cui siamo abituati quando parliamo di fantascienza in TV, lontanissima dall’Enterprise di Star Trek ma anche dalla Galactica di, ehm, Battlestar Galactica, non una gigantesca città galleggiante nello spazio ma un furgoncino interstellare con pochissimo spazio a disposizione (un’idea che solo The Expanse ha ripreso negli anni a venire). Una scatoletta, in pratica, che per Whedon doveva rappresentare l’intimità del focolare domestico più che un aggeggio ipertecnologico per la conquista del cosmo.

Schema

Perché ne stiamo parlando? Per due motivi: il primo è che Firefly, come l’altro capolavoro TV di Whedon Buffy, venne prodotta dalla Fox, ed è dunque oggi sotto il controllo di Disney, che ha guarda caso appena lanciato un servizio di streaming in abbonamento; non che le nostre parole possano cambiare qualcosa, ma magari se si (ri)comincia a parlare di Firefly e Buffy c’è la remota possibilità che i signori Topolino decidano di riesumarle. E poi perché, in tempi di quarantena, non c’è modo migliore di distrarsi che pensare a chi sta peggio di noi, anche se sono solo personaggi di fantasia; credete che rimanere chiusi in casa in questo periodo e uscire solo a fare la spesa sia pesante? Immaginate come dev’essere stare in quarantena nello spazio, in un luogo chiuso, dal quale è impossibile uscire (autocertificazione o meno) a causa di quel problema che fuori manca l’ossigeno per respirare. Come se la caverebbe la crew della Serenity in tempi di Coronavirus? Se siete stanchi di casa vostra e volete fare quattro passi tra i ponti della miglior astronave dell’universo, sfogliate la nostra fotogallery.

*tutte le specifiche tecniche sono prese da un documento di design ufficiale e in-universe che potete sfogliare qui e che è stato scritto da Geoffrey Mandel e Timothy Earls, rispettivamente graphic designer del film Serenity e illustratore per la serie e per il film.

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