Il terrore dalla sesta luna è davvero così orrendo?

Il terrore dalla sesta luna venne bocciato da critica, pubblico e dai suoi stessi sceneggiatori: ma è davvero così terribile?

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Il terrore dalla sesta luna è su Star di Disney+

La verità sui film brutti è che i film brutti non esistono. Esistono film con difetti più o meno evidenti e numerosi, e soprattutto esistono film ai quali è più o meno facile volere bene: definireste davvero “brutto” un film come Troll 2, che ha un fandom numeroso e appassionato quanto quello del MCU? Il terrore dalla sesta luna, universalmente considerato “un brutto film”, spicca effettivamente nel catalogo di Star perché sta a fianco di una serie di giganti: se sfogliate la categoria “fantascienza” troverete capolavori come Alien, Predator e La mosca, grandi classici tipo Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi e Il buco nero, tutti i giganteschi blockbuster targati Marvel… e poi questo piccolo, sfigatissimo film diretto da Stuart Orme, uno che, secondo uno dei due sceneggiatori Terry Rossio, “non saprebbe dirigere se stesso verso l’uscita di un sacchetto di carta”, “couldn’t direct his way out of a paper bag” in originale (NB: tutti i virgolettati di Terry Rossio che trovate nel pezzo vengono da questo pezzo scritto dallo stesso Rossio nel 1997, nel quale parla della lavorazione del film; se conoscete l’inglese leggetelo tutto, perché è uno spasso).

Il terrore dalla sesta luna ha radici nobili: è tratto dall’omonimo romanzo di Robert Heinlein, una delle più famose e meglio riuscite variazioni sul tema “invasione extraterrestre” che ha molto in comune con altri classici tipo L’invasione degli ultracorpi. L’idea è che una razza aliena di lumache superintelligenti sbarca sulla Terra e comincia a prendere possesso degli esseri umani, piegandoli alla propria volontà e trasformandoli in strumenti per la conquista del pianeta; era il 1951, e non è difficile vedere nel romanzo di Heinlein una metafora della Guerra fredda, della paura del comunismo e dell’idea che agenti del nemico si potessero annidare, dormienti e in attesa di entrare in azione, anche nei più idilliaci paesini della provincia americana.

Slug

Questa storia venne trasformata in una sceneggiatura per il cinema dalla coppia composta da Terry Rossio e Ted Elliott: allora i due erano ancora gli inizi della loro carriera, ma negli anni successivi (e almeno in un caso in contemporanea alla lavorazione di questo film) si faranno un nome scrivendo, per dirne solo un paio, Aladdin e La maschera di Zorro. Il terrore dalla sesta luna era per loro, e per Rossio in particolare, un progetto di passione: entrambi erano grandi amanti del libro, che avevano conosciuto grazie al produttore esecutivo Michael Engelbeg, “un fan hardcore della fantascienza da tutta la vita” secondo Rossio, che aveva letto il romanzo di Heinlein da adolescente e che sognava di vederlo trasposto al cinema.

È qui che comincia una storia lunga e tragicomica di scritture, riscritture e scritture parallele. Stando a quel che racconta Rossio, c’era un problema di fondo con Il terrore dalla sesta luna: lui, Elliott ed Engelberg avevano in mente un film, mentre la produzione e la distribuzione ne volevano un altro. Non parliamo di piccole differenze creative o di visioni discordanti su questa o quella scena: a un certo punto Rossio ed Elliott si ritrovarono a lavorare all’ennesima revisione del loro script mentre un’altra squadra si ingegnava a produrne una versione alternativa, completamente diversa. Il problema di fondo era sempre l’aderenza alla fonte: secondo Rossio ed Elliott il romanzo di Heinlein era perfetto così e andava seguito più o meno alla lettera, mentre secondo la produzione bisognava cambiare radicalmente alcune cose (ancora una volta vi invitiamo a leggere il pezzo di Rossio per gli esilaranti dettagli).

Donald Sutherland

E qui torniamo al discorso iniziale sui film brutti: come si fa ad accusare Il terrore dalla sesta luna di essere brutto se è stato costretto a superare un’ordalia del genere solo per vedere la luce? La versione finale dello script, quella che poi venne effettivamente girata, non convinceva i suoi stessi autori; a capo del progetto c’era un regista nel quale nessuno aveva fiducia, e che da allora ha diretto solo episodi vari di serie TV minori; e il budget ristretto costrinse la produzione a tagliare su una serie di sequenze che avrebbero dato un minimo di profondità all’opera, e anche un minimo di senso.

Definire “inguardabile” oppure “orrendo” il risultato finale, però, è ingeneroso. Il vero, grande difetto di Il terrore dalla sesta luna è che non riesce fino in fondo a cogliere il senso di paranoia costante che traspare dalle pagine del romanzo di Heinlein, e preferisce quasi sempre lanciare dalla finestra ogni sottigliezza e buttarla in caciara, con una grande quantità di deliziosi effetti pratici (le lumache aliene del film avrebbero fatto felice anche Heinlein, che purtroppo era morto sei anni prima). Emblematica secondo Rossio è la scena nella quale il protagonista Sam (Eric Thal, un altro che non ha avuto una carriera sfavillante) va a Kansas City e scopre che è ormai caduta preda delle lumache: nel romanzo si svolge di giorno, in una città inquietantemente deserta ma che porta ancora i segni di essere stata abitata fino a poche ore prima, mentre nel film è ambientata di notte e diventa “una normalissima scena di guerra”.

Bu

Ma ci sono anche tante cose che il film di Orme fa molto bene. Donald Sutherland nei panni del capo della divisione segreta della CIA che si occupa di fenomeni inspiegabili è un gigante, e il personaggio interpretato da Julie Warner, una xenobiologa della NASA prestata ai servizi segreti, è scritto sorprendentemente bene per un film del 1994. Come detto, gli effetti speciali sono sublimi, e virano il tono del film nettamente verso l’horror: ci sono lumache enormi e disgustose, che prendono possesso degli esseri umani penetrandoli sulla nuca con un arpione, e delle quali ci vengono regalate diverse inquadrature ricche di dettagli gustosi e disgustosi insieme, com’è giusto che sia in un horror-scifi.

In generale, tutto quello che è ripreso da Heinlein funziona, e tutto quello che è stato appiccicato per l’occasione è invece fuori posto. Il risultato è un film non brutto, ma semplicemente mediocre, e appesantito da un ritmo glaciale; un film, però, al quale è impossibile non volere un po’ di bene. Anche solo per solidarietà con i poveri Terry Rossio e Ted Elliott.

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