Il signore della morte, il sequel più sequel che ci sia

Il signore della morte è il sequel di Halloween, ma assomiglia più che altro al secondo tempo di un film di tre ore

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Il signore della morte va in onda su Italia 2 questa sera alle 21:15 e in replica domani sera alle 23:31

Qualche mese fa, parlando di Halloween, il sequel/reboot/chiamatelo come preferite datato 2018 del film di John Carpenter, l’abbiamo introdotto dicendo che ha “fin troppo rispetto delle sue radici”. La stessa definizione, amplificata a dismisura, si potrebbe applicare a Il signore della morte, il primo vero sequel di Halloween: uscito tre anni dopo l’originale, scritto dalla stessa coppia (John Carpenter e Debra Hill, ovviamente), è un clamoroso caso di secondo capitolo che assomiglia più che altro a un capitolo 1.5, o al secondo tempo di un’opera più lunga e pensata per essere spalmata su tre ore e passa di film. “Rispetto per le radici” è limitante per un’operazione del genere: Carpenter non voleva farla, Hill non voleva farla, Irwin Yablans, invece, il produttore, ci teneva tantissimo, per ovvi motivi, al punto che si infilò in una serie di cause legali per mantenere i diritti del franchise. Il risultato è, per certi versi, un buon horror, ma è anche, forse soprattutto, un film evidentemente controvoglia.

Il signore della morte e il signore della birra

Non è del tutto vero che Carpenter e Hill non volessero fare Il signore della morte. È vero che consideravano la storia di Michael Myers conclusa in modo soddisfacente con il primo capitolo, e il jump scare finale come un esercizio di stile più che come un gancio per un eventuale sequel. Ma è anche vero che per un certo periodo i due sembrarono essere saliti a bordo di quest’idea di fare un secondo Halloween, tanto che scrissero una sceneggiatura ambientata qualche anno dopo il primo e interamente ambientata in un grattacielo (per questa e altre storie vi consigliamo la lettura di Halloween di Murray Leeder).

Jamie Lee Curtis

Pian piano però, modifica dopo modifica, Il signore della morte si trasformò in qualcosa di diverso, del quale Carpenter e Hill non sapevano esattamente cosa fare. L’ambientazione venne spostata in un ospedale, e nel corso di un lungo processo di scrittura che Carpenter descrive come “bere un sacco di birra e fissare la macchina da scrivere chiedendomi ‘cosa cazzo sto facendo? Non ne ho idea’” il film si trasformò, e divenne una sorta di minimo comun denominatore del concetto di sequel.

Il signore della morte e i capelli di Jamie Lee Curtis

Non essendo riuscito a chiudere la storia di Myers e Laurie Strode con il primo film, Carpenter e Hill decisero di provare a chiuderla con il secondo, nella speranza che nessuno tornasse più da loro a chiedere un improbabile terzo capitolo (pia illusione, con il senno di poi). Per cui costruirono tutto il film su due intuizioni semplicissime e geniali insieme, che avrebbero permesso loro di, sostanzialmente, replicare il primo film senza davvero rifarlo:

  • l’idea di far partire Il signore della morte un istante dopo la fine di Halloween, anzi qualche minuto prima. Questo permette di non doversi preoccupare di dettagli spinosi tipo “perché Myers torna?” o “cos’ha fatto Laurie Strode in tutti questi anni?” (per quello esiste il già citato film del 2018).

  • l’idea di prendere Jamie Lee Curtis e la sua improbabile parrucca (si era tagliata i capelli ed era impossibile replicare per tempo l’acconciatura del primo film aspettando che ricrescessero), sbatterla su un letto d’ospedale e tenerla immobile per i primi due atti. In questo modo il mostro rimane lo stesso, la sua sete di sangue pure, ma c’è spazio per introdurre nuovi personaggi e nuove dinamiche che aiutano a caratterizzare un po’ meglio la città di Haddonfield.

Il signore della morte morte

I risultati sono interessanti ma rivedibili. Innanzitutto perché nessuna delle nuove protagoniste è Jamie Lee Curtis e ha il suo carisma e la sua presenza scenica; per cui Il signore della morte è un film che lascia ancora più spazio a Michael Myers e al terrore da lui generato, ma è anche un horror nel quale non è facilissimo empatizzare con i personaggi umani che muoiono in serie. E probabilmente Carpenter e Hill se ne resero conto in fase di scrittura: Il signore della morte contiene più, ehm, morti, e soprattutto più violenza grafica ed esplicita. Non che Halloween fosse un film educato, ma il suo sequel, in mancanza di spunti intellettuali, decide di alzare il volume del sangue: è uno slasher fatto e finito, più di quanto lo fosse il predecessore che pure contribuì a codificare il genere.

Bene ma non benissimo

È quasi commovente la cura maniacale al dettaglio del direttore della fotografia Dean Cundey, collaboratore di lunga data di Carpenter e premio Oscar per Chi ha incastrato Roger Rabbit?, il quale fa di tutto per replicare le sue stesse atmosfere del film precedente e uniformare il tono e l’impatto visivo di Il signore della morte a quello di Halloween. I risultati contribuiscono in maniera decisiva a dare al film quest’aria da “secondo tempo” che lo rende perfetto per un double bill con l’originale, ma che gli rende difficile il reggersi sulle proprie gambe. Se non ci fosse di mezzo Michael Myers ma un altro killer mascherato forse l’effetto sarebbe diverso, e non si avrebbe la sensazione di stare in qualche modo assistendo a una banalizzazione della sua figura, a una standardizzazione basata su regole stabilite in precedenza e successivamente rimasticate e applicate a decine di altri slasher. È interessante come Il signore della morte sia uno dei primi eredi di Halloween ma abbia già i difetti di tutti quegli eredi di Halloween che negli anni proveranno a replicare la formula senza mai azzeccare il quid.

Ombre e terrore

Detto tutto questo, Il signore della morte resta un thriller teso e violento e The Shape una delle figure più spaventose, immote e imperscrutabili della storia dell’horror. Se il franchise si fosse fermato qui forse ricorderemmo questo secondo capitolo con più affetto, e non avremmo dovuto assistere alle reazioni scomposte di fronte a un terzo film su Michael Myers nel quale non c’era Michael Myers. Ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo quando Il signore della notte passerà in TV.

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